Attivismo

Le “terrone” che dicono no al Ponte

Attiviste e associazioni che guardano dalle sponde di Sicilia e Calabria insieme attraverso l'arte per ribadire l'inutilità dell'opera sullo Stretto

di Gilda Sciortino

Ponte si Ponte no. Un dilemma che divide in ogni parte del Paese, restando fermo e rafforzandosi sempre di più il dissenso da parte di anche coloro i quali si dice dovrebbero godere dei benefici dalla realizzazione dell’imponente opera.

È, quindi, dalla sinergia e la comunione di intenti delle due regini più interessate, Sicilia e Calabria, che nasce “Il Ponte che (non) vorrei: parola alle terrone!”, contest che affida all’arte il compito di levare alta una voce comune rispetto a quello che non appare proprio un progetto che guarda allo sviluppo del Sud.

A promuoverlo sono attiviste singole, insieme alle associazioni “Mala Fimmina” e “Riprendiamoci i consultori”, realtà dell’imprenditoria locale come Legatoria Prampolini, Ibridi, La Figheria e Libreria Vicolo Stretto, in una precisa connotazione politica, antifascista e decoloniale, proponendosi come soggettività ai Sud e ai loro abitanti.

«Il nostro obiettivo, come si può ben immaginare, non è meramente artistico», – spiega Claudia Fauzia, creatrice e attivista dell’associazione “Mala Fimmina” – «ma ha una connotazione politica perché l’obiettivo principale è riprendere la narrazione sui nostri territori, senza che qualcuno ci dica di cosa avere bisogno. Chiamiamo a raccolta cittadini, artisti, designer, ma proprio tutti, senza che si sia professionisti. L’unica cosa che non accettiamo sono progetti tecnici sul ponte».

Due terre, la Sicilia e la Calabria, due Sud legati da un piccolo lembo di mare, lo Stretto di Messina.

«Una storia muta, sempre raccontata dagli altri con lo stesso finale da un secolo – scrivono le promotrici del contest». – «Parliamo del ponte sullo Stretto, gioiello ingegneristico e avveniristico, salvifico di un meridione indolente, panacea ai mali del Sud e architrave propagandistica del governo di turno. Ma questa volta siciliani e calabresi non ci stanno e decidono di riprendersi la parola. dissacrando attraverso le forme non grammaticali e non normate dell’arte il “progetto Ponte”».

Importante sapere soprattutto cosa non va presentato.

Poiché non si tratta di una gara d’appalto indipendente, non sono ammessi progetti di ponte “reali” con relativi disegni tecnici, piano spese e analisi di fattibilità – per quanto pionieristici ed ecosostenibili possano essere -, a meno che non siano dichiaratamente ed esplicitamente concepiti dai loro ideatori come opera artistica, non esecutiva e non realizzanda, con espliciti intenti politici. Fermo restando che tutte le modalità di partecipazione si trovano sul sito www.ilpontechenonvorrei, come anche sui relativi canali social, può partecipare chiunque viva o abbia vissuto in Sicilia o in Calabria senza limiti di età, con opere di arte visiva: pittura, illustrazione, disegno, scultura, fotografia, grafica digitale o con tecniche tradizionali. Possibili anche opere letterarie, audio e audiovisive.

Le opere selezionate saranno esposte in occasione della festa “Il ponte che (non) vorrei”, che si terrà a fine novembre presso la Legatoria Prampolini di Catania. «Il tutto darà vita a una mostra itinerante che arriverà in Calabria», – conclude Fauzia – «ma intendiamo farlo diventare un volume da recapitare al ministro delle Infrastrutture per dirgli che non ha capito proprio nulla».


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