Aree interne

Morano Calabro, dove ogni casa è un museo

L’associazione "Il Nibbio" è nata con l’obiettivo di contrastare lo spopolamento attraverso un modello di sviluppo diverso, partendo dal restauro del borgo antico e passando dall’accoglienza diffusa e dalla valorizzazione del patrimonio culturale e naturalistico del territorio

di Giulia Polito

Alle pendici del Pollino, in un’area collinare, si erge un borgo antico, uno dei tanti paesi svuotati nel corso degli anni dalla diaspora calabrese. Visto da lontano, Morano Calabro sembra quasi un presepe. Ad oggi conta meno di 4 mila residenti, concentrati nell’unica area ancora abitata verso la valle, mentre sul promontorio del centro storico sono rimasti solo i fantasmi di un passato luminoso che oggi non esiste più. Ma se il passato appartiene ai superstiti, il futuro è patrimonio collettivo, a patto che ci sia qualcuno disposto ad investire su di esso e a mostrare agli altri come si fa.  

Nicola Bloise è un ingegnere che più di 20 anni fa ha fatto una scelta controcorrente. Dopo essersi formato a Roma e aver intrapreso un’ottima carriera, ha deciso di tornare a Morano e di scommettere sul proprio territorio. È nata così l’associazione “Il Nibbio” con l’obiettivo di contrastare lo spopolamento attraverso un modello di sviluppo diverso, partendo dal restauro del borgo antico e passando dall’accoglienza diffusa e dalla valorizzazione del patrimonio culturale e naturalistico del territorio. 

«I luoghi esprimono una loro armonia, sta a noi riuscire a percepirla», spiega Bloise. «C’è una sorta di genius loci che legge il territorio. Ogni oggetto racconta una storia, il sacrificio e il lavoro di una persona. Noi oggi siamo diventati consumatori seriali che cercano scorciatoie anziché impiegare il cuore e le mani in quello che facciamo». Gli oggetti dell’antica tradizione locale fanno parte integrante del progetto di restauro delle case di Morano. «Con il mio lavoro ho girato l’Italia. Quando sono tornato a Morano, sapevo che in giro c’erano già tanti borghi in via di riqualificazione. Ho provato, insieme ad amici e familiari che fanno parte oggi l’associazione, ad interagire con le istituzioni locali, in un periodo in cui stava nascendo il Parco Nazionale, e a presentare il nostro progetto ma non siamo mai stati creduti. Così siamo partiti da soli, impiantando nel paese un nuovo modello di bellezza basato sul riutilizzo».

Bloise ha iniziato così ad acquistare le prime case e a ristrutturale seguendo lo stile originario, apportando elementi di modernità necessari per l’accoglienza delle persone. Dall’impiantistica agli arredi, tutto viene realizzato interamente da loro utilizzando materiali e oggetti di recupero. Nelle prime case ristrutturate è nato il museo naturalistico diffuso, che mostra ai visitatori i lati più affascinanti della natura locale: «Così l’ambiente antropizzato delle case diventa uno strumento per la riappropriazione di un corretto rapporto tra natura e uomo». Le persone hanno poi iniziato a regalare le proprietà rimaste chiuse per anni e Nicola e i soci de “Il Nibbio” hanno continuato a ristrutturale. Ne è nato un piccolo centro di accoglienza diffusa, dove «ogni casa rappresenta un’esperienza, un piccolo museo personale, arredata con oggetti di contesto e mobili originali». 

Passeggiando lungo le vie del borgo, oltre alle case del museo e a quelle destinate all’accoglienza, ci sono anche le antiche botteghe artigiane, anche queste riportate a nuova vita, che promuovo i prodotti locali e gli spazi aggregativi del Giardino e il Convivio del Nibbio dove ritrovarsi ed assistere agli eventi culturali che animano il borgo tutto l’anno. Il prossimo passo è il restauro di un’antica chiesa sconsacrata, dedicata anticamente alle “Anime del Purgatorio”. Oggi è una struttura fatiscente con il tetto crollato, all’interno delle mura negli anni sono cresciuti anche molti arbusti. L’associazione ha provveduto alla pulizia dei locali e a far riemergere l’altare e il pavimento originario: «Gli enti pubblici ed ecclesiali hanno dato per persa la struttura diversi anni fa e hanno smesso di interessarsene. È così che siamo subentrati noi». Il sogno oggi è dare vita al Purgatorio Music Lab, «un posto aperto alla comunità e soprattutto ai bambini che a titolo gratuito potranno imparare a suonare uno strumento musicale». 

La visione de “Il Nibbio” rappresenta oggi un modello possibile di sviluppo locale, nato dal sogno di una persona e diventato ben presto collettivo, portato avanti con ostinazione contro ogni regola di mercato. «In Calabria», spiega Bloise, «serve massa critica e persone che abbiano capacità di sintesi, ma oggi il mercato vuole che le persone non sappiano fare nulla, che siano solo consumatori. Io non sono mai stato disposto ad accettare questa logica né altri compromessi. Volevo contribuire a salvare la mia terra e ho capito che per farlo dovevo riappropriarmi delle mani, come atto rivoluzionario, praticare il consumo critico. Le microeconomie possono filtrare all’interno delle macroeconomie perché sono determinate dagli uomini, dal loro amore e dal loro pensiero. In questa ottica penso che i ragazzi del Sud possano farsi promotori di una vera e propria rivoluzione. La nostra generazione ha dovuto abbandonare la propria terra, ha dovuto fare dei sacrifici. È arrivato il momento di riscattarci».