Inclusione

Lisca Bianca, un’avventura di riscatto che attraverso il mare arriva al cinema

Una storia prima di tutto d’amore, quella tra Licia e Sergio Albeggiani, che un giorno decidono di abbandonare tutte le loro attività e sposare definitivamente l’altro amore della loro vita, il mare, solcandolo con la splendida Lisca Bianca, barca a vela diventata emblema di estrema libertà. Una storia ora diventata un documentario, testimonianza di una comunità che crea e offre opportunità di riscatto dalle tante fragilità che colpiscono soprattuto i più giovani

di Gilda Sciortino

Una storia che ha solcato le onde dei mari e degli oceani diventando anche un percorso di riscatto capace di trasformare la vita delle persone che ha incrociato. Quando si pensa a Lisca Bianca la mente comincia a vagare rivedendo, frame dopo frame, la vita di Licia e Sergio Albeggiani, due coniugi di Palermo decisi a realizzare un’impresa ambiziosa: vendere tutto, abbandonare la terraferma e fare il giro del mondo in mare.

L’utopia è come l’orizzonte: cammino due passi, e si allontana di due passi. Cammino dieci passi, e si allontana di dieci passi. L’orizzonte è irraggiungibile. E allora, a cosa serve l’utopia? A questo: serve per continuare a camminare

Edoardo Galeano, scrittore uruguaiano

A bordo di questa splendida barca a vela, nata nel 1979 seguendo il progetto originale di un Carol Ketch del 1924, la coppia salpa da Porticello, piccolo borgo marinaro in provincia di Palermo il 23 settembre 1984, intraprendendo un viaggio di 30mila miglia che, in tre anni, farà rotta nei mari più belli del mondo: dalle Canarie alle Antille, dalle Galapagos alle Hawaii, dalle Maldive al Mar Rosso. Farà, poi, ritorno nel capoluogo siciliano dopo il suo secondo viaggio, durante il quale purtroppo Sergio Albeggiani morirà.

Ma, se non fosse stato per Elio Lo Cascio e Francesco Belvisi, due appassionati di vela che la ritrovano per caso in un cantiere di Palermo prossima alla demolizione e se ne innamorano, non sarebbe mai stato avviato quel progetto di restauro che ha coinvolto detenuti del carcere minorile Malaspina di Palermo, ospiti della comunità per tossicodipendenze “Santo Onofrio” di Trabia, minori stranieri non accompagnati e persone con infortuni sul lavoro segnalate dall’Inail.

Un progetto, Lisca Bianca, grazie al quale sviluppare il senso di comunità

Un obiettivo assolutamente ambizioso, riportarla agli antichi fasti, dandole una nuova vita come laboratorio di inclusione sociale. Nel 2013, infatti, nasce l’associazione Lisca Bianca, oggi attiva per creare opportunità di crescita, formazione, ma soprattutto per disegnare nuove rotte e nuove possibilità. Attraverso la formazione pratica e l’insegnamento di competenze legate alla vela e alla vita di bordo, con la guida di un mastro d’ascia, il supporto di esperti artigiani e di tecnologie innovative, il progetto negli anni si sviluppa per favorire l’inclusione, ma anche valori come la collaborazione, l’aiuto reciproco, lo stare insieme, l’amore per la natura e la responsabilità verso sé stessi e gli altri.

Licia Albeggiani

Una storia simbolo di libertà, avventura, riscatto e inclusione sociale, che ha sempre consegnato alle onde la sua voglia di viaggiato lontano, ma che non poteva rimanere consegnato alla memoria di chi Licia e Sergio Albeggiani li ha conosciuti personalmente, chi ne ha sentito parlare sfogliando i quotidiani che seguirono ogni tappa del loro solcare i mari o attraverso le pagine del libro “Le Isole lontane” scritto da Sergio nel 2019, condividendo il diario di viaggio di questi antesignani del «mollo tutto», gioioso inno alla vita libera e al mare, cronaca di un’avventura romantica, straordinaria, temeraria, scandita da incontri speciali, tempeste e imprevisti cambi di rotta. Racconti emozionanti di un’epoca in cui si viaggiava lentamente. Una storia d’amore per il mare e le barche che solo la morte improvvisa di Sergio, avvenuta a Las Palmas, all’inizio della loro circumnavigazione intorno al mondo, ha interrotto.

 C’era, quindi, anche bisogno di arrivare a un pubblico ancora più vasto e in questo il cinema costituisce è la strada più veloce. Grazie, infatti, due giovani registi, Giuseppe Galante e Giorgia Sciabbica, Lisca Bianca è diventato un film, il cui soggetto è stato subito accolto alla Gimko che lo ha prodotto, rapita da una storia che profuma di salsedine, si colora dell’azzurro del mare e si abbandona alla profondità dei mari che Licia e Sergio hanno tanto amato.

Un lavoro di ricerca durato cinque anni che, grazie anche ai preziosi materiali multimediali d’archivio forniti dalla famiglia Albeggiani, diventa preziosa testimonianza di una comunità che oggi ruota intorno a essa provando a risollevarsi e a cercare un nuovo inizio.

L’utopia è il topos del film, la stessa che anima chi sale sulla barca. La vera protagonista del film è pertanto proprio lei, l’imbarcazione, un pezzo di legno animato da uno spirito capace di catturare il cuore di chi ne entra in contatto

Giorgia Scabica, regista

A testimoniare quel che ha rappresentato Lisca Bianca, prima per gli Albeggiani, poi per quanti sono saliti a bordo, una casa divenuta “comunità”, Marco e Andrea, gli attuali skipper della barca grazie ai quali la barca è diventata occasione di riscatto per giovani con fragilità, come Gioele, adolescente impegnato in un percorso di giustizia riparativa, il cui percorso di vita all’interno dela comunità lo racconta alla cinepresa, dimostrando di sapere incanalare quella rabbia che appartiene alla sua età, ma anche a chi la vita non ha regalato nulla, anzi. Una voglia di risorgere dalle proprie ceneri, quello che dimostra Lisca Bianca, continuando a ispirare sogni di libertà.

«Ci ha colpito come il tempo non abbia intaccato lo spirito con cui, quaranta anni fa, è nata questa barca. Il progetto di Alberto e Licia», spiega Giuseppe Galante, uno dei due registi, «in un modo del tutto alchemico continua a essere vivo, quindi, il fatto che Lisca Bianca fosse prossima alla demolizione, ma poi improvvisamente è rinata, ha creato un continuum che ci sembrava magico. Anche perché, attorno a questa barca, ci sono sempre state storie di rinascita».

Per i produttori Chiara Andrich e Andrea Mura della Ginko Film «si tratta di un progetto che ha impegnato per tanti anni i registi poiché ha richiesto un lungo lavoro di relazione con i protagonisti, ma pensiamo sia stato essenziale per poter restituire alla città di Palermo una storia emozionante e dai risvolti sociali ancora tangibili, un’esperienza di giustizia riparativa che siamo felici di aver portato alla luce con questo lavoro».

Il film, presentato in prima assoluta a settembre al Festival Visioni dal Mondo di Milano, esattamente quarant’anni dopo il primo viaggio della barca, sarà in concorso al Catania Film Fest dove sarà proiettato alle 10 di sabato 16 novembre ospite di Zo, Centro di Culture Contemporanee. A finanziare l’opera la Regione Sicilia, Sicilia Film Commission, con la collaborazione dell’Usmm, l’Ufficio servizio sociale minorenni del capoluogo siciliano, e del Cricd, il Centro regionale inventario, catalogazione e documentazione di Palermo.

Ognuno nutre sogni che albergano in noi come isole lontane

Una storia che non si ferma Lisca Bianca, ma prosegue attraverso i viaggi che la  barca continua a fare insieme ad associazioni che lavorano con le fragilità. Prosegue anche come testimonianza nel territorio attraverso la targa che celebra l’intitolazione del lungomare della Cala di Palermo, dove è attraccata l’imbarcazione, a Sergio Albeggiani.

«Credo che Sergio possa ancora trasmettere ai ragazzi i valori più umani», afferma in conclusione uno degli skipper, Andrea, «che si possono raggiungere non per forza navigando per mare, ma cercando le proprie isole lontane che ognuno di noi ha dentro di sé. Le abbiamo, bisogna solo scoprirle».

Le foto sono state fornite dalla produzione del film

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