Detenzione
Libri che camminano. A Cosenza la scrittura torna in carcere
I detenuti di alta e media sicurezza potranno partecipare ai laboratori di scrittura creativa e autobiografica proposti dall’associazione LiberaMente. Per il Garante regionale dei diritti dei detenuti, Luca Muglia, grazie ai percorsi introspettivi, la persona in conflitto con la legge può maturare una nuova e diversa percezione di sé
di Lory Biondi
“Non so di preciso com’ero da bambino; di quei pochi ricordi che ho, i più nitidi sono dove mia nonna mi chiamava disgraziato, imprecando perché ero entrato in casa con le scarpe sporche di terra oppure perché non chiudevo il cancello al cane. Non so fino a che punto mia nonna mi amasse ma sono sicuro che in quel modo non potrei amare nessuno”.
È Cesare che scrive, un detenuto della casa circondariale di Cosenza che ha partecipato ai percorsi di scrittura creativa e autobiografica organizzati dall’associazione di volontariato penitenziario LiberaMente e tenuti dalle giornaliste Rosalba Baldino e Carla Chiappini e dalla scrittrice Elena Giorgiana Mirabelli. Il racconto di Cesare è contenuto nel libro Controluce, pubblicato da Luigi Pellegrini Editore, che racchiude i lavori degli allievi e delle allieve dei laboratori che si sono svolti nelle carceri di Cosenza e Castrovillari tra il 2022 e il 2023 e che hanno avuto il sostegno economico della Fondazione Con il Sud e del Movimento Lavoratori Azione Cattolica.
L’attività, a Cosenza, sta per ripartire grazie ad un altro progetto dal titolo “Libri che camminano”, presentato dal Comune di Cosenza e finanziato da Centro per il Libro e la lettura del Ministero della Cultura, a seguito del titolo di “Città che legge 2022” riconosciuto alla città dei Bruzi. Il progetto consiste nella diffusione capillare del libro e della pratica della lettura in tutte le sue forme attraverso la trasformazione, in luoghi di lettura, di spazi convenzionalmente destinati ad altro: parchi, piazze, mercati rionali, mezzi pubblici, musei, sale consiliari, teatro, residenze per anziani e case famiglia, ospedale e carcere. L’idea dell’amministrazione comunale è quella di attuare una vera e propria invasione culturale per raggiungere e contaminare aree emarginate che, attraverso la lettura, riceveranno stimoli diversi per una riqualificazione socio-culturale.
«Abbiamo aderito con entusiasmo a questo nuovo progetto», ha dichiarato il presidente di LiberaMente, Francesco Cosentini, «soprattutto per dare continuità al nostro lavoro. I laboratori di scrittura sono molto apprezzati dai detenuti. Uno di loro ha addirittura affermato che la scrittura dovrebbe essere obbligatoria in carcere». L’iniziativa non prevede solo la realizzazione di laboratori di scrittura, ma anche otto incontri con l’autore e un concorso letterario. «Per la prima volta porteremo gli autori in carcere», continua Cosentini, «ognuno di loro presenterà il proprio libro e avrà modo di dialogare con i detenuti di alta e media sicurezza. Tutto ciò è reso possibile grazie alla disponibilità della direttrice dell’istituto penitenziario, Maria Luisa Mendicino».
L’associazione celebra, quest’anno, i suoi 20 anni di attività. In particolare, nella casa circondariale Sergio Cosmai di Cosenza ha realizzato una biblioteca per consentire ai detenuti di leggere e studiare. Ultimamente sta portando avanti due progetti di inserimento lavorativo attraverso la coltivazione di erbe aromatiche ed ortaggi. «Partiamo sempre dal presupposto che l’uomo non è il suo errore, come ci ricorda don Oreste Benzi», sottolinea Cosentini, «siamo convinti che riempire di contenuti validi e di proposte significative il tempo, breve o lungo, della detenzione sia il modo migliore per rispettare la funzione rieducativa della pena, così come ci chiede la nostra Costituzione ed è per noi un privilegio poter collaborare, con i nostri progetti, ad un obiettivo tanto delicato e complesso».
Cosentini è stato nominato da poco Garante della Provincia di Cosenza dei diritti dei detenuti proprio per la sua lunga esperienza in ambito carcerario, un ruolo che gli consente, ancor di più, di operare a tutela delle persone private della libertà personale e a favore di un loro reinserimento nella società. In Calabria, nelle strutture penitenziarie, si registrano, ad oggi, diverse criticità. Le mette in evidenza il Garante per la Regione Calabria dei diritti dei detenuti, l’avvocato Luca Muglia: «Alcuni fenomeni riflettono la situazione generale del paese, e cioè il sovraffollamento, che in Calabria coinvolge nove istituti su dodici, le inadeguatezze strutturali, la sanità penitenziaria e le carenze di organico, dalla polizia penitenziaria agli educatori. Le criticità, nel nostro caso, si estendono anche alla mancanza di mediatori culturali, all’insufficienza delle offerte formative o lavorative e alle difficoltà di reinserimento. Tra gli aspetti positivi i laboratori artigianali di diversi istituti».
Ci sono, però, delle azioni che possono essere messe in campo per arginare queste criticità. Per Muglia bisogna integrare al più presto gli organici e potenziare gli strumenti che favoriscono la riabilitazione, come la formazione, il lavoro, la scuola e l’università; facilitare il più possibile l’accesso alle misure alternative e i percorsi di inclusione sociale e stimolare maggiormente l’interazione con il territorio. Il Garante regionale sottolinea il valore della presenza del volontariato in carcere. «I progetti delle associazioni di volontariato sono importanti. Esiste un mondo, spesso invisibile, di persone che si spendono per il pianeta carcere e che hanno a cuore le sorti delle persone detenute. Oltre ai corsi professionalizzanti, sono soprattutto i percorsi introspettivi, musica, scrittura, teatro, poesia, pittura, a rappresentare occasioni uniche. È in questi contesti che la persona in conflitto con la legge può maturare una nuova e diversa percezione di sé».
Una nuova percezione che emerge, con forza, dalle parole di Pasquale, contenute in Controluce: “preferisco avere una vita diversa da quella attuale, fare cose diverse, riuscire a stare più tempo con le mie figlie e la mia compagna, preferisco dedicarmi di più alla mia casa – cosa che non ho mai fatto. Preferisco tutto quello che non ho mai fatto prima, ho voglia di ricominciare”.
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