Società
Il museo nei Sassi che prova a capovolgere Matera
Il Tam è un museo d’arte contemporanea nel cuore dei Sassi di Matera, città da cui prende il nome, ma invertendo l’ordine delle sue prime tre lettere. Un gioco di parole che è anche la sfida dei giovani che lo animano: capovolgere la narrazione del primo patrimonio Unesco del Sud
A Matera si definiscono “Generazione Unesco”, sono i nati attorno al 1993, anno in cui gli antichi Rioni Sassi furono riconosciuti Patrimonio dell’Umanità. Tra loro ci sono Mauro, Dario, Debora, Silvia, Alessandro e Chiara, soci di Torretta Srl impresa sociale che ha dato vita al Tower Art Museum – Tam. Una coincidenza che non è frutto di una semplice casualità, il Tam è infatti il primo manifesto pubblico di una generazione che sente sempre più stretta la “retorica del riscatto”, che ancora oggi incornicia – ad uso turistico – Matera unicamente nel suo passaggio da “vergogna nazionale” a patrimonio universale.
Dario Colacicco, classe 1992, è tra i protagonisti del Tam. Dice: «L’obiettivo del museo è ribaltare il racconto della città, che spreme il concetto di “vergogna” in toni, spesso, solo narcisistici, di un passato che appartiene come habitus alle nuove generazioni. Penso che sia nostra responsabilità, invece, raccontare una città viva e produttiva anche nel settore artistico per evitare una musealizzazione dannosa e irreversibile».
La torre della disobbedienza. Il museo nasce all’interno di un bastione che fa parte della cerchia muraria sorta dopo il popolamento del Sasso Caveoso, conosciuta anche come Torre del Capone. L’idea di farci un museo nasce nel 2018 a Mauro Acito, rientrato a Matera dopo alcuni anni vissuti tra Venezia e Bruxelles. L’antica torre appartiene alla sua famiglia dal 1973, anno che segue lo spopolamento dei Sassi, in cui gli antichi Rioni versano ancora in uno stato di totale abbandono. «Quando abbiamo rotto il lucchetto che chiudeva la Torre ci sembrava di essere stati catapultati a Jumanji», racconta Mauro. «Edera e vegetazione infestante ovunque, muri zuppi di umidità e muffe. Stavamo scoprendo un posto unico e abbiamo subito avuto chiaro che le opzioni erano due: trasformare quei luoghi nel b&b più bello del mondo, oppure aprire il nostro museo di arte contemporanea».
Un museo nella torre più affascinante dei Sassi, scelta non scontata in una città che ormai sembra interamente vocata alla turistificazione del suo centro storico, ma che ha imparato a conoscere l’impresa “disobbediente” di Mauro e dei suoi amici seguendo il loro canale YouTube “Volevo solo aprire un museo”.
Il dietro le quinte di un museo. Sessantacinque video pubblicati su Youtube che raccontano storie, disavventure e suggerimenti dei sei giovani materani alle prese con la creazione della loro impresa sociale. Un serie di video “How to” che doveva durare solo pochi episodi, ma che invece ha testimoniato in presa diretta circa quattro anni di intoppi burocratici e difficoltà, conditi dall’ immancabile autoironia degli autori. Emerge così uno spaccato reale di cosa significhi fare impresa sociale e culturale al Sud. L’obiettivo, ampiamente raggiunto, era quello di creare una community che seguisse il dietro le quinte della nascente impresa, tra incomprensioni burocratiche e problemi quotidiani. Una comunità che ha avvertito l’importanza sociale, diremmo politica, del museo che tardava ad essere inaugurato e non ha esitato a sostenerne l’apertura con una campagna di crowdfunding.
Il primo dicembre 2022 finalmente è stata aperta al pubblico la quasi totalità del museo, con l’idea di iniziare a fare disseminazione sul territorio e mettere a terra idee, progettualità e contatti sviluppati negli anni e far circuitare così artisti, creativi e makers italiani ed europei a Matera.
Sociali per scelta, il perché di una “ragione”. Torretta Srl impresa sociale punta a produrre contenuti culturali in Basilicata nella convinzione che la produzione culturale possa, attraverso interventi mirati, attenuare processi di turistificazione e rendere socialmente più sostenibili le dinamiche di sviluppo locali.
«Per fare questo abbiamo ritenuto sin da subito che la ragione sociale che più si confaceva alla nostra idea di impresa fosse quella della “impresa sociale in forma societaria”: la nostra idea si è da subito scontrata con resistenze inevitabili», racconta Dario Colacicco. «Ancora oggi, a diversi anni dal lancio della riforma del terzo settore, in Basilicata ci sono solo due imprese sociali in forma societaria: da questo deriva una totale mancanza di possibilità di confronto, di crescita e di conoscenza delle nuove opportunità da parte di professionisti ed uffici (come la Camera di Commercio, ad esempio)».
Negli ultimi anni la società si è concentrata sull’apertura del Tam, un museo d’arte contemporanea privato nel cuore dei Sassi all’interno del quale vengono prodotte due mostre l’anno con artisti nazionali, internazionali e locali.
Ultradizione, buona la prima! Il Tam ospita in questi mesi la sua prima mostra, “Ultradizione”, con lavori di giovani esponenti italiani della street art, del fumetto e delle arti digitali: Canemorto, Momo, Studio Antani e Ultravioletto + Dottor Pira. Affrontano il tema della tradizione, di quanto ci sia di inventato in essa e di quanto le narrazioni facciano le città, spesso creando dal nulla o ingigantendo una fantomatica autenticità a uso e consumo del mercato turistico.
La visita avviene in due tempi, e tra i due c’è lo spazio di un’esplorazione urbana al di fuori dei grandi flussi turistici. Si inizia in via Ridola 13, la via principale della città storica rinascimentale e barocca, dove ha sede la biglietteria e un bookshop con una selezione ricchissima e ricercata di libri, fumetti e pubblicazioni d’arte. Si scende, accompagnati, al piano inferiore per la visione di un video introduttivo nella saletta proiezioni. E poi si attraversano i vicoli dei Sassi per raggiungere la Torre che ospita le opere d’arte.
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