Salute
Lucera, la protesta dei sindaci contro la morte dell’ospedale
Il policlinico “Lastaria” in provincia di Foggia serve una popolazione di 70mila abitanti, sparsi soprattutto nei piccoli centri, ma tra medici che se ne vanno, servizi in affanno e pronto soccorso senza personale, rischia lo smantellamento. Il sindaco Giuseppe Pitta, per alzare il livello di attenzione delle istituzioni, ha spostato la sua scrivania davanti all’ospedale, sostenuto da altri 15 primi cittadini
«Da qualche giorno abbiamo avviato una protesta per alzare l’attenzione sulla condizione non più ottimale dell’ospedale di Lucera. Ogni giorno perdiamo servizi per i cittadini, medici ed infermieri, non riuscendo più a garantire i livelli essenziali di offerta sanitaria». Giuseppe Pitta è il sindaco di Lucera, città d’Arte a pochi chilometri da Foggia e tra le dieci finaliste per il titolo di Capitale Italiana della Cultura 2026. Nei giorni scorsi, il primo cittadino ha trasferito tutta l’attività amministrativa di Giunta davanti all’ospedale “Francesco Lastaria”. Non un trasferimento a parole, ma un’a vera e propria provocazione, un’azione concreta che ha visto il sindaco Pitta portare una scrivania davanti al plesso sanitario «per attirare l’attenzione di chi può e deve decidere le sorti di un ospedale e di un intero territorio». Perché l’ospedale “Lastaria” «serve una popolazione di oltre 70mila abitanti, considerando che, oltre alla cittadina federiciana, serve anche tutti i centri dei Monti Dauni, parte del basso Molise e la parte est della Campania».
Anche per questo, subito dopo la particolare iniziativa «sono stato affiancato da oltre 15 sindaci dei Monti Dauni, perché utilizzano il nostro ospedale, che è di fatto un unico territorio che vive le stesse problematiche che vanno risolte. Negli ultimi due anni e mezzo, infatti, abbiamo registrato un declino progressivo della struttura ospedaliera, che è stata in pratica smantellata, arrivando ad uno svuotamento dei servizi offerti. Numerosi medici hanno lasciato la struttura, altri sono andati in pensione e non sono stati sostituti, il pronto soccorso è più volte andato in seria difficoltà e i posti letto si sono dimezzati rispetto alla previsione della delibera regionale che individuava la struttura quale “Ospedale di Zona Disagiata”, prevedendo di fatto 50 posti letto. Mentre ne sono attivi non più di 25 posti letto. Inoltre, va segnalato il dimezzamento dell’attività del centro analisi e del centro radiologia, che stanno provocando malcontento, oltre a non favorire la decongestione del plesso sanitario di Foggia».
Subito dopo l’inizio della plateale manifestazione, il sindaco è stato contatto da Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia, che ha immediatamente attivato tutti i direttori generale per capire come intervenire sulla questione. Di qui, l’incontro tra il sindaco e il direttore generale del Policlinico di Foggia, Giuseppe Pasqualone, perché quello di Lucera è di fatto è una sede distaccata degli Ospedali “Riuniti”. Nel 2019, infatti, la Giunta regionale pugliese aveva confermato quello di Lucera quale “Ospedale di Area Particolarmente Disagiata”, deliberando il trasferimento del presidio sanitario all’Azienda ospedaliera universitaria “Riuniti” di Foggia, sulla base del bacino di utenza, delle distanze calcolate rispetto agli ospedali insistenti in provincia e, quindi, tenuto conto della valutazione dei bisogni di salute espressi dalla popolazione residente.
«Il direttore generale Pasqualone» conferma Pitta «ha preso l’impegno di intervenire immediatamente per risolvere le criticità del centro analisi e centro radiologia. Per la radiologia ha la necessità di terminare l’iter di assunzione dei radiologici che poi invierà al nostro ospedale. I tempi dovrebbero essere abbastanza brevi. La gestione del pronto soccorso, invece, è più complessa. Una potenziale soluzione potrebbe arrivare dalla collaborazione tra Asl di Foggia e Policlinico, che stileranno un accordo per far arrivare qualche medico dell’azienda sanitaria locale per supportare l’attività del pronto soccorso e renderlo più efficiente». Dopo l’interessamento del presidente Emiliano e le garanzie del direttore generale, il sindaco Pitta ha sospeso momentaneamente la protesta, riportando in Comune la sua scrivania, ed anche gli altri primi cittadini attendono con ansia gli sviluppi. «Se le promesse non saranno rispettate nei tempi previsti, torneremo subito a protestare» conclude il sindaco Pitta. «Per salvare il nostro ospedale al servizio di una parte estesa del territorio serve più personale e un chiaro disegno di sviluppo, quali reparti devono continuare a restare aperti e quali potenziare. E’ una situazione che non può più proseguire in questo modo».
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