Sostenibilità

La comunità energetica e solidale di Napoli Est genera energia e legalità

A San Giovanni a Teduccio la prima esperienza di comunità energetica rinnovabile e solidale d’Italia. Ne hanno parlato in un webinar Michele Buonomo, direttivo nazionale Legambiente e Martina Mancini, ufficio scuola Legambiente Campania

di Luca Cereda

Energia per tutti. E legalità energetica e culturale che si dffonde. Succede ogni giorno a San Giovanni a Teduccio – a Napoli Est -, dove la prima comunità energetica del Sud Italia è anche solidale.

In tempi in cui l’emergenza climatica è al centro dell’agenda politica globale, seppur con grandi immobilismi e difficoltà a cambiare i modelli di produzione energetica legati alle fonti fossili – a partire dal gas -, sono le comunità e i quartieri, i luoghi che stanno guidando la transizione ecologica. Una transizione che nel caso di San Giovanni a Teduccio inizia dai 166 pannelli solari montati sull’ex-orfanotrofio della comunità, oggi sede delle attività della Fondazione Famiglia di Maria, un’agenzia di promozione educativa che organizza sul territorio attività, corsi e formazione per minori e famiglie in difficoltà. Un progetto nato insieme a Legambiente Campania e FOndazione Con il Sud. «È proprio da qui che è partito il riscatto collettivo dei napoletani che abitano un quartiere, denso di illegalità, di povertà culturale, sociale ed economica e non solo», spiega Michele Buonomo, del direttivo nazionale Legambiente che ha raccontato l’inizio di questo percorso energetico e sociale: «Alla Fondazione si occupano soprattutto di progetti educativi rivolti a minori con disagio e alle loro famiglie. Danno loro attività, percorsi culturali. Questa era un’occasione unica per sensibilizzare i piccoli e le loro famiglie e creare qualcosa di unico».

L’obiettivo è allargare la comunità energetica: da 20 a 40 famiglie

I pannelli della comunità energetica e solidale Napoli Est «sono stati accesi il 17 dicembre 2021e producono 53kw per le prime venti famiglie del quartiere. Non siamo andati oltre perché disponevamo di una cabina secondaria, ora con il recepimento della direttiva europea “Red II” in Italia, ci siamo potuti appoggiare ad una cabina primaria. Per questo il nostro progetto è di coinvolgere almeno quaranta appartamenti», ha spiegato durante il webinar Martina Mancini, dell'ufficio scuola di Legambiente Campania. Concretamente, la “Comunità energetica e solidale di Napoli est” in questi primi mesi di attività ha prodotto energia elettrica che viene, per i prossimi venticinque anni, venduta alla rete nazionale e di conseguenza «porta una rendita di 200 euro l’anno a famiglia – aggiunge -, ovvero il risparmio di due bollette, in aggiunta allo sconto del 20% che già viene applicato sulle utenze di chi ha aderito alla comunità energetica». Queste famiglie sono in povertà assoluta o quasi, e molto spesso vivono in condizioni di ‘illegalità energetica’: «Farle aderire alla comunità energetica e sociale significa consentire che si allaccino alla rete pubblica, e quindi legale, dell’energia. Diventando a loro volta motore attivo del cambiamento di cultura del quartiere», spiega Buonomo.

La transizione ecologica e culturale

La Comunità energetica Napoli Est ha pochi mesi ma è già un riconosciuto modello da esportare. Esemplari sono anche gli ostacoli che ha dovuto affrontare per accendere l’interruttore: «I pannelli sono stati installati a febbraio 2021, tra l’altro in piena ondata Covid e prima dell’arrivo del vaccino – spiega Mariateresa Imparato di Legambiente -. Il progetto sarebbe dovuto partire di lì a poco, invece sono subentrati ritardi burocratici anche assurdi, specchio del nostro Paese: come quello per la valutazione dei “vincoli paesaggistici” legati al tetto della Fondazione. In un quartiere sottoposto a bonifica ambientale, un’iniziativa green e sociale viene messa in ghiaccio per 6 mesi per supposto danneggiamento paesaggistico quando di fronte ha capannoni industriali dismessi da anni? La mia è purtroppo una domanda solo retorica, ma questa è solo una della criticità che abbiamo dovuto affrontare e superare».

La nascita di questa comunità energetica è quindi anche un gesto politico perché è attivatore del cambiamento non solo energetico e cultuale, ma anche della visione politica del territorio.

Non quindi un caso che la sala di registrazione per i bambini di Napoli Est nasca nella sede della Fondazione Famiglia di Maria: si tratto di una nuova opportunità per i minori a rischio delle periferie e il nome del progetto dice tutto: “Portiamo la musica a Napoli est!”. Realizzato grazie a un’attività di crowdfunding alla quale hanno contribuito il Gruppo Intesa Sanpaolo attraverso il programma Formula e in collaborazione con Fondazione Cesvi, privati cittadini e imprese del quaritere, la sala consente di far nascere la prima "baby orchestra della legalità", che tiene lontani dalla strada e dalle maglie strette della Camorra i ragazzi, che imparano a suonare la legalità insieme, come un'orchestra. nella nuova sala prove e nella vita di tutti i giorni.

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