Bari
Il docufilm che racconta un mondo dove il volontariato ha smesso di esistere
Il docufilm “Prima dov’ero”, realizzato dal Csv San Nicola e curato dal regista Mauro Maugeri, racconta un domani distopico, in cui il volontariato ha smesso di esistere, e cerca di capire come la società reagirebbe a una tale scomparsa
«Secondo me le cause sono state la mancanza di comunicazione e il fatto di esserci sentiti soli. Ci siamo disabituati a parlare, a chiedere aiuto, ci siamo confinati in una stanza con i cellulari, con i computer, senza più chiedere all’altro “come stai?”, “cosa pensi?”. Abbiamo pensato di poter andare avanti da soli e così il volontariato è scomparso». La voce fuori campo che accompagna le immagini, apre il giro di interviste ai volontari e alle volontarie che nel corso degli anni hanno dedicato parte del loro tempo per aiutare gli altri attraverso le attività delle loro associazioni. Ma ormai anche l’ultima associazione di volontariato ha chiuso per sempre. Era l’unica rimasta in Italia. Sopravviveva a Bari fino a dieci anni fa. Adesso, però, è tutto finito. La Puglia e l’Italia intera sono rimaste senza volontari, prive di questa figura di cerniera tra le necessità e le problematiche delle persone più fragili ed il resto della comunità, delle istituzioni, dei possibili interventi che possono essere adottati per migliorare la qualità della vita di chi è in affanno.
Il docufilm “Prima dov’ero” apre un interrogativo importante e soprattutto crea un clima di tensione su quello che può essere il futuro dei nostri territori. Perché il lavoro del regista Mauro Maugeri racconta un domani distopico, in cui il volontariato ha smesso di esistere, e cerca di capire come la società reagirebbe a una tale scomparsa, sollecitando una serie di riflessioni sul ruolo del Terzo settore. Sul suo posizionamento nella vita di tutti i giorni delle persone che ne ricevono benefici, in termini di intervento, e di coloro che si dedicano agli altri, all’ambiente, alla cultura, agli animali, a titolo gratuito, mettendo a disposizione tempo, competenze, passioni. Per realizzare questo lavoro, il regista ha immaginato di tornare nel capoluogo pugliese e di rintracciare alcuni volontari per parlare con loro.
Il docufilm racconta un domani distopico, in cui il volontariato ha smesso di esistere, e cerca di capire come la società reagirebbe a una tale scomparsa, sollecitando una serie di riflessioni sul ruolo del Terzo settore
La narrazione con i volti e le voci dei volontari intervistati è scandita da tre momenti chiave: le cause, le storie, le visioni, con immagini di archivio inedite che raccontano quello che facevano, le loro attività a disposizione dei più deboli. I volti e le voci degli intervistati comunicano molto. Sofferenza, disagio, rabbia per non essere riusciti a salvare il volontariato, per essere stati abbandonati, per essere capitolati lasciando tutto rincorrendo il proprio lavoro, il proprio tempo, le proprie aspirazioni. «Non credete che il volontariato sia una casa persa» dice una volontaria, a cui fanno seguito le parole di un’altra giovane operatrice: «Bisogna testimoniare quello che è stato, proprio attraverso la testimonianza di ognuno di noi, le nuove generazioni possono capire la bellezza di quello che abbiamo vissuto».
Il docufilm “Prima dov’ero” è stato realizzato dal Csv San Nicola nell’ambito del progetto “Generi Culturali” con la finalità «di far capire il ruolo importante che il volontariato ha nei nostri territori pugliesi e in tutta Italia» spiega Rosa Franco, presidente del Centro di servizio al volontariato San Nicola. «Spesso abbiamo bisogno di provocare, di sollecitare, perché i volontari sono sempre gli stessi, non c’è più un cambio generazionali tra loro. Con questo docufilm vogliamo far capire le ricadute, il danno che vivremmo se il volontariato dovesse sparire». Secondo i dati dell’Istat dello scorso anno, in Italia sono oltre 4,5 milioni i volontari che si prendono cura gratuitamente del prossimo. Numeri che sembrano essere distanti dal racconto distopico del docufilm, ma che non possono lasciare tranquilli nessuno.
«A mancare non è la sensibilità, ma il fatto che il volontariato è più fluido rispetto al passato, più mordi e fuggi, ed i ragazzi in particolare non aderiscono facilmente ad associazioni già costituite o costituite da loro stessi» aggiunge Franco. «L’appartenenza a qualcosa, anche ad un’organizzazione più strutturata che richiede tempo e disponibilità, è vista come una responsabilità, come qualcosa di impegnativo». Il problema, dunque, è molto più profondo e richiede un’analisi particolare. «C’è una difficoltà a tutti i livelli, anche nel volontariato, a vivere relazioni e sentire che l’altro è parte di me. Ė un problema educativo, non soltanto legato alla famiglia, che ha preso il sopravvento sulla comunicazione verbale. Si fa fatica, l’appartenenza non la si sente più come prima. Invece, noi nasciamo come relazioni, ma oggi non c’è più questa consapevolezza».
C’è una difficoltà a tutti i livelli, anche nel volontariato, a vivere relazioni e sentire che l’altro è parte di me. Ė un problema educativo, non soltanto legato alla famiglia, che ha preso il sopravvento sulla comunicazione verbale
Rosa Franco, presidente Csv San Nicola
Anche per questo, il lavoro che fanno i Csv «non è più legato solo all’erogazione di servizi» conclude Franco «ma anche a sviluppare un’attività culturale, educativa con i volontari per creare maggior senso di appartenenza e maggiori relazioni». Le immagini finali di “Prima dov’ero” tranquillizzano lo spettatore, dicendo appunto che quanto visto è frutto della fantasia, che per fortuna «le associazioni di volontariato italiane sono ancora in attività». Ma l’ultima didascalia contenuta nel docufilm lascia un’amara riflessione: «L’idea, però, che tutto questo possa accadere non è poi così lontana dalla realtà».
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