Inclusione

Le trame che tessono relazioni di comunità

Come trasformare un quartiere promuovendo interventi di recupero che abbiano al centro le esigenze reali delle persone? Con una cooperativa e un'associazione come "Trame di quartiere", che a San Berillo, quartiere tra i più fragili di Catania, ha creato un nuovo modello di convivenza che parte dalla comunità

di Gilda Sciortino

Non una semplice azione, non un progetto, ma un pensiero, un modo di intendere il territorio attraverso la sua comunità. È il senso di Trame di quartiere,  gruppo di lavoro interdisciplinare che promuove e facilita  pratiche di azione e di ricerca sul territorio nell’ottica di porre le basi per una trasformazione urbana che miri a una città inclusiva e coesiva, che concepisca e valorizzi le diversità come risorse.

È bello accogliere la molteplicità, che noi restituiamo attraverso la narrazione della complessità

Carla Barbanti, presidente di “Trame di quartiere”

A Catania, più precisamente nel quartiere San Berillo, la sua messa in prativa attraverso l’attivazione di spazi abbandonati diventa occasione concreta per innescare processi collaborativi e cooperativi di partecipazione degli abitanti e dei cittadini, nella creazione di nuove possibilità abitative ed economiche.

Un percorso che utilizza due strumenti, l’associazione nata 10 anni fa e la cooperativa cinque anni dopo

«Il lavoro che facciamo risponde da un lato alle emergenze quotidiane», spiega la presidente, Carla Barbanti, «dall’altro ragiona su una progettualità a medio e lungo termine perché diventa indispensabile per il contesto in cui operiamo. Noi in effetti nasciamo da un’esperienza di mappatura di comunità, dal lavoro di un gruppo di ricercatori che ha dato vita a un comitato di cittadini attivi a San Berillo. Le progettualità del comitato hanno, poi, dato vita all’associazione di promozione sociale che inizia a lavorare sugli aspetti legati alla narrazione del territorio. Come quella che riporta San Berillo come quartiere da sempre e ancora oggi degradato, in quanto abbandonato».

San Berillo, un tempo quartiere a luci rosse di Catania, oggi luogo di rinascita

«Nella narrazione mainstream San Berillo è sempre stata etichettata», prosegue Barbanti , «quindi la prima parte di lavoro dell’associazione è stata quella di iniziare non solo a recuperare la memoria, cioè ar capire cosa è successo nel tempo, perché questo quartiere in pieno centro storico è stato dimenticato, cosa è successo in seguito al trasferimento, o alla deportazione come qualcuno ha definito questa operazione, delle persone al San Berillo Nuovo, il quartiere di San Leone. Poi, nel corso del tempo, un laboratorio sulla drammaturgia di comunità ci ha consentito di entrare ancora di più in relazione con la comunità, tanto che il proprietario di un immobile ha deciso di affidarlo in comodato d’uso all’associazione e sono, quindi, iniziati i lavori di recupero. Uno spazio che, nei primi anni, è stato di riferimento per i laboratori, per gli eventi culturali, ma è poi pian piano diventato il punto di appoggio di chi abitava ancora il quartiere, il luogo a cui rivolgersi per una pratica, per ricaricare il telefono, andare in bagno, per tutte quelle piccole cose, quei bisogni quotidiani ai quali molte persone non riescono così facilmente a rispondere da sole».

Trame che ridisegnano lo spazio della comunità

Il nostro lavoro con lo spazio si intensifica perché, vivendo sempre di più il quartiere, capiamo che i bisogni sono veramente molti. Questa evidenza ci fa mettere in moto un meccanismo che diventa rete di servizi, quindi, insieme ad altre organizzazioni che aprono uno sportello sanitario, come anche un altro legale, cominciamo a offrire settimanalmente una serie di servizi. Poi, nel 2019 arriva “Sottosopra. Abitare Collaborativo”, un progetto sostenuto da Fondazione CON IL SUD, grazie al quale siamo riusciti anche a migliorare sismicamente Palazzo dei Gaetani, la nostra sede. Qui abbiamo aperto due appartamenti di housing transitorio al primo piano, anche grazie alla sinergia con alre realtà del nostro territorio come il Sunia, Oxfam, la Diaconia Valdese e, in parte, il Comune di Catania, purtroppo non sempre molto presente.

Un caffè toccasana per tutta la comunità

«Il progetto ci ha dato modo di aprire anche una caffetteria sociale», conclude la presidente di “Trame di quartiere” «perché quando, come associazione, abbiamo iniziato a fare il caffè, ci siamo resi conto che effettivamente quella quotidianità diventava un’occasione molto importante per creare momenti di dialogo, ma anche di ascolto, raccogliendo effettivamente quelli che erano i bisogni in quartiere. Insomma, abbiamo capito che questo sicuramente era l’approccio giusto per fare qualcosa di concreto in una realtà come San Berillo dove, recuperare gli spazi abbandonati, ha voluto significare recuperare anche l’umanità, ridando dignità alle persone. Processo che non si è mai fermato, anzi cresce e moltiplica i suoi valori».

vita a sud

Un piccolo mondo antico, oggi San Berillo, nel quale la memoria, se pure non edificante sotto alcuni punti di vista, nessuno vuole cancellarla, anzi è diventata l’occasione, lo stimolo per creare percorsi che, partendo dalle radici, dalla storia, costruiscono altre narrazioni che, sulle fragilità umane, nascoste, rifiutate, abbandonate, aprono nuovi capitoli di vita.

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