Elezioni regionali
Le cooperative sociali: «in Basilicata siamo a corto d’ossigeno!»
La campagna elettorale per le elezioni regionali è già partita: spopolamento e sanità sono i temi principali, ma del sociale (ancora) nessuna traccia. Mentre il sistema delle rette nel socioassistenziale è il Far West: «i forti fanno da sé, i più piccoli s'arrangino» denuncia Michele Plati, presidente di Federsolidarietà Confcooperative Basilicata. «Intanto tra gli operatori monta la rabbia e la voglia di mollare» continua Plati.
ad aprile VITA ha presentato a Potenza Basilicata, il sociale in fuga. Focus book con i numeri e le storie di un Terzo settore in affanno, specchio fedele di una regione ricca di risorse, ma sempre più vuota. Una ricchezza che non riesce ad essere attrattiva neanche per i figli della sua stessa terra. Così in queste settimane nelle tv locali delle regioni limitrofe si inseguono gli spot della Regione che invitano a trasferirsi in Basilicata: «gas gratis per tutti i residenti». E da febbraio anche l’acqua sarà gratis per le famiglie con Isee sotto i 30 mila euro, assicura il governatore Vito Bardi. Il sociale per la Regione Basilicata si fa in bolletta.
Ma all’alba della campagna elettorale che in primavera porterà i lucani al voto, è cambiato qualcosa per chi il sociale lo fa sul campo? Ne abbiamo parlato con Michele Plati, presidente Federsolidarietà Confcooperative Basilicata.
Qual è lo stato di salute del socioassistenziale in Basilicata?
In debito di ossigeno. Durante l’Assemblea di Confcooperative del 2 dicembre ho avuto modo di constatare che la disillusione e la rabbia sono il problema fondamentale del socioassistenziale in Basilicata oggi. Quando vedi brave persone, professionisti attenti, giovani e meno giovani entusiasti accomunati dalla mancanza di risorse e dalla voglia di mollare, non puoi fare finta di niente. Il sistema socioassistenziale in Basilicata si trova oggi a fronteggiare la non rilevanza nel dibattito regionale: di domiciliarità, di assistenza agli anziani, di assistenza educativa ai minori fragili non si parla con cognizione di causa o si parla con un linguaggio che capiamo solo noi addetti ai lavori. Abbiamo il dovere di elevare il dibattito e se serve anche non aver paura del conflitto, come del resto ci ricordava qualche mese fa Stefano Granata, il presidente nazionale di Federsolidarietà, dalle pagine di VITA Magazine. Oggi in Basilicata la sanità è giustamente al centro del dibattito (direi quasi più dello sviluppo economico…) e questo credo sia oltremodo giusto. Ma la cooperazione sociale ha il dovere di sottolineare che il sistema socioassistenziale è il modo di una società per prendersi cura della fragilità della quotidianità. Siamo davvero sicuri che un sistema socioassistenziale efficiente non porti economie di scala anche a favore del sistema sanitario? Siamo davvero sicuri che la prevenzione, la cura l’educazione a tutti i livelli e in tutte le età della vita non rafforzano indirettamente e direttamente il settore sanitario?
In questo senso il lavoro delle cooperative sociali a favore degli anziani è emblematico, nella capacità di prevenire e ridurre ospedalizzazioni. Nel 2021 VITA denunciava il taglio del governo Bardi all’unico contributo esistente per gli anziani non autosufficienti presenti nelle residenze socioassistenziali. Un taglio determinato dall’assenza di un manuale di accreditamento. È cambiato qualcosa?
Forse qualcosa si muove. Ma siamo molto in ritardo e di sostanziale ancora c’è molto poco. Quindi dal 2021 solo timidi segnali sui quali comunque non esitiamo a fare una “apertura di credito”. I grandi gruppi economici (profit!) sono riusciti a smuovere le acque sugli accreditamenti del sociosanitario e finalmente anche sul socioassistenziale si comincia a vedere qualche prima avvisaglia di novità. In realtà ho la sensazione che stiamo scontando una serissima mancanza di idee nella riforma del socioassistenziale. Tutti hanno ricette più o meno fondate per riformare la sanità, sul socioassistenziale non c’è dibattito e ci sono poche idee, tutte parcellizzate. Esiste la necessità di una riflessione intellettuale solida, fondata, realistica.
Passiamo alle comunità per minori, c’è un’attenzione diversa in questo settore?
Il problema è trasversale: è l’intero sistema socioassistenziale ad essere in difficoltà. Sull’accoglienza dei minori in strutture educative si scontano le rette più basse dell’intera Italia. Ci lamentiamo della mancanza ormai cronica di figure professionali come gli educatori, ma, quale attrattività può esercitare una professione sottopagata?
Siamo in pieno dibattito per il rinnovo del contratto collettivo nazionale della Cooperazione sociale. Mi chiedo come faremo a reggerne l’impatto nelle comunità per minori con le rette incredibilmente più basse rispetto al resto d’Italia?
Non ci aspettiamo grandi differenze allora anche nelle comunità di recupero e nella residenzialità riabilitativa psichiatrica. La domanda allora è: in una regione con numeri piccolissimi come è la Basilicata, ha ancora senso il lavoro confederale e associativo o è più efficace e forse più facile il rapporto personale e immediato con dirigenti e assessori?
Il vero problema è che l’assenza di regole univoche e l’assenza di una mediazione di sistema fa prevalere i più forti o i più furbi. Mai i più bravi o i più giovani. Questo vuol dire che i bravi e i giovani o sono furbi o sono forti o sono fuori dal mercato. Disintermediare crea diseguaglianze, con buona pace di chi sostiene il contrario. Abbiamo il dovere di fare in modo che ci sia una seria parità di opportunità fra tutti soggetti che si muovono in questo settore altrimenti non creeremo mai le condizioni perché una cooperativa di giovani possa essere competitiva.
In Basilicata sulla salute mentale non esiste una retta univoca. I più forti hanno trattato direttamente con la PA le loro rette e i più deboli devono arrangiarsi.
Grandi difficoltà, ma anche grande capacità di innovare e sperimentare modelli nuovi, forme ibride che coniugano il sociale in modo inedito con altri settori. In che modo la creatività che il sociale è in grado di esprimere in Basilicata può diventare sempre più strutturale e meno dipendente da finanziamenti e progettualità episodiche?
Due punti. Il primo: effettivamente vi sono interessanti iniziative con cui si contaminano i linguaggi della cultura con quelli del socioassistenziale ma senza un sistema di regole intelligente rischiano di essere sempre borderline. Occorre prendere atto che dopo 25 anni i modelli di riferimento del socioassistenziale sono cambiati. Le novità sono tante e che occorre creare sistemi di regole capaci di autorganizzarsi. Su questo occorre evidenziare l’esperienza del Comune di Matera che ha recentemente costituito un sistema di tavoli permanenti di co-programmazione che possono essere il metodo per costruire percorsi regolamentari nuovi.
Il secondo: Quattro amici al bar. La vecchia canzone di Gino Paoli è la storia di quattro amici che volevano cambiare il mondo. Ma, uno si impiega in una banca, uno se ne va con la donna al mare, il terzo ha altro da fare. Ecco, credo che la concretezza sia la seconda risposta a questa domanda. Guardo sempre con molta perplessità le “scorribande su cavallo bianco” di coloro che non hanno pazienza di capire che la tenacia e la polvere sono elemento costituivo della civiltà contadina di cui la Basilicata è stata patria. I contadini si spaccavano la schiena e rompevano zolle dal mattino alla sera. Erano concreti, e rimanevano sempre lì a zappare testardamente una terra che non dava frutti. Credo che questa lezione vada interiorizzata e possa essere esempio per l’intera cooperazione sociale.
Se non capiamo che la tenacia delle iniziative è l’unica vera innovazione che lascia il segno, non credo avremo molta fortuna.
La Basilicata è già in campagna elettorale, in primavera sarà al voto. Quali sono i due punti essenziali su cui il nuovo governo regionale dovrà mettersi a lavoro per ridare fiato al settore?
Adeguamento delle rette che la Regione e i Comuni pagano per i diversi servizi: solo in questo modo potremo colmare il gap competitivo anche rispetto alle professionalità. Su questo devo dire che siamo in buona compagnia. Il livello confederale nazionale, con il presidente Maurizio Gardini, e quello regionale, con il presidente Giuseppe Bruno, stanno sostenendo con convinzione un impegno solido e fattivo perché le istanze della cooperazione sociale siano ascoltate ed applicate.
Inoltre, riforma organica del sistema generale delle regole istituendo tavoli di concertazione per evitare che le normative siano scritte in maniera sconnessa dalla realtà. Potremmo scrivere un “bestiario” delle contraddizioni oggi “regolarmente vigenti” nella normativa lucana in materia socioassistenziale.
Foto in copertina: Michele Plati, presidente Federsolidarietà Basilicata. Le foto nell’articolo sono di Giuseppe Lotito, per gentile concessione di Confcooperative Basilicata
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