Le storie di chi resta
La Basilicata alla sbarra: le associazioni portano a processo il futuro
Si celebrano in questi giorni i primi dieci anni dalla proclamazione di Matera Capitale europea della cultura 2019. Ma nel dibattito nazionale fa discutere la proposta referendaria che potrebbe spostare la città in Puglia. Così, le associazioni giovanili lucane si danno appuntamento per tenere il primo processo al futuro della Basilicata
Il 17 ottobre 2014 Matera, candidata al titolo di Capitale europea della cultura, attendeva il verdetto dei giurati europei in una piazza San Giovanni stracolma di gente. Un piccolo palco, un grande maxischermo e un’atmosfera di festa popolare, tipica dei grandi momenti che segnarono il percorso della città verso il suo anno da Capitale della cultura. Si respirava un’energia contagiosa, una sensazione di futuro luminoso e di riconoscimento internazionale per un territorio da sempre percepito ai margini.
Dieci anni dopo, le celebrazioni per l’anniversario si svolgono con uno stile più discreto e dai toni decisamente più mesti da quelli a cui Matera 2019 ci aveva abituato. Lo scenario suggestivo di un auditorium scavato nella roccia, ma con soli 140 posti. Il presidente della Fondazione Matera 2019, nonché sindaco della Città dei Sassi, Domenico Bennardi, dopo i saluti delle autorità, si allontana dal palco guadagnando velocemente l’uscita: ha urgenze più scottanti. Stando alle voci (che si sono poi avverate) i consiglieri di opposizione, ormai maggioranza in Consiglio, in quelle ore si stavano dando appuntamento al 21 ottobre per consegnare le loro dimissioni nelle mani di un notaio, portando così la città al commissariamento.
Mentre Matera festeggia il suo anniversario e il governo locale conta i suoi ultimi giorni, tornano i riflettori in città: al centro delle cronache nazionali c’è la proposta referendaria volta a spostare Matera nella vicina Puglia. Di sicuro, referendum o no, dalla Basilicata continuano ad andarsene i giovani, e l’Esodo lucano è diventato un caso nella trasmissione Report della Rai e in un’inchiesta dell’Espresso. I dati sullo spopolamento della regione sono drammatici. Già lo scorso anno, VITA aveva posto l’accento su questi trend nell’inchiesta “Basilicata, il sociale in fuga”
Il racconto degli ultimi giorni materani, in uno degli anniversari più significativi per la vita della città, offre la cifra dello sbandamento di una regione tramortita, che sembra aver rinunciato al suo futuro.
Processo al futuro della Basilicata: la sfida dei giovani
Nel giorno delle celebrazioni ufficiali per la proclamazione di Matera 2019, a Tricarico (Mt) veniva messo “sotto processo” il futuro della Basilicata. Un incontro animato da una ventina di associazioni giovanili lucane, insieme a due giovani sindaci e alcuni amministratori locali. “Una condanna già scritta o c’è ancora speranza per cambiare rotta?”
Il luogo scelto per questo incontro non poteva essere più simbolico: quella che fu l’aula di dibattimento del giudice di pace di Tricarico, in un grande edificio abbandonato per anni, recentemente assegnato dal Comune alla locale associazione di protezione civile.
Ad organizzare il dibattito è stata l’associazione Generazione Lucana, una realtà che dal 2018 si è impegnata a mappare giovani e associazioni giovanili in tutta la regione, per elaborare insieme nuove politiche giovanili. Sul sito dell’associazione era stato diffuso un video messaggio proveniente dal 2049
Un futuro ipotetico in cui i giovani lucani, compresi quelli emigrati all’estero, vengono esortati a ribaltare il loro destino grazie alla scoperta innovativa di un ricercatore lucano a Oxford: le cosiddette Onde Teta, le uniche capaci di aprire un portale spazio-temporale e ribaltare il futuro già scritto.
I giovani al tavolo dei testimoni
Nel corso dell’incontro a Tricarico, di Onde Teta se ne sono avvertite molte. Età media sotto i trent’anni, tutti giovanissimi. Le associazioni presenti hanno portato contributi concreti, idee innovative e proposte per affrontare la crisi demografica, sociale ed economica che la regione sta vivendo. Ma che è soprattutto una crisi di senso. «Ancora una volta noi giovani siamo visti come un problema in questa terra, mentre noi o siamo la soluzione o non ci siamo e saremo sempre di meno. Continuiamo a credere che con i soldi del petrolio possiamo comprare tutte le soluzioni della Basilicata, ma i giovani non si comprano. Cambiamo la narrazione, partiamo da qui e vedrete come le cose cambiano. In fondo Matera 2019 è stato un cambio di narrativa inatteso che ha generato un impatto in tutta la regione, ci dice quindi che si può fare». Miriam Matteo è di Viggiano (Pz), il comune che ospita i più grandi pozzi petroliferi della regione.
Andrea Grieco, dell’associazione NoiOrtadini di Matera, al banco dei testimoni, aggiunge: «Oltre alle parole occorre tornare a toccare la nostra terra, a sentirla nostra! Anche io ho lasciato la Basilicata per l’Università, ma quello che mi ha fatto tornare è stato sapere di poter tornare, con alcuni amici, a prendermi cura di un pezzo di terra che era abbandonato nel mio quartiere. E quando un giovane sperimenta concretamente che può prendersi cura della propria terra, può vederla cambiare con il lavoro delle sue mani, è impossibile che vada via. Anzi quanti non lucani si trasferirebbero in Basilicata se avessero idea di quanta terra che qui è a disposizione per crearsi una vita diversa?».
«È quello che è accaduto a me» commenta Danilo, di Tricarico (Mt). «Fino a qualche mese fa vivevo e lavoravo a Londra, all’inizio ero entusiasta perché sembrava tutto perfetto, le strade i servizi, ma ho deciso di tornare al paese perché qui è tutto più autentico. Le strade sono rotte e non si riparano, anche perché siamo rimasti in pochi a percorrerle, ma le opportunità ci sono: sto per iniziare un nuovo lavoro in una software house di Matera».
Egidio Nigro con l’associazione Iang a Laurenzana (Pz) negli anni del Covid ha dato il via ad una web radio a cui collaborano tutti i giovani del paese. «Ci lamentiamo che nessuno ci ascolta, ma spesso questa è la scusa per rinunciare a dire la nostra nell’attesa di poter scappare via da questa terra. Poi invece basta una radio e ti accorgi che la tua parola, le tue idee possono fare la differenza nel tuo paese».
«Io vi chiedo scusa se esco dal coro»: è la premessa dell’intervento di Pasquale Lamacchia, del Forum giovani di Potenza e presidente dell’associazione Efeso. Con la sua associazione ha creato a Potenza il primo Fablab in Italia in una biblioteca nazionale. «Io ho scelto di andarmene dalla Basilicata e sono strafelice di averlo fatto! Studio e vivo a Roma e, onestamente, non so se tornerò a vivere a Potenza dopo gli studi. Non la sento questa urgenza, ma non per questo mi sento meno innamorato della nostra terra, rispetto a voi. Sento infatti la vostra stessa voglia di continuare a spendermi per la mia terra, anche a distanza. È quello che sto facendo, sono venuto da Roma per partecipare a quest’incontro e torno a Potenza tutte le volte che l’associazione o il Forum lo richiedono. Oggi più di ieri è facile continuare a spendersi per il proprio territorio anche a distanza. Noi non siamo traditori, siamo una risorsa per la Basilicata, anche a distanza»
Fate attenzione ad insistere troppo con i romanticismi, con le restanze e le tornanze, così rischiate di mettere alla porta chi come me ha scelto di andar via, ma ha ancora tanto da dare alla Basilicata
Pasquale Lamacchia, Forum giovani Potenza
Spazi ai giovani!
Giulio Traietta, giovanissimo sindaco di Miglionico (Mt) e coordinatore Anci giovani Basilicata «Non ci sono più scuse, dobbiamo dare “spazi” ai ragazzi. Non basta dire di voler lasciare spazio ai giovani, dobbiamo davvero mettere a disposizione spazi. Le storie che raccontate qui partono quasi sempre da luoghi che le amministrazioni vi hanno affidato, e testimoniano quanto quei luoghi siano stati generativi nelle vostre vite e abbiano creato un legame con la vostra terra. Occorre ripartire da lì».
«La sentenza per questa Regione è ancora da scrivere e tocca a noi farlo, non ci basta il ruolo di teste» chiosa così Egidio Lacanna, presidente di Generazione Lucana che ha promosso l’appuntamento. «Ora vogliamo proseguire con questo format in tutti i comuni della Basilicata, incontrare i tanti giovani che spesso lavorano in solitudine. Non basta più fare rete, adesso dobbiamo fare sistema, creare relazioni stabili, portare altri giovani nelle loro sedi, mangiare insieme, solo così possiamo costruire insieme un nuovo sogno per questa terra».
E alla tavola, questa volta, ha pensato l’associazione Enotria Felix, che si occupa della divulgazione e narrazione della cultura enotria e magno-greca attraverso il cibo «abbiamo portato qui a Tricarico alcuni prodotti dei presidi slow-food lucani, dobbiamo tornare ad innamorarci del nostri prodotti, per il profondo valore sociale che il buon cibo ha in Basilicata».
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