Inclusione
In Calabria nascono mappe che connettono le comunità
Un percorso sperimentale, quello che ha portato alla nascita delle “Mappe dal Basso”, strumento di conoscenza dei territori di Lamezia Terme, Tortora e Praia a Mare, comunità fragili nei quali la presenza di realtà come “Comunità Progetto Sud” e la cooperativa sociale "L’Ulivo fanno ogni giorno la differenza
Chi non si è dilettato da piccino a giocare con quei disegni che apparivano una volta uniti tutti i puntini? Basta, però, immaginare che i puntini siano persone, coloro che giornalmente scendono in campo per fare la differenza in territori che hanno bisogno di attenzione, ed ecco che l’immagine che affiora è quella di comunità che sanno prendersi cura di chi le anima.
È proprio da questa considerazione che sono nate le “Mappe dal basso”, esercizio di auto-riflessione in più tappe, durato due anni, che ha condotto al disegno di una mappa territoriale di Lamezia Terme ed una di Tortora e Praia a Mare, ricostruendo e visualizzando la relazione tra le organizzazioni sociali e il loro territorio di riferimento, per meglio comprendere il loro posizionamento nello spazio e nel tempo e offrire alle comunità locali e alle istituzioni pubbliche una diversa chiave di lettura del territorio, appunto “dal basso”.
Se leggiamo anche il rovescio della mappa, ci accorgiamo che proprio lì, tra luci e ombre, sta l’idea del lavoro che gli operatori fanno nel territorio
Andrea Pase, ordinario di Geografia all’ Università di Padova
Un lavoro che parte dagli operatori sociali e dall’intervento che fanno sul territorio l’associazione “Comunità Progetto Sud” di Lamezia Terme e la cooperativa sociale “L’Ulivo” di Tortora, il cui lavoro si anima nei territori di Lamezia Terme, di Praia a Mare e Tortora. Due realtà, aderenti al Coordinamento Nazionale Comunità Accoglienti, in modo specifico il Cnca Calabria, che in questa particolare cartografia vengono unite da tanti puntini a cui corrisponde un’unità di intenti, studiata e analizzata secondo tre macro aree: la disabilità, quella più antica quella prima mondiale su cui lavora “Progetto Sud”, le dipendenze e, tra le più recenti, quella delle migrazioni.
Una proposta da considerare anche come provocazione, quella di mappare il territorio dal punto di vista sociale, per avere una restituzione rispetto all’importanza di quello che abbiamo davanti a noi.
«È importante per noi come operatori sociali e come organizzazioni che operiamo sul territorio», afferma Francesca Fiorentino, presidente del Cnca Calabria, «perché a volte rispondiamo ai bisogni, ma non abbiamo la contezza rispetto a come e dove ci muoviamo, ma neanche della grandezza dei bisogni a cui dobbiamo rispondere. Questo è importante per chi ci guarda dall’esterno al fine di comprendere quali interventi siano necessari sul territorio, ma anche del movimento che avviene nello spazio che abitiamo, sia in termini di offerta di servizi ma anche di comprensione dei fenomeni sociali. È stata una sfida accettare per primi di indagare il territorio dal punto di vista geografico. Un’operazione che al Cnca piace perchè le sfide sociali sono quelle che affrontiamo con gioia in quanto è quello che la società ci chiede».
Ma come immaginare queste mappe in relazione alle comunità?
«Chi non ha fatto l’esperienza di chiedere a Google Maps di cercare un luogo e, nonostante la precisione della risposta, finire in qualche stradina dispersa non sapendo più dove si è? Ecco», spiega Andrea Pase, ordinario di Geografia all’ Università di Padova, «le mappe servono a trovare la strada, a darci una visione complessiva su come ci si muove sul territorio, ma anche sul lavoro che è stato fatto, in questo caso dalla Comunità “Progetto Sud” e da “L’Ulivo” a Lamezia e Tortora provando a costruire una mappa del territorio sociale e delle relazioni sociali».
Due i livelli sui quali le mappe hanno lavorato
«Prima di tutto il livello che attiene all’analisi rispetto alla capacità di comprensione su quello che si sta muovendo oggi sul territorio», aggiunge Pase. «Ma anche quello del privilegio da un lato e dei punti di frattura dall’altro, così come dei luoghi in cui emergono elementi di crisi ambientale. In questo modo è emersa una cartografia di un territorio colmo di significato, e questo tanto per la pianura lametina quanto per la costa di Tortora. Si è, poi, fatto un ulteriore ragionamento rispetto alla presenza concreta di queste due realtà, comunità che hanno avuto il modo e il tempo di individuare i punti in cui intervenire. Dalle mappe si capisce la capacità di queste due realtà di costruire reti di relazioni con il territorio. Chiaramente emergono anche le criticità, peraltro esistenti in tutti quei luoghi in cui i punti di crisi sono dovuti alla disgregazione sociale, alle difficoltà ambientali o relazionali. In tutti questi casi ci viene chiesto di intervenire».
Ma cosa si è potuto osservare sul territorio e sotto quali aspetti si è guardato alla comunità ?
«Siamo riusciti a ricostruire quella che è la relazione tra l’ente e il territorio, qual è l’azione che svolgono e, soprattutto, qual è l’impatto che si ha in zone più centrali come anche periferiche. Una sorta di posizionamento nel tempo e anche nello spazio», spiega Isabella Saraceni, referente del Cnca Calabria per il progetto “Mappe dal Basso”, «che ci consente di avere una lettura del territorio diverso, appunto partendo “dal basso”, cioè da chi agisce e da chi lavora concretamente nei luoghi. I risultati ottenuti riguardano, da una parte la stessa organizzazione, dall’altra la popolazione locale alla quale si offre la possibilità di avere una lettura visiva di come quell’ente ha agito su quel territorio e su quali fenomeni sociali è andato a intervenire, generando per esempio benessere per la comunità. Possiamo senza dubbio definirlo uno strumento sperimentale e innovativo, che speriamo possa essere diffuso su più larga scala».
Mappe che partono “dal basso” per ripartire dal tema della comprensione
«Il comprendersi ha a che fare con tutto ciò che riguarda la vita», sottolinea in conclusione Alessia Pesci, consigliera del Cnca nazionale, «quindi il comprendere la vitalità del territorio, che cosa succede al suo interno. D’altronde la storia ci insegna che non comprendere, non essere compresi porta alla morte. Le guerre ce lo stanno dimostrando, ci parlano di confini, di spazi di incomprensione. Invece, qui vogliamo dare evidenza ai luoghi, agli spazi in cui possiamo capirci e andarci incontro».
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