La Calabria che non vediamo, ripartiamo da qui

Quanto sappiamo della Calabria? Nell’instant book che vi presentiamo abbiamo chiesto a dieci calabresi di parlarci della loro terra. Ne è uscito è un racconto sorprendente fatto di esperienze, storie, sogni, visioni, dai quali la Regione può ripartire. Anzi, lo sta già facendo...

di Anna Spena

Quanto sappiamo della Calabria? Sì, conosciamo i magnifici Bronzi di Riace. Le coste, ionica e tirrenica. La consociamo per la ‘Ndrangheta, e in questi giorni le vicende sanitarie della Regione hanno riempito le pagine di cronaca. Abbiamo visto rimbalzare uno dopo l’altro i nomi di un possibile commissario (tra rinunce e dimissioni oggi si pare si sia arrivati alla nomina di Guido Longo, ex prefetto di Vibo Valentia e questore di Reggio). Ma questo basta a descrivere una Regione dalla storia millenaria e culla della Magna Grecia. No, ovviamente non può bastare.

Nell’instant book che vi presentiamo abbiamo chiesto a dieci calabresi di raccontarci quello “che non vediamo”. Ne è uscito un racconto sorprendente fatto di esperienze, storie, sogni, visioni, dai quali la Calabria può ripartire. Perché, come ben scrive il giornalista Giuseppe Smorto che ha curato la prefazione del book: “Per uscire dalle emergenze – che sia quella sanitaria, dei rifiuti, o criminale – la Calabria ha bisogno di una coraggiosa visione sociale ed economica, bipartisan e a rispettoso distacco dalla politica, o di quel che resta”. A leggerle queste dieci testimonianze ci viene voglia di andarci in Calabria o di ri-tornarci per chi ci è già stato ma non l'ha saputa guardare con gli occhi giusti.

L’antropologo Vito Teti ci racconta di un paesaggio “enorme e sconfinato, inafferrabile” e delle comunità resistenti che “devono tornare a vivere l’interno della regione, che non è solo geografico, ma trasversale e antropologico”.

Marina Galati socia di Banca Etica riparte proprio dalla Finanza perché “accedere al credito è un diritto, ma la finanza etica funziona solo se si lavora in rete”.

Fare impresa in Calabria non è un'impresa impossibile. Pensiamo a GOEL – Gruppo Cooperativo che ha raccolto alcune aziende in una cooperativa agricola che con il marchio “GOEL Bio” propone i prodotti delle aziende agricole che si oppongono alla ‘ndrangheta. “Abbiamo ricostruito la filiera agricola e agroalimentare", dice il presidente del gruppo Vincenzo Linarello, "riconoscendo un prezzo equo ai produttori e garantendo, conseguentemente, la sostenibilità del lavoro legale su tutta la filiera”.

Il filo conduttore in molte delle testimonianze sono i giovani. Che come spiega il magistrato magistrato Gabriella Reillo, presidente di sezione penale di Assise della Corte d'Appello di Catanzaro: “stanno sviluppando una generale coscienza antimafia. Tenerli fuori da una programmazione politica, che non solo non tiene conto dei loro bisogni ma nemmeno, ed è cosa più grave, dei loro talenti, è un errore imperdonabile”.

Ma la Calabria, insieme ai giovani, riparte dalla donne. La descrizione che ne fa don Giacomo Panizza di Comunità Progetto Sud è commovente: “Quando sono arrivato vedevo donne ancora con il cesto della spesa sulla testa, ora sono quelle che hanno fatto più strada di tutti. Sono più capaci nella politica e nella scuola, anche se vengono costrette fuori o in ruoli solo esecutivi. Non si percepisce, ma esse ne hanno consapevolezza, e tra poco si imporranno invece che rassegnarsi. Sono molto cresciute, ce n’è di grandiose. Studiano di più e al tempo stesso si relazionano con intelligenza e sentimento, soprattutto, parlano con figli, amici e parenti”.

Il giornalista del quotidiano Domani, Giovanni Tizian, il papà è una vittima innocente dall’ndrangheta, va molto sul concreto: “siamo pieni di fabbriche abbandonate, ecomostri di archeologia industriale. Riconvertiamoli, facciamo nascere musei, acquari, attiriamo le persone”.

Perché l’ambiente in Calabria è una risorsa. Non ha dubbi l’ingegnere Irene Colosimo:La Calabria può cercare nelle sue risorse e nelle sue problematiche, le opportune “win-win solutions”, ossia quelle soluzioni che siano vincenti dal punto di vista economico, ambientale e sociale allo stesso tempo, basate su un approccio integrale ed un analisi sistemica delle sue sfide più grandi”.

Le fa eco il biologo Silvio Greco che racconta l’esperienza di successo della stazione zoologica calabrese Anton Dhorn e la scuola di cucina gratuita di Bianco: “Sono queste due esperienze la dimostrazione che le idee buone trovano realizzazione, non è un problema di soldi, la questione è trovare le persone giuste”.

Ma tutto questo vale solo se anche le aziende fanno la loro parte. A dirlo una delle più grandi imprenditrici calabresi Pina Amarelli, che produce le liquirizie più buone e famose del mondo, prima donna Cavaliere del lavoro della Calabria: “L’ impresa pur essendo un presidio privato deve, e sa di avere un risvolto pubblico, rivolto agli altri: perché un’ impresa non è solo una macchina per fare profitto, ma deve avere uno sguardo attento ed essere in grado di creare una cultura del e sul territorio: che vuol dire rispetto dell’ambiente, sostenibilità”.

Allora vi vuole una vera presa di coscienza come scrive Geneviève Makaping, di origine camerunese, ma che si sente, al 100%, anche calabrese: “Votiamo per le persone per bene alle prossime elezioni, non per convenienza. Dobbiamo votare con coscienza: smettere di scegliere gli amici degli amici, smettere di scegliere per simpatia o raccomandazione. E pensare che se lasciamo affondare quello che ci sta di fianco alla fine affondiamo pure noi”.

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