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Famiglia & Minori

Mano nella mano per non sentirsi più sole

Rompere gli schemi appartenenti a culture lontane sviluppando le competenze genitoriali. Sono state 100 le donne straniere residenti nel capoluogo siciliano che, grazie al progetto del Ciai, hanno potuto comprendere quanto valore ha chiedere aiuto per costruire una vita che guarda al futuro con ottimismo

di Gilda Sciortino

Vedere queste donne abbandonare le resistenze, grazie al volersi conoscere, è stata la dimostrazione che le barriere sono spesso solo mentali

La prima difficoltà è stata superare la diffidenza che appartiene a quelle donne che, abituate a gestire da sole una vita al cui centro ci sono dei figli, pensano di non avere bisogno di aiuto. A maggior ragione, poi, quando la cultura di provenienza è differente da quella in cui si vive.

Il progetto “Mano nella mano” del Centro italiano aiuti all’infanzia – Ciai , appena conclusosi nel centro storico di Palermo, la fiducia se l’è conquistata sul campo, dando modo a 100 mamme di acquisire quella consapevolezza necessaria per sviluppare le proprie competenze genitoriali per poi cominciare a comprendere ed esprimere tutti quei bisogni necessari per migliorare la qualità della vita del proprio piccolo nucleo familiare. Compito per nulla semplice, se consideriamo che molte donne non sono abituate ad aprirsi ammettendo di avere bisogno. E questo non accade solo quando si arriva da molto lontano.

«La difficoltà iniziale è stata quella di far comprendere loro che il progetto è partito dall’analisi dei loro bisogni». – spiega la facilitatrice di comunità, Elisabeth Nicoletti«Ci siamo riusciti con grande pazienza stimolando la partecipazione e facendo comprendere loro cosa vuol dire “fare rete”, entrando in relazione per orientare il progetto sempre più verso i loro bisogni».

Con “Mano nella Mano” le donne non si sentono più sole (foto: ufficio stampa Ciai)

Fondamentale il ruolo delle realtà che hanno lavorato per sviluppare le diverse fasi del progetto, realizzato in partenariato con l’associazione Donne di Benin City Palermo, l’agenzia per il lavoro SEND e la bibliofficina di quartiere booq. Altrettanto importante il sostegno economico che nella fase pilota, da gennaio a luglio 2022, è arrivato da Johnson & Johnson e da alcuni donatori privati, mentre nella seconda fase, da novembre ad agosto 2023, dall’8 per mille alla Chiesa Valdese e ancora  da donazioni privati.

Una sinergia di forze che ha colmato i tanti bisogni emersi, come la necessità di acquisire almeno una conoscenza di base della lingua italiana, per colmare i quali è stato attivato un corso di lingua. Per quanto riguarda, invece l’aspetto occupazionale, Send le ha accompagnate in tutto il processo, dalla scrittura del curriculum ai tirocini formativi fino ai primi contratti. Un passaggio importante per dare alle donne l’opportunità di costruire una nuova vita passando attraverso la conoscenza e la possibilità di usufruire dei servizi che il territorio mette a disposizione. Particolarmente interessante è stato, infine, il modulo sull’educazione sessuale e riproduttiva, argomenti quasi mai affrontati da queste donne e molto importanti per la loro salute e quella dei loro figli e figlie.

Con il Ciai le cultura si incontrano creando momenti sinergici tra le donne (foto: Ufficio stampa)

«Con “Mano nella Mano” siamo cresciuti tutti e tutte insieme». – spiega Giulia Di Carlo, coordinatrice del progetto – «Siamo partiti dalla lettura del territorio e dei bisogni tra cui spiccava la necessità di promuovere processi di empowerment delle donne migranti con minori a carico. Non senza difficoltà, abbiamo capito che, per coinvolgere e supportare realmente queste mamme, bisogna mettere in campo un intervento multidisciplinare e aperto: le “nostre mamme” sono entrate in punta di piedi, ma hanno finito per insegnarci per guidarci su come determinare realmente un impatto sulla loro vita. Vite che sono state e continuano a essere molto complesse, poiché ogni giorno lottano per portare avanti una vita dignitosa per sé e per i propri figli e figlie: esistenze che hanno attraversato violenze multiple, forti discriminazioni, grandi difficoltà a orientarsi in ambito sanitario e lavorativo».

Bello e anche in parte commovente vedere via via cambiare queste donne che, da quella riluttanza iniziale ad accettare proposte non contemplate nel loro modo di leggere la realtà si sono aperte affidandosi totalmente a chi stava loro proponendo nuovi percorsi di vita.

«Si sono create nuove relazioni che ci hanno permesso di accompagnarle per mano fuori dalle tenebre dove troppo spesso si sono trovate. “Mano nella mano” ha dato i frutti che speravamo»,– conclude Di Carlo – «è stato uno strumento prezioso per trasmettere gli strumenti a loro necessari per costruire il futuro che desiderano.  Noi abbiamo messo a disposizione spazi, competenze e risorse, ma loro sono state brave a fare tesoro di tutto questo. Adesso saranno un poco più libere di essere donne, straniere, mamme».

Nella foto di apertura: Con ‘Mano nella Mano’ del Ciai le donne non si sentono più sole (Foto: Ufficio stampa)


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