Arte e fotografia

Monopoli, la città si trasforma in museo

Fino al 1° novembre le strade, le vie, i palazzi del centro storico di Monopoli diventano un mare d’arte con l’ottava edizione di “Phest”, il festival internazionale di fotografia e arte che si interroga attraverso il lavoro di artisti di tutto il mondo sulla definizione di essere umani. Un'operazione di welfare culturale che aiuta la città a rigenerare i suoi spazi, i luoghi e le persone

di Emiliano Moccia

La città di Monopoli è un mare d’arte, un museo a cielo aperto, un luogo da attraversare a piedi camminando tra le vie e le piazze per celebrare il potere della fotografia e lasciarsi interrogare. Domane che arrivano da immagini, visioni, volti che guardano turisti, cittadini, passanti per interrogarli su una tematica universale, su cosa voglia effettivamente dire oggi la definizione di essere umani. Merito di PhEST – festival internazionale di fotografia e arte giunto all’ottava edizione che dal 1° settembre al 1° novembre si propone di sollecitare gli spettatori proponendo una varietà di rappresentazioni dell’essere umani attraverso le fotografie e le opere d’arte di artisti di tutto il mondo.

Monopoli è un museo fotografico e artistico a cielo aperto (foto tratta dalla pagina facebook PhEST)

Cultura, natura, relazioni, psicologia, filosofia, antropologia. Fotografie che rigenerano luoghi, persone, comunità grazie all’arte, alle immagini, alle contaminazioni provenienti da ogni parte della terra. Nato nel 2016 da un’idea di Giovanni Troilo, direttore artistico del festival, di Arianna Rinaldo, a cui è affidata la curatela fotografica, e con la direzione organizzativa di Cinzia Negherbon, PhEST in questi anni ha saputo interrogare e scuotere le coscienze, raccontare storie e dare voce alle diverse identità che compongono il mare in mezzo alle terre.

Alcune delle opere fotografiche esposte al “PhEST” (foto tratta dalla pagina facebook PhEST)

«Cosa vuol dire essere umani?» si chiede Giovanni Troilo, direttore artistico dell’iniziativa promossa dall’associazione culturale PhEST. «Dopo l’edizione dello scorso anno dedicata al Futuro, quest’anno torniamo a concentrarci sull’uomo e dedichiamo questo momento al tema essere umani. Ci interroghiamo su cosa significhi oggi essere umani. Questa definizione ci è sempre sembrata immutevole, invece oggi vediamo che questo campo si restringe sempre di più, probabilmente anche per l’arrivo dell’intelligenza artificiale che invade dei campi che credevamo di esclusiva competenza dell’uomo, come quello della creatività. Dall’altro lato» prosegue Troilo «il botanico Stefano Mancuso ci dice che le piante sono più intelligenti dell’uomo, perché se l’obiettivo comune di ogni specie è quello di garantirsi la sopravvivenza, l’uomo allora tende a rivelarsi la specie probabilmente meno intelligente data la prospettiva che sembra avere oggi. Viene da chiedersi allora, cos’è che ci rende davvero così speciali? Intorno al restringersi di questo nocciolo, di questa definizione, proviamo a concentrarci».

Ci interroghiamo su cosa significhi oggi essere umani. Questa definizione ci è sempre sembrata immutevole, invece vediamo che questo campo si restringe sempre di più

— Giovanni Troilo
Tra le location del festival anche gli antichi Palazzi di Monopoli (foto tratta dalla pagina facebook PhEST)

Palazzo Palmieri, Castello Carlo V, Casa di Santa, Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, Palazzo Martinelli, Chiesetta di San Giovanni ed altre suggestive location di Monopoli ospitano le voci degli autori e delle autrici, come Phil Toledano, Koos Breukel, Zed Nelson, Lisa Sorgini, Elinor Carucci, Giulia Gatti, Cristina De Middel.

«Le opere principali si concentrano proprio sul nocciolo dell’essere umani. L’opera che è un po’ il simbolo di questa edizione, la statua in bronzo alta tre metri dell’artista belga Jan Fabre, si intitola “L’uomo che misura le nuvole” e ci invita a resistere al cinismo, a tenere vivo il sogno e l’ambizione» aggiunge Troilo presentando la nuova edizione. «Sono presenti più di trenta mostre e tra gli artisti di spicco c’è sicuramente Phil Toledano, con un’opera prodotta interamente dall’intelligenza artificiale».

L’opera di Jan Fabre, “L’uomo che misura le nuvole” (foto tratta dalla pagina facebook PhEST)

Tra le nuove location individuate quest’anno per il PhEST, anche laChiesetta di San Giovanni, che apre nuovi scenari ai turisti e agli appassionati dell’arte fotografica. «Per noi è un sogno» dice Paolo Fiume, che gestisce il Baldovino Wine Bar e insieme ai suoi colleghi cura l’accesso alla sede. «Questa chiesa è sempre chiusa ma grazie al festival e all’idea di Giovanni Troilo e Cinzia Negherbon quest’anno è stata messa a disposizione per ospitare la mostra. Sicuramente il PhEST offre l’occasione per valorizzare il centro storico di Monopoli con l’arte e le fotografie, far conoscere ed apprezzare degli scorci caratteristici, proprio come quello della chiesetta di San Giovanni che pochi hanno visitato e conoscono. Aprirla e renderla fruibile è per noi motivo di orgoglio e soddisfazione. Questo movimento generato dal festival in questi anni ha portato ad una destagionalizzazione del turismo» conclude Fiume «perché l’estate da noi non finisce più ai primi di settembre, ma a novembre, con l’arrivo e la scoperta di tanti turisti ed appassionati».

L’interno della Chiesetta di San Giovanni (foto tratta dalla pagina facebook PhEST)

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Un welfare culturale, dunque, al servizio non solo della comunità di Monopoli ma di quanti girano per il centro storico e le varie location alla scoperta di fotografie, opere d’arte, installazioni, talk, visite guidate, che provocano domande ed interrogativi, che dimostrano come la cultura possa produrre non solo economia ma anche benessere ed una migliore qualità della vita.
Per saperne di più: www.phest.info