Aree interne
Rogliano, una delle più piccole biblioteche del mondo insegna i giovani a restare
È in Calabria una delle più piccole biblioteche del mondo dove arte e "restanza" si intrecciano. Siamo a Rogliano, in provincia di Cosenza, qui, grazie al poeta e performer Daniel Cundari, è nata la Piccola Biblioteca di Cuti. L’antidoto all’apatia è la contaminazione, e lo spopolamento si contrasta con la cultura
di Lory Biondi
Non a Brooklyn né a Manhattan, ma a Cuti. Anche in un luogo minuscolo, piccolo, in via di spopolamento, si può fare qualcosa che dialoghi con il mondo. È lo spirito della Piccola Biblioteca di Cuti, fondata e diretta dal giovane poeta e performer Daniel Cundari che nasce nel rione storico di un piccolo paese della Calabria interna, Rogliano, in provincia di Cosenza, incastonato tra le colline del Parco Nazionale della Sila.
La Piccola Biblioteca di Cuti è una World’s Smallest Library, opera come contenitore di libri e idee dal 2023, anche se da molti anni ospita artisti, viaggiatori e scrittori. Dalle pietre di un luogo che è stato una vineria, un filatoio di lane, ma ancor prima l’ultima cellula clandestina del partito monarchico in Calabria e un deposito di derrate alimentari durante la guerra, sono passati, tra gli altri, il percussionista Alfio Antico, il cantautore Peppe Voltarelli, il chitarrista Francesco Loccisano, l’antropologo e scrittore Vito Teti e il violinista Rares Morarescu. «Nel momento in cui si riaccende la luce in questa piccola biblioteca», racconta Cundari, «qualcosa di magico accade. È un posto che ha avuto tante storie e queste storie fanno un genius loci. La Piccola Biblioteca di Cuti è un luogo minimo, piccolo, che può essere angusto e scomodo. Ci si può sedere a terra o anche su un libro. Il difetto è una delle sue caratteristiche».
I posti a sedere sono, infatti, meno di trenta. Chi la visita si sorprende nel trovare libri rari e originali che possono essere presi in prestito gratuitamente, ma anche oggetti della tradizione e di modernariato. La Piccola Biblioteca, che Cundari gestisce attraverso l’omonima associazione culturale, ospita mostre di artigiani, organizza eventi e residenze artistiche, intesse reti con altre associazioni. Al centro della sua azione, la diffusione del libro in una regione in cui si legge pochissimo e la valorizzazione delle tradizioni della Calabria, a partire dal dialetto. «C’è necessità di narrare, con grande senso della realtà, la nostra ricchezza, che può essere anche rurale, legata ad elementi antichi e obsoleti. Sta a noi farli rivivere, attualizzarli nel contemporaneo, con una luce nuova».
Ed è ciò che Cundari fa con la sua arte. Narratore plurilingue, molto apprezzato all’estero, è precursore e inventore del repentismo cutise, una scienza/spettacolo originata dal canto d’improvviso. Usa il dialetto, la sua poesia è diretta. I suoni della lingua calabrese rendono aspri e forti i suoi versi e questa forza gli ha fatto ottenere diversi riconoscimenti come il Premio Lerici Pea e il Premio Pericle d’Oro. Daniel ha pubblicato una decina di libri, ha lavorato in giro per il mondo soprattutto nel settore enogastronomico, ma non ha mai abbandonato l’idea di tornare in Calabria e restare a Cuti. «Quando si parla di restanza si rischia di non capirsi, restare può essere un fatto eroico, ma solo per chi lo narra; per chi resta è uno sforzo che richiede passione e abnegazione», racconta Cundari. «Lavorare in campo intellettuale, in Calabria, è molto difficile. Al giorno d’oggi si deve riuscire a narrare la nostra terra in modo alternativo, utilizzando le reti sociali, non attraverso una pornografia dell’immagine, un lamento, un pianto continuo, bensì offrendo il bello, quello che abbiamo. E cosa abbiamo qui? Un’agricoltura rigogliosa, una natura selvatica accattivante e la cultura. Quando vado fuori porto la mia valigia piena di libri e narro questi luoghi».
Cundari lamenta una solitudine che è la solitudine propria dell’intellettuale, ma anche quella di paesi interni che stanno andando incontro ad uno spopolamento senza ritorno. La Svimez stima che, nel 2080, si registrerà una perdita di oltre 8 milioni di residenti nel Mezzogiorno. Il deserto già si tocca con mano nelle zone dell’entroterra calabrese che restituiscono immagini di saracinesche abbassate e case abbandonate.
La luce di Cuti, però, continua a brillare come tante altre piccoli luci sparse nei territori del Sud, forse ad indicare una nuova rotta in cui il piccolo ha ancora qualcosa di autentico da dire, da raccontare. «Con una docente universitaria di origini calabresi che insegna a Roma e in Spagna», spiega Cundari, «istituiremo tra pochi giorni una residenza d’artista, autofinanziata, e una borsa di studio per premiare un artista internazionale e un ragazzo o un ragazza di questi luoghi».
Tante altre iniziative sono in programma in questo nuovo anno, mentre Cundari ha in lavorazione due nuovi libri e uno spettacolo con il chitarrista Daniele Fabio: un viaggio musicale e poetico nella grande letteratura, con incursioni in diverse lingue e in dialetto calabrese.
«In Calabria», continua Cundari, «si soffre e spesso emerge solo mediocrità, il bello c’è, ma appassisce presto, anche perché mancano i maestri e le guide. Ci sono tante persone straordinarie, che fanno un grande lavoro. Bisognerebbe contaminarsi e creare un’interazione attiva».
La Piccola Biblioteca di Cuti è, dunque, un antidoto all’apatia e un luogo in cui si possono ascoltare, gratis, storie d’amore o poesie come questa.
Nférnu o Paradìsu?
‘Un mi ne frìca nente.
Scêgliu a tíe.
Inferno o Paradiso.
M’importa poco.
Scelgo te.
* Tratta dal libro “Nell’incendio e oltre”. Premio Lerici Pea al miglior poeta nei Dialetti d’Italia.
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