Economia
Michele Cianci, il vino liberato dalla mafia al Vinitaly
"Rosso Libero - Michele Cianci" è un vino realizzato sul bene confiscato alla mafia in agro di Cerignola ed intitolato alla giovane vittima della criminalità organizzata. Lunedì 11 aprile sarà presentato alla grande rassegna di Verona e sarà un'occasione per raccontare la storia di riscatto sociale che coinvolge le persone coinvolte nel progetto
di Redazione
"Rosso Libero – Michele Cianci" sbarca al Vinitaly. Il vino realizzato sul bene confiscato alla mafia in agro di Cerignola ed intitolato alla giovane vittima della criminalità organizzata, sarà presente alla 54° edizione del Salone Internazionale dei vini e distillati in programma a Verona dal 10 al 13 aprile 2022. Ospite presso il Padiglione 10 Stand D2 messo a disposizione dalla Cia-Agricoltori Italiani, lunedì 11 aprile, a partire dalle ore 10.30, il vino sarà presentato al pubblico e ai buyer presenti nell'ambito di un incontro sul tema dell'agricoltura sociale e biologica. Nell'occasione, sarà possibile degustare "Rosso Libero – Michele Cianci" e conoscere la sua storia, il suo percorso, il sogno di un riscatto sociale che oggi coinvolge diverse persone impegnate nell'attività di cura e raccolta dei terreni situati in contrada San Giovanni in Zezza gestiti dall'ATS "Le terre di Peppino Di Vittorio" composta dalle cooperative sociali Altereco, Medtraining ed il Centro di Servizio al Volontariato di Foggia nell'ambito del progetto "La strada. C'è solo la strada su cui puoi contare", sostenuto dalla Regione Puglia.
Dai grappoli raccolti e liberati dalla mafia, già presenti nel terreno al momento della confisca, l'ATS porta avanti un percorso di agricoltura sociale che punta a favorire una piena inclusione socio-occupazionale di migranti tolti dalle maglie del caporalato, persone che vengono dal circuito della giustizia riparativa, ex-detenuti. «Sul terreno sono impegnati tanti lavoratori che provengono da situazioni di disagio, alcuni dai percorsi di giustizia riparativa, e questo è importante perché i beni confiscati alla mafia sono luoghi dove si accoglie e si offrono opportunità concrete di riscatto sociale, sono luoghi che tornano alla collettività anche attraverso questo tipo di percorsi» spiega Vincenzo Pugliese, presidente di Altereco. «La cura della terra e delle persone restano il nostro obiettivo principale, ed i progetti avviati devono viaggiare sempre su questi binari al fine di consentirne la valorizzazione così come previsto dalla legge 109/96 per il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie».
Al Vinitaly di Verona, dunque, la memoria di Michele Cianci continuerà a camminare, a testimoniare l'importanza della legalità, della cultura dell'antimafia, dell'impegno civile. Così come sarà possibile raccontare le storie di Silvio, Pasquale, Mamadou che attraverso il lavoro in agricoltura stanno riassaporando "il fresco profumo della libertà", del lavoro regolare, dei diritti riconquistati. Michele Cianci era un commerciante di Cerignola. Fu ucciso la sera del 2 dicembre 1991 per essersi opposto ad un tentativo di rapina ai danni del suo negozio di armeria. Il suo omicidio è stato inserito nel maxiprocesso “Cartagine”. Le armi, infatti, servivano al clan della città peri suoi scopi criminali e l’armeria di Michele Cianci era stata scelta perché era la più fornita. Il clan, infatti, era solito disfarsi subito delle armi utilizzate nei vari colpi e agguati per impedire agli inquirenti di scoprire collegamenti fra i vari delitti, quindi aveva bisogno di rifornirsi di nuove armi. Attraverso l’operato de “Le terre di Peppino Di Vittorio” un luogo simbolo del potere criminale si sta trasformando in avamposto di legalità, di economia sostenibile, di sviluppo, di antimafia.
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