Formazione
La scuola non può essere un posteggio “sotto zero” per i nostri bambini
Decidere di investire nella scuola aumentando la quota di Pil a essa destinata per fare in modo che sia il vero motore del paese. Senza questa volontà e senza scaricare sui dirigenti scolastici responsabilità che non attengono loro, i casi di ipotermia che nei giorni scorsi hanno portato in ospedale una bambina e una studentessa universitaria di Palermo continueranno a essere consuetudine. Lo denunciano il CIDI e Cittadinanzattiva
«Investire sulla conoscenza significa investire anche sulle strutture scolastiche. Eviteremmo di ritrovarci con l’emergenza di tetti che crollano e bambini che muoiono di freddo. Com’è successo a Palermo e in diverse altre città italiane».
Per Valentina Chinnici, presidente nazionale del CIDI, il Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti, associazione il cui obiettivo prioritario è quello di contribuire a realizzare una scuola democratica, più attrezzata culturalmente, più vicina agli interessi di ragazze e ragazzi, «sono gravi gli episodi che hanno fatto balzare agli onori della cronaca il capoluogo siciliano per una bambina di 10 anni ricoverata in ospedale per ipotermia in una scuola elementare e una corsista si è sentita male per il freddo mentre era all’università. Grave anche il fatto che, da parte del Garante dei Diritti dell’Infanzia del Comune di Palermo, sia arrivato un richiamo ai dirigenti scolastici».
«L'edilizia scolastica sembra essere stata la "Cenerentola" di un impulso culturale della città di Palermo. Come per Cenerentola – scrive Giovanna Perricone, Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza del Comune di Palermo – anche per l'edilizia scolastica si profilano, però, possibili cambiamenti individuabili nell'impegno economico che il governo della città ha attestato all'interno dei costi previsti dal bilancio. Come autorità garante dei diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza auspico che da questo momento le scuole si facciano velocemente e creativamente promotrici di un'efficace esecutività nella gestione dei fondi attribuiti».
«Mi stupisce e non comprendo il senso di questo richiamo alle responsabilità dei dirigenti scolastici – commenta la Chinnici -. Forse il Garante non sa ancora a quante e quali emergenze edilizie e non solo devono far fronte le scuole con le esigue somme che l’ente locale distribuisce. Dire che da questo momento in poi le scuole debbano farsi promotrici di “un’efficace gestione dei fondi”, dando priorità ai “diritti di sopravvivenza, crescita, protezione e benessere”, lascia intendere che fino ad ora non sia stata questa la missione delle comunità professionali scolastiche. Mi suona anche terribilmente ingiusto. Uno scaricabarile che non capisco, ma soprattutto lo ritengo inaccettabile perché, fino a prova contraria, il riscaldamento spetta all’ente locale e non può essere imputato al dirigente scolastico che può solo mandare lettere e sollecitare, dovendo già fronteggiare emergenze come quelle dei banchi, della mensa, delle infiltrazioni, dei doppi turni e molto altro».
Palermo non è l’unica città italiana che sta vivendo un’emergenza che non dovrebbe esser tale dal momento che le condizioni strutturali delle scuole attraversano l’intero anno scolastico e l’inverno sembra arrivare ogni anno.
«Casi analoghi a Palermo si sono verificati a Firenze, al Liceo” Machiavelli – Capponi”, in due istituti superiori della provincia di Rimini, nell’istituto “Des Ambrois” di Oulx in alta Valsusa, nella scuola elementare “Vernazza” di Sturla, all’Istituto “Montale” di Bordighera, solo per citarne alcuni – denuncia Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale scuola di “Cittadinanzattiva”, associazione che si batte per la tutela dei diritti, la cura dei beni comuni, sostenendo le persone più fragili –. La carenza di personale tecnico aggrava ulteriormente la situazione in quanto l’ente proprietario, Comune, Provincia o Città Metropolitana, non sempre riesce a intervenire tempestivamente rispetto alle segnalazioni dei dirigenti scolastici. Trattandosi di situazioni che possono provocare gravi danni alla salute dei più piccoli, come l’ipotermia, la tempestività è essenziale. Per scongiurare che si verifichino episodi di altrettanta gravità, sollecitiamo i dirigenti scolastici affinché esercitino il potere di sospendere le attività didattiche in presenza, trattandosi di eventi emergenziali, e magari di attivare la Dad per non penalizzare studenti e docenti. L’ente proprietario, d’altro canto, in quanto responsabile della manutenzione dell’edificio scolastico e dei suoi impianti, previa segnalazione del dirigente scolastico, è tenuto ad intervenire tempestivamente, altrimenti studenti, genitori e docenti della scuola possono mettere in atto anche una diffida nei confronti dell’ente proprietario dell’istituto».
«Situazioni davvero intollerabili, quelle accadute a Palermo – aggiunge Concetto Trifilò, segretario regionale di “Cittadinanzattiva Sicilia” – perché in un edificio scolastico gli studenti dovrebbero essere al sicuro e non mettere a repentaglio la propria salute. Tanto più quando si tratta di bambini. Non possiamo immaginare che si metta a rischio l’incolumità degli studenti a causa del rincaro energetico o per ritardi negli interventi di manutenzione degli impianti di riscaldamento nelle scuole”.
Una battaglia che dovrebbe andare anche in direzione dell’adattamento dei fondi del Pnrr previsti a tal fine.
«A Palermo abbiamo anche il problema di scuole alle quali continuano ad arrivare fondi per ambienti di apprendimento, ovviamente importantissimi, mentre si paventa l’ipotesi di abbattere plessi per problemi di vulnerabilità sismica. È il caso del plesso “Cascino” – dice ancora la Chinnici – afferente al Liceo magistrale a indirizzo musicale e coreutico “Regina Margherita”, in pieno centro storico. Se a Milano ha senso dotare sempre di più le scuole 4.0, nel capoluogo siciliano dobbiamo guardare ad altro, per esempio al fatto che molte hanno sede in palazzi di edilizia civile, quindi con tanti altri problemi da affrontare. Lo stesso Carlo Borgomeo, nel suo libro “Sud. Il capitale che serve”, denuncia il fatto che solitamente sono i territori che si adattano ai bandi, mentre invece i bandi dovrebbero essere flessibili e andare incontro alle esigenze delle comunità. Potremmo, per esempio, partire dal dare al sindaco poteri straordinari per quel che riguarda l’edilizia scolastica, com’è accaduto per il Covid, in modo da affrettare i lavori da realizzare in città. Chiudere una scuola per due anni e forse più crea un disagio inimmaginabile ad alunni e famiglie. Anche se a fin di bene».
Chiamare, quindi, il governo alle sue responsabilità.
«Purtroppo c’è ancora poco attenzione politica nazionale sulla scuola – conclude la presidente nazionale del CIDI –. Così come si è presa la decisione politica di investire sulla difesa, allo stesso modo si dovrebbe decidere di aumentare la quota di Pil utilizzata nello specifico perché troppo poco viene investito strutturalmente in questo settore. Questo se si crede veramente che la scuola sia motore del paese. Se, invece, deve essere considerata come un posteggio nel quale lasciare i bambini a congelare, allora è inutile arrovellarci sulle strategie e soluzioni da adottare».
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