Bari

Incendio doloso sul bene confiscato. Gli operatori: «Non ci fermiamo»

Nei giorni scorsi le fiamme hanno provocato gravi danni sui terreni confiscati alla mafia gestiti a Valenzano dalla cooperativa Semi di Vita che opera per rigenerare il territorio attraverso l'agricoltura sociale. Distrutti impianti elettrici ed idrici, a rischio coltivazioni, alberi e galline che per lo spavento non stanno facendo più le uova

di Emiliano Moccia

«Ė stato un inferno. Ė stato davvero un inferno. Spegnevamo un fuoco e ne divampava subito un altro. Abbiamo avuto paura. Per domare le fiamme, in attesa dell’arrivo dei vigili del fuoco, abbiamo strappato dei rami di albero da fico per sbatterli contro il rogo. Ci abbiamo provato, anche con l’aiuto di tante persone, tra cui il sindaco di Valenzano Giampaolo Romanazzi, che hanno spento l’incendio insieme a noi. Stiamo facendo ancora la conta dei danni, ma da un primo riscontro abbiamo visto che sono tanti ed ingenti, ma non ci fermiamo. Andiamo avanti». Angelo Santoro ha ancora le fiamme davanti agli occhi mentre racconta quello che è successo nei giorni scorsi, quando «un incendio di natura sicuramente dolosa come riscontrato dalle forze dell’ordine» ha inferto un duro colpo sull’attività che la cooperativa sociale Semi di Vita porta avanti presso la Fattoria dei Primi, 26 ettari di terreni confiscati alla mafia a Valenzano, in provincia di Bari. Un progetto di rigenerazione attraverso l’agricoltura sociale che punta a promuovere percorsi di inclusione socio-lavorativa per persone in condizioni di fragilità e, soprattutto, a trasformare un luogo simbolo di potere criminale in avamposto di lavoro, legalità, economia legale.

I terreni di Valenzano anneriti dall’incendio

Lo scorso 20 giugno, però, «le fiamme appiccate alle spalle dei nostri campi, anche perché spinte dal forte vento, hanno provocato notevoli danni alle strutture, agli impianti elettrici e idrici, mettendo a rischio coltivazioni, pollaio ed i nostri 3500 alberi piantati. Anche la roulotte che utilizzavamo come ufficio e deposito è andata completamente distrutta. Al momento, la conta parla di circa 20mila euro di danni. Ma non è solo una conta materiale, è anche morale, perché adesso dobbiamo farci forza per riprendere le attività e non fermarci» spiega Santoro. Lina, per esempio, è una delle 650 galline ovaiole che si trovavano nel pollaio nel momento in cui sono arrivate le fiamme alimentate dal forte vento. L’intervento dei volontari e dei cittadini accorsi dopo aver visto il fuoco circondare i terreni, è stato provvidenziale per salvare i volatili, anche se gli strascichi di quel momento si fanno ancora sentire sull’attività produttiva degli animali.

A causa dell’incendio, le galline del pollaio per lo spavento si sono messe in auto-protezione e non fanno più uova. Un danno rilevante per la nostra attività

Angelo Santoro, cooperativa Semi di Vita
Un volontario nel pollaio con le galline messe in salvo

«Le galline per lo spavento non stanno facendo più uova. Prima dell’incendio» rileva Santoro «ne facevano 500 al giorno, ma quanto accaduto le ha fatte mettere in auto-protezione e nei giorni successivi alle fiamme prima si sono bloccate, poi siamo arrivati a 18 uova e adesso solo ad un centinaio. Una diminuzione che per noi rappresenta un danno enorme, visto che la produzione e vendita di uova, ovviamente biologiche ed allevate a terra, rappresenta il core business della nostra attività, attraverso la rete dei negozi che abbiamo costruito in un anno e presso il nostro punto vendita in via Capurso».

vita a sud

L’incendio, dunque, dopo essere divampato nei pressi del pollaio ha «bruciato i cavi elettrici e l’impianto di irrigazione. Con l’ausilio dei trattori» prosegue il presidente di Semi di Vita «portiamo l’acqua agli oltre 300 alberi tra melograni e noccioli che con 40 gradi sotto al sole non possono restare senza un supporto idrico. Siamo arrabbiati. L’incendio è di natura dolosa, ma non sappiamo se si sia trattato di un atto contro di noi o meno, stiamo attendendo le relazioni degli organi competenti. Dalle telecamere si vede che non è partito dai nostri terreni ma da quelli alle nostre spalle. Ė un momento complicato, anche per questo abbiamo attivato una raccolta fondi perché abbiamo necessità di ripristinare gli impianti elettrici ed idrici. E vogliamo proseguire le nostre attività di agricoltura sociale in questo territorio». L’area andata distrutta veniva anche utilizzata come location in cui la cooperativa organizzava cene ed eventi serali, incontri con gruppi scout e associazioni, sempre finalizzati a sensibilizzare ed animare la comunità sui temi della legalità, dell’antimafia e dell’agricoltura sociale.

Una parte del terreno andata distrutta dalle fiamme

Anche per questo, non si è fatto attendere l’intervento di Avviso Pubblico, l’associazione nata con l’intento di collegare ed organizzare gli Amministratori pubblici che si impegnano a promuovere sui rispettivi territori la cultura della legalità e della cittadinanza responsabile. «Il caso di Valenzano è estremamente grave, perché si colpisce un bene confiscato e la volontà della società civile di occuparsene» dice Corrado De Benedittis, coordinatore provinciale di Avviso Pubblico e sindaco di Corato. «A infastidire è la dimostrazione che si può combattere la mafia a colpi di legalità. È chiaro che in questo modo si vuole scoraggiare altre cooperative e altre istituzioni locali ad occuparsi di questi beni pubblici. E a tutto questo ci si deve opporre con forza».


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