In Calabria la transizione ecologica passa per la ricerca in mare

«Il desiderio era quello che il mare di Amendolara, luogo poco esplorato e conosciuto, da tutti i punti di vista, diventasse il nuovo epicentro della ricerca mediterranea sulle scienze marine». Lo dice con orgoglio Silvio Greco, che nella sua Calabria ci crede e ci ha sempre creduto.

di Maria Pia Tucci

La Calabria ha la sua stazione zoologica Anton Dohrn. Ad Amendolara, nell’ alto Jonio Cosentino. Direttore, dopo averla voluta fortemente, è Silvio Greco, biologo marino, dirigente di ricerca e già direttore della sede romana del più importante Ente di ricerca marina italiano, quinto in Europa e diciassettesimo su settantasettemila nel Mondo.

«Il desiderio era quello che il mare di Amendolara, luogo poco esplorato e conosciuto, da tutti i punti di vista, diventasse il nuovo epicentro della ricerca mediterranea sulle scienze marine». Lo dice con orgoglio Silvio Greco, che nella sua Calabria ci crede e ci ha sempre creduto.

La cosiddetta Secca di Amendolara è un’ isola sommersa che la leggenda vuole identificare con la Ogigia narrata da Omero, quel punto di bassa dove Calipso avrebbe trattenuto Ulisse nel suo viaggio di ritorno verso Itaca.

Ora quel posto del mito è sede della Stazione zoologica Anton Dhorn. Mai prima d’ora, nonostante i 780 Km di costa, la Calabria aveva avuto un ente pubblico di ricerca che si occupasse di studiare il suo mare.

Sono stati avviati partenariati e convenzioni con le Università calabresi e si sta definendo un accordo di collaborazione con ARPACAL, che si aggiungono alla partecipazione del Comune di Amendolara e della regione Calabria.

«Un hub a cui potranno accedere ricercatori italiani e stranieri, come ha sottolineato il Prof. Roberto Danovaro, Presidente della stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli – per i quali è stata lanciata una call finanziata con 2milioni 850mila euro per far arrivare in Calabria coloro che vogliono fare ricerca in mare, mettendo a disposizione tutti gli strumenti innovativi di cui la stazione di Amendolara è dotata»

Ad occuparsene, a tempo pieno invece, saranno 25 ricercatori, a terra ma anche a bordo di Vettoria, una motonave oceanografica; scandaglieranno tutto quello che ruota intorno alla ricerca scientifica marina, partendo dalla pesca per arrivare alle biotecnologie marine e ai nuovi farmaci dal mare.

Un investimento totale di circa dieci milioni, sei milioni sulle attrezzature, compresi gli strumenti di alta tecnologia, tra i più efficaci, per trovare le nano plastiche anche nelle matrici alimentari.

Due anni di studio, lavoro e progettazione e dal marzo 2021 l’ inizio delle attività con l’obiettivo di tutelare e valorizzare uno dei gioielli naturalistici della Calabria.

E la sorprendente natura di queste profondità non ha tardato, anzi si è subito rivelata in tutta la sua imponente bellezza e nel suo valore scientifico. Durante prima uscita in mare l’ecoscandaglio di precisione – con un robot sottomarino guidato da remoto – , in dote alla Stazione zoologica di Amendolara, ha individuato, a 100 mt dalla superficie del mare, banchi di corallo nero e rosso.

Una rarità soprattutto per i fondali sabbiosi che caratterizzano queste latitudini.

E sono molte le scommesse che partono dalla stazione zoologica Anton Dohrn di Amendolara quella «scientifica e culturale – dice il direttore Silvio Greco – . Innanzi tutto far crescere la consapevolezza che mantenere l’efficacia e l’efficienza dell’ecosistema marino significa mantenere alto il livello della salute della nostra specie, in second’ordine fare nuove scoperte, per contribuire alla conoscenza».

«Qui nascerà un grande acquario del Mediterraneo e una sala didattica destinata alle scuole e a chiunque voglia migliorare le proprie conoscenze sul mare». «E inoltre – conclude Greco – stiamo predisponendo con l’Assessore Gallo, assessore regionale all’agricoltura e pesca, un progetto per la carta vocazionale dei mari calabresi, per rispondere con rigore scientifico a chi deve poi gestire la cosa pubblica».

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