Inclusione

Lo spazio dove, da dieci anni, le donne sono stelle polari

Un decennio di progetti, attività, lotte per l'autodeterminazione delle donne. I suoi primi dieci anni di vita, l'associazione "Handala", li ha festeggiati con le dirette protagoniste dello"Spazio donna". Un luogo fisico ma anche di respiro personale che, nel quartiere palermitano dello Zen, è diventato un esempio di buone prassi, alimentate dalla voglia di prendere in mano la loro vita

di Gilda Sciortino

Ci sono voluti otto anni prima che Mary decidesse di aprire la porta di casa e unirsi a tutte quelle donne che, nello spazio di via Agesia di Siracusa, di fronte al civico 13, nel quartiere Zen di Palermo, dove ha sede l’associazione Handala, piano piano hanno capito l’importanza della consapevolezza e sono diventate, più che una squadra, una famiglia, pronte a fare quadrato attorno a chi ne aveva bisogno, ma anche a essere quelle fondamenta che spesso vengono a mancare quanto le fragilità appannano la vista sul mondo.

Mi chiedo se la nostra società possa mai accettare che un quartiere così pieno di potenzialità e capacità venga lasciato in mano a chi poi trova il modo per creare un welfare alternativo

Lara Salomone, presidente associazione Handala

«Perchè non vieni a prendere un  caffè?». «Non posso, devo fare le pulizie!». questa la risposta che ogni giorno dava Mary a chi le chedeva di scendere quella rampa di scale e, con un  balzo, ritrovarsi in questo luogo che, come per magia, a differenza dell’ingresso, una di quelle insule anonime che caratterizzano il quartiere e raccontano dell’assenza di un qualunque genere di armonia architettonica, introduce a un mondo pieno di colori e di tanta bellezza.

«Come se fosse scattato un click», racconta Lara Salomone, presidente di Handala, «ed ecco che Mary mette piede qui dentro. Come se ci fosse stata sin dal primo giorno. Lo ha sentito subito suo e lo ha fatto sentire tale a tutte le donne che arrivano da noi magari per un semplice informazione e, in men che non si dica, entrano a fare parte della nostra famiglia. E il fatto che quest’anno festeggiamo il nostro primo decennio anni di vita dimostra che ce ne siamo prese cura tutte, nessuna esclusa».

Un click, quello che scatta nella mente di Mary, che le fa fare quei pochi passi necessari per vedere cambiare la sua quotidianità, ma soprattutto per diventare una delle donne più coinvolgenti e attrattive.

«Ma no, la verità era che mi annoiavo, avevo la testa a fare le pulizie. Poi un giorno mi sono decisa», racconta lei stessa, 48 anni il prossimo 26 febbraio, «e da quel momento non ne ho più potuto fare a meno. Io sono contenta di vivere in questo quartiere, così anche la mia famiglia. Mio figlio Cristian ha 28 anni e lavora con il padre che fa il muratore, mentre Giada ne ha 18 e il suo sogno è viaggiare. Le donne dello Zen? Solitamente si dice che stiamo male, che è un brutto quartere per crescere i figli, ma io dico di no. Certo non è facile, ma io sono tranquilla, mi faccio i fatti miei e vado d’accordo con tutti. No so se me ne andrei, so invece che vorrei fare un lavoro per avere qualcosa di mio. Qualcosa in una scuola, in un’impresa di pulizia, niente di che. Handala è una di quelle realtà che offre opportunità a tutte e, chissà, prima o poi esaudirò anche il mio sogno».

Foto fornita dall’ufficio stampa di Handala

Donne forti, determinate, che rivendicano l’appartenenza a un quartiere come lo Zen, acronimo di Zona Espansione Nord, noto ai più con questo nome e non come San Filippo Neri, com’è stato rinominato negli anni Novanta.

«Un quartiere certamente super complesso», prosegue Salomone, «abbandonato dalle istituzioni, senza spazi pubblici, senza servizi, fatiscente anche dal punto di vista strutturale. Un quartiere che, da un lato, è in mano all’Istituto autonomo delle case popolari, che fa molta fatica a garantire un processo di manutenzione ordinaria e straordinaria. Dall’altro lato, c’è il Comune che ha tante altre carenze. La criminalità è uno degli aspetti da considerare, se pensiamo che allo Zen vivono in 15mila e che una percentuale molto alta appartiene a persone che navigano nell’illegalità. Ma l’illegalità di cui parlo io è quella di chi è costretto a stare in abitazioni non sanate, occupate. Un’illegalità che comporta il fatto che molte persone non abbiano il certificato di residenza o nessuno dei diritti di base che, per qualunque persona, sembrano scontati. In un tale contesto è chiaro che siamo davanti a un tipo di illegalità strutturale, causata da un sistema legislativo che non permette ai poveri di vivere nella legalità. Facile puntare il dito. Io, però, mi chiedo se la nostra società possa mai accettare che un quartiere così grande, con un bacino così grande di persone, di risorse, di potenzialità, di capacità, venga lasciato in mano a chi poi trova il modo per creare un welfare alternativo che garantisca alle persone un sostentamento dignitoso. Sostentamento che, però, lo sappiamo non è legale e va contro quello che dovrebbe essere il sistema a cui tutti dovremmo aspirare».

Una realtà avulsa da tutti gli altri contesti sociali, la cui appartenenza gioca su altri campi

Grazie, infatti, a spazi come questo, si può parlare di appartenenza in questo caso alla famiglia, però quella in cui, quando c’è vera sorellanza, niente può fare paura, niente può essere messo in dubbio, nessuna mano arretra, ma si porge con gioia a chi ha bisogno solo di quel gesto per vedere riapparire tutto lo spettro dei colori dell’arcobaleno.

Tutto questo, però non avviene per caso perchè c’è bisogno di chi metta a disposizione il materiale e gli strumenti per quelle fondamenta. E non a caso i festeggiamenti di questo mese di febbraio per i primi dieci anni di vita dell’associazione “Handala” significano e danno il segno di un lavoro che ha dato grandi risultati. Le operatrici del centro hanno, infatti, strutturato il loro lavoro a partire dai bisogni, traducendo richieste, garantendo una presenza nel quartiere, creando relazioni e collaborazioni con le scuole, i servizi sociali, gli enti del Terzo settore del quartiere e della città. Un lavoro sinergico, reso possibile anche grazie al sostegno dato dal progetto RE_ACTION, finanziato da Alliance for gender Equality in Europe con l’associazione “Per Esempio” come capofila.

In tutto 60 le donne che oggi frequentano lo “Spazio donna” di Handala, 800 quelle che in questi dieci anni lo hanno attraversato

Concepito nel 2015 come un luogo sicuro dove le donne possano incontrarsi, condividere esperienze, partecipare a corsi di formazione e sviluppare competenze professionali, Handala negli anni ha ospitato numerosi eventi, laboratori e programmi di sensibilizzazione su temi chiave come la salute, i diritti delle donne, la lotta alla violenza di genere. Tutte le settimane si svolgono corsi di teatro e sartoria, laboratori di sensibilizzazione contro gli stereotipi di genere, ma anche momenti di preparazione allo studio per il conseguimento della licenza media, visite a musei e centri culturali, orientamento professionale, c’è poi lo sportello di ascolto e quello di orientamento ai servizi, infine la biblioteca con uno spazio lettura e prestito.

Non un semplice centro creativo e di socializzazione per le donne, che negli anni ha mostrato il volto più bello e forte del quartiere, ma un luogo nel quale conoscersi e riconoscersi. E dove un decennio di iniziative, progetti e successi hanno contribuito a trasformare la vita di molte donne e delle loro famiglie, creando un ambiente di sostegno e crescita. 

Non siamo satelliti, siamo stelle polari” è lo slogan scelto per questa ricorrenza dei 10 anni di Spazio Donna Zen, festeggiati attraverso quattro giornate ricche di attività, tra cui workshop, presentazioni e la testimonianza delle donne che hanno beneficiato dei servizi offerti e hanno messo in circolo i loro saperi. Un’occasione per riflettere sui progressi fatti e sulle sfide ancora da affrontare, oltre a rafforzare la rete di sostegno tra le donne del quartiere e con la città tutta.

«Dieci anni sono tanti, certo, ma sono volati. Tanti, ma allo stesso tempo pochi. Sono tanti», dice ancora la presidente di Handala, «perché dimostrano la nostra tenacia. Non è, poi, facile riuscire a trovare i fondi per tenere aperto uno spazio come questo per dieci anni consecutivi. Sono, invece, pochi perché, solo nell’ultimo, stiamo raccogliendo i frutti di tutto quello che abbiamo fatto. Il nostro è un lavoro che punta ad abbattere gli stereotipi di genere e ha bisogno di tempi molto lunghi per entrare veramente nella mentalità delle persone, però oggi possiamo dire che le donne che vengono da noi sono sempre di più e soprattutto sono sempre più coscienti».

La consapevoleza alla base di ogni percorso

Per molte di loro si sono, infatti, aperte le porte verso una nuova consapevolezza rispetto a se stesse, un nuovo approccio alle loro esistenze. Con risultati tangibili, come quelli dati dalle tante donne che hanno trovato lavoro, che hanno deciso di fare esperienze elaborative, di tirocinio, di formazione su argomenti, stematiche che loro hanno voglia di affrontare.

Ecco, dunque, la signora cui piacciono molto gli animali e che da qualche settimana ha iniziato un tirocinio in un negozio di animali, mentre un’altra ama i bambini e anche cucinare e tra poco inizierà un’esperienza in una mensa.

vita a sud

Donne aiutate anche attraverso le borse di studio, in tutto 30, sollecitate e seguite da Send, agenzia per il lavoro che, anche nello spazio di Handala, offre alle donne percorsi di orientamento.

Momenti che richiedono tanta concentrazione, ma anche tanti altri che, attraverso l’allegria e la gioia di condivivere spazio e tempo, offrono vere e proprie boccate di ossigeno a chi frequenta questo spazio, avendolo eletto punto di riferimento per le donne, le ragazze e per i servizi educativi e sanitari del territorio. E ci sarano tutti , alle 21 di sabato 22 febbrario, al circolo Arci Tavola Tonda, ai Cantieri Culturali alla Zisa, per assistere a “Divertiti”, spettacolo di stand-up comedy con le donne dello Spazio Donna Zen, Celeste e Laura Formenti, per concludere con la città i festeggiamenti di febbraio, ma anche per guardarsi negli occhi e dirsi che ora bisogna puntare ai prossimi dieci anni, ancora più determinate e decise a rompere ogni schema. Come solo le donne sanno fare.

Le foto sono state scattate dall’autrice del servizio

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