Elezioni amministrative

Matera, chi sono i giovani che hanno rotto la politica?

Hanno tra i sedici e i trent’anni, sono la vera novità della campagna elettorale che deciderà la prossima consiliatura e il sindaco della Città dei Sassi, e hanno fatto saltare gli schemi di centrodestra e centrosinistra, gettando la vecchia politica lucana nella confusione. Da quali percorsi provengono e perché c’entra il Terzo settore

di Luca Iacovone

Hackathon dei giovani a Matera

Si vota tra due mesi, ma a Matera ancora nessuna coalizione ha trovato un accordo, e la lista dei candidati ufficiali continua ad allungarsi invece che restringersi. La città è commissariata da ottobre, quando la maggioranza dei consiglieri ha sfiduciato il sindaco del Movimento 5 Stelle in uno studio notarile. Da allora, la politica locale si è avvitata su sé stessa, incapace di generare un confronto aperto e propositivo.

In questo stallo si è inserita un’iniziativa inattesa, generata da un gruppo di ragazze e ragazzi under 30. Prima una raccolta firme per chiedere primarie partecipate, poi un hackathon cittadino per costruire dal basso un programma condiviso. La loro proposta ha acceso energie, riattivato un dibattito reale, ma anche prodotto un effetto imprevisto: ha messo in crisi gli equilibri interni ai partiti, innescando una nuova girandola di candidature.

Chi sono questi giovani che hanno rotto la politica, e perché non possiamo permetterci di lasciarli soli ora che la città sembra pronta a metterli sotto accusa?

Un hackathon per dettare le regole

Domenica 23 marzo, in una sala gremita nel cuore della città, Giulia, una studentessa di sedici anni prende la parola come facilitatrice di un tavolo di lavoro. Nei tavoli siedono consiglieri regionali, ex sindaci, rappresentanti di categoria e altri suoi coetanei. Al centro, ben visibile, campeggia la prima delle regole condivise: Ci diamo tutti del tu. È l’inizio dell’hackathon organizzato da un gruppo di giovani che ha deciso di restituire alla città un dibattito vero, aperto, partecipato sul futuro di Matera.

Gli otto tavoli di lavoro dell’hackathon sono stati ospitati a Palestra Area 8

Otto i tavoli di lavoro, ciascuno dedicato a un tema cruciale: dalla mobilità sostenibile all’abitare, dalla cultura al welfare, dal lavoro giovanile all’inclusione. I tavoli hanno nomi evocativi, La Biblioteca, Officina Matera, Città Inclusiva, Mat-Era. L’obiettivo è chiaro: arrivare alla stesura di un programma condiviso da consegnare ai candidati sindaco, frutto di un percorso partecipato, aperto alla cittadinanza.

Tavolo di lavoro dedicato ai temi dell’inclusione

A chiusura dei lavori, Luca Colucci, classe 1996, portavoce dei giovani, prende la parola:

Non abbiamo seguito strategie navigate o ascoltato campane, abbiamo cercato chiunque mostrasse interesse. La nostra richiesta ha sorpreso molti, ha creato curiosità. Ma nonostante alcune strumentalizzazioni, vogliamo continuare. Ci muove un’idea precisa di città: equa, accessibile, sostenibile, aperta

Luca Colucci, portavoce del movimento dei giovani materani che ha chiesto le primarie

Luca Colucci, 29 anni, portavoce del gruppo dei giovani

Il vuoto lasciato dalla politica

A fare da sfondo all’iniziativa dei giovani, c’è una città commissariata dallo scorso ottobre. Sono passati quasi sei mesi, e a due dalle elezioni la politica ufficiale appare ancora paralizzata: coalizioni non definite, candidati in forse, trattative ferme al palo.

È in questo vuoto che si inseriscono i giovani. Non per colmare uno spazio elettorale, ma per rimettere in moto un discorso pubblico. Lo fanno con una prima raccolta firme — cento giovani chiedono al centrosinistra di indire le primarie — ma non ottengono risposta. A quel punto rilanciano: aprono la raccolta firme alla città e chiedendo primarie aperte. È il gesto che cambia tutto.

Un tavolo dell’hackathon ha riunito online tutti i fuori sede desiderosi di contribuire al futuro della città

Le primarie come detonatore

La proposta dei giovani diventa la miccia che fa esplodere le trattative di partito. I candidati non in linea con le decisioni delle segreterie usano le primarie come strumento per forzare le coalizioni, e i partiti entrano in crisi.

Cinque sono i nomi in campo nelle primarie: Roberto Cifarelli, consigliere regionale più votato del Partito democratico materano, si candida alle primarie senza il sostegno ufficiale del suo partito. Dalle fila di Forza Italia arriva per le primarie la candidatura di Nicola Casino, già consigliere comunale e figlio del consigliere regionale più votato dello stesso partito. Azione, che a livello regionale sostiene il centrodestra, propone una candidatura femminile — Adriana Violetto — provocando la rottura interna con l’ex assessore regionale Vincenzo Acito. Completano il quadro Cinzia Scarciolla (+Europa) e Paolo Grieco, civico.

Cinque candidature, cinque mondi diversi, ma una dichiarata disponibilità a sostenersi reciprocamente in vista delle urne, quelle vere. Difficile a credersi. Come è difficile pensare che i giovani, con la loro richiesta semplice e trasparente, potessero immaginare questo scenario.

Il boomerang della partecipazione

Così, mentre i partiti si spaccano e i tavoli saltano, una parte della città inizia a guardare con sospetto al movimento giovanile. Sono stati ingenui? Hanno offerto il fianco a vecchie volpi della politica? Oppure sono burattini manovrati fin dall’inizio? Le domande, sussurrate o gridate, si moltiplicano. Ma finiscono per oscurare la vera portata del processo avviato.

Obiettivo dell’hackathon è stato quello di scrivere in modo partecipato le linee programmatiche da consegnare ai candidati sindaco

Perché quei giovani non hanno mai preteso di essere un soggetto politico unitario. Non rappresentano partiti, non rivendicano sigle. Sono piuttosto il volto pubblico di un percorso collettivo, nato dal basso, da anni di lavoro culturale, educativo, ecclesiale.

Un patrimonio che viene da lontano

VITA ha raccontato questo percorso già nel 2023, quando scuole di formazione politica come Prime Minister Basilicata, Agorà dei giovani del Progetto Policoro, Generazione Lucana – tra gli altri – segnavano una svolta nella partecipazione giovanile in Basilicata. Nessun partito alle spalle, solo voglia di esserci, di capire, di restare.

Tantissimi dei giovani che oggi animano il dibattito cittadino provengono da lì. Da quella scelta collettiva della città di investire nella loro formazione, nella loro motivazione. Sono il frutto di un lavoro silenzioso e tenace portato avanti dal terzo settore, dalla Chiesa locale, dalle realtà associative. Oggi non parlano a nome di questi percorsi, ma ne sono un’espressione concreta. Per questo oggi la città intera — e in particolare il mondo che ha creduto in loro — ha il dovere di difenderli dai tatticismi, dalle semplificazioni, dalle strumentalizzazioni.

Non si scherza con il futuro della città

Nessun partito può appropriarsi di questo movimento. Nessun candidato può metterci sopra il cappello. Perché ciò che sta accadendo è più ampio, più bello, più complesso di qualsiasi scelta che, legittimamente e con maturità, alcuni di questi giovani potranno compiere.

È il movimento stesso, nella sua varietà, a essere il vero segnale politico. Pretendere di schiacciarlo, manovrarlo, ricondurlo a schemi e tatticismi, significa delegittimare i percorsi che l’hanno generato. E, soprattutto, significa non aver capito che non si scherza col futuro di una città che ha trovato nei suoi giovani una voce nuova, libera, competente e disinteressata.

I processi partecipati funzionano. Portano risultati. Possono cambiare le sorti di una comunità. E Matera, oggi, ha una prova vivente di tutto questo.

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