Welfare
La rete che include con il lavoro i giovani dell’area penale
Oltre 200 i ragazze e le ragazze con procedimenti penali e attualmente affidati ai Servizi della Giustizia Minorile per il loro reinserimento in Sicilia, Calabria, Puglia, Campania e Basilicata. Un progetto, “Una rete per l’inclusione”, che ha offerto tirocini e, per molti di loro, inserimento lavorativo nelle aziende che hanno voluto offrire seconde opportunità
Un sogno che si avvera, semplicemente riacquistando fiducia in sé stessi e imparando quel che si era sempre desiderato sin da bambino.«Qui ho capito che potevo farcela. Ho sempre desiderato lavorare in un’officina e oggi posso sperare di aprirne una tutta mia».
È felice Alessio di essere stato scelto per fare tirocinio imparando un mestiere che ha sempre occupato i suoi sogni. Lui è uno dei partecipanti al progetto “Una rete per l’inclusione”, rivolto a ragazzi e ragazze dell’area penale, da avviare al lavoro dopo un periodo di tirocinio.
A realizzare le attività progettuali è stato un raggruppamento costituito dal Consorzio Mestieri Puglia, (capofila) insieme a “La Città Essenziale” – Consorzio di cooperative sociali di Matera, la cooperativa sociale “Prospettiva” di Catania, l’associazione “Inventare Insieme (Onlus)” di Palermo, il Centro Studi “Opera Don Calabria” di Verona, “Co.Re. (Cooperazione e Reciprocità)” – Consorzio di cooperative sociali di Napoli, “Mestieri Campania” – Consorzio di Cooperative Sociali, Società Cooperativa Sociale di Salerno, Farimpresa Srl di Locri.
Duecentoquindici i progetti personalizzati per giovani di età compresa fra i 16 e i 24 anni, con procedimenti penali e attualmente affidati ai Servizi della Giustizia Minorile per il loro reinserimento sociale in Sicilia, Calabria, Puglia, Campania e Basilicata. In tutto 396 le segnalazioni giunte da parte dei Servizi della Giustizia Minorile: 125 dalla Sicilia, 104 dalla Puglia, 81 dalla Campania, 69 dalla Calabria e 17 dalla Basilicata. Rispetto ai 215 tirocini, 56 sono stati attivati in Sicilia, 55 in Campania, 50 in Puglia, 42 in Calabria e 12 in Basilicata.
Per circa 15 mesi, nell’arco di tempo tra il 2022 e il 2023, i tirocinanti – fra cui 32 ragazze e 15 ragazzi in stato di detenzione negli Istituti penali minorili – per 6 mesi hanno potuto usufruire di percorsi personalizzati di apprendimento e inserimento professionale in diversi ambiti. Grazie al supporto di oltre 250 fra tutor della Giustizia, operatori sociali e tutor aziendali, infatti, sono stati inseriti in aziende e attività artigiane operanti in 11 settori commerciali: sociale, cura del verde, servizi ambientali, alimentari, ristorazione, commercio, estetica, commercio, edilizia e meccanica. Scelte fatte dagli stessi tirocinanti al termine di un primo periodo di formazione e apprendimento.
«Sta andando molto bene – dice Samuele, che il suo tirocinio lo ha fatto come aiuto cuoco – anche perché mi sono sentito accolto e ho imparato tante cose. Credo che non sia più un sogno ad occhi aperti, ma la certezza che potrà essere il lavoro del mio futuro».
«Con Samuele è stata un’esperienza unica e irripetibile – racconta una delle tutor del progetto -. Mi è, infatti, dispiaciuto che la formazione sia finita. Già dal primo giorno ha avuto un approccio bellissimo, entrando quasi in punta di piedi e facendosi volere bene».
C’è, poi chi si è sperimentato nella pasticceria, imparando a preparare creme con cui farcire cornetti e krapfen, sfornare morbidissime brioche e dolcissime trecce cosparse di zucchero. Ma soprattutto dimostrando una grande volontà di apprendere: i requisiti che hanno fatto decidere a diverse aziende di assumerli subito dopo il tirocinio di sei mesi.
«Al termine di questo percorso, tutti i ragazzi hanno potuto toccare con mano che le istituzioni non parlano astrattamente di legalità o nuove possibilità di vita – spiega Maria Letizia Balsamo, del Centro per la Giustizia Minorile della Sicilia –, ma danno concretamente una opportunità di formazione che può aprire loro le porte del mondo del lavoro. In passato abbiamo già avuto esperienze di tirocini per i ragazzi seguiti dai nostri servizi, ma mai ne avevamo coinvolto contemporaneamente oltre 50: un motivo in più per sottolineare il ruolo importante del lavoro di rete che si è attivato con questo progetto».
In tutto 56, infatti, i tirocinanti in Sicilia: 53 in esecuzione penale esterna (13 a Palermo e Catania, 10 a Caltanissetta, 9 a Messina, 5 a Trapani, 2 a Ragusa e 1 da Agrigento) e 3 provenienti dagli Istituti penali minorili di Acireale e Bicocca.
Una realtà sicuramente difficile, la Sicilia, dal punto di vista delle opportunità di lavoro, ma che in questo caso specifico ha visto le aziende farsi coinvolgere anche emotivamente, rispondendo all’invito lanciato per offrire ai giovani selezionati un’opportunità per loro unica. Si tratta di realtà impegnate nella produzione di prodotti tecnologici e artistici in 3D, come anche in agricoltura oppure di supermercati (4) della Grande Distribuzione. Oltre dieci a oggi, ma il loro numero è in crescita, quelle che hanno offerto ai giovani un contratto di lavoro stabile.
Per Jessica, per esempio, l’avere incontrato datori di lavoro accoglienti, pronti ad andarle incontro ha fatto la differenza.
«All’inizio pensavo di fare i miei sei mesi e andare via – spiega la diciottenne, il cui tirocinio si è svolto in un supermercato della Grande Distribuzione –. Ho incontrato persone straordinarie che mi hanno accolto e voluta bene sin dall’inizio e mi hanno aiutato a diventare autonoma. Prima non sapevo cosa volesse significare. Il fatto, poi, che l’azienda mi è stata vicina nei momenti più difficili, mi ha fatto capire che attraverso gli sbagli si cresce».
Fondamentale per i ragazzi l’acquisizione di competenze professionali e relazionali.
«Questo progetto ha offerto un’importante opportunità innanzitutto ai giovani beneficiari – afferma Antonio Sangermano, capo Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità del Ministero della Giustizia – che hanno potuto sviluppare abilità e professionalità che, come stiamo vedendo, per molti di loro si sono già tradotte in un favorevole ingresso nel mondo del lavoro. Allo stesso tempo, il Dipartimento ha rafforzato un ruolo di snodo fra giustizia minorile e società civile, favorendo e valorizzando la funzione rieducativa della formazione professionale, ma anche riconoscendo il fondamentale ruolo volto dal privato sociale nel costruire una rete essenziale nei percorsi di inclusione e riabilitazione sociale».
«Il lavoro è lo strumento per riconsegnare questi ragazzi alle proprie comunità – aggiunge Vito Genco, presidente di Mestieri Puglia, coordinatore del progetto – reinserendoli in contesti con regole e relazioni sociali. Oltre al risultato già raggiunto con oltre 20 assunzioni tra tutte le regioni, questo progetto ci ha permesso di creare una rete di soggetti istituzionali, enti ed associazioni che nel territorio sono pronti ad intervenire, prendendosi cura dei giovani».
Un’esperienza che i ragazzi ricorderanno nel corso della loro vita, in quanto prima esperienza formativa e lavorativa, soprattutto avendo cominciato pensando che si trattasse di altro.
«Credevo che il lavoro fosse rose e fiori – dice in conclusione Cristian –, invece questa esperienza ha stravolto la mia vita. Mi ha aiutato a scoprimi come persona. Ho imparato tanto e non posso che essere grato a persone che mi hanno messo alla prova, dandomi fiducia. Tutto ciò mi ha fatto capire che non c’è sempre del marcio attorno a noi».
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