Il diritto di esistere, a Brindisi il registro per l’identità di genere

Il Consiglio Comunale della città pugliese ha approvato l’istituzione dei registri di autodeterminazione di genere (identità alias) che permetterà alle persone trans e non-binarie di scegliere il proprio nome d’elezione, e non quello anagrafico, sui documenti

di Emiliano Moccia

Il suicidio della insegnante transgender non ha lasciato indifferente nessuno. Soprattutto la comunità Lgbtqia+, che in quel gesto estremo, accompagnato da un testo pubblicato sul blog della professoressa Cloe Bianco, ha letto con sgomento gli effetti che gli atti di discriminazione, derisione ed emarginazione sul luogo di lavoro possono provocare su una persona a causa della propria identità di genere. Anche per questo, lo scorso mese di ottobre in occasione del “Nude Art Fest”, La Collettiva Trans Femminista Queer Brindisi e il Circolo Arci Community Hub di Brindisi hanno preso un impegno che adesso si è presto trasformato in realtà: l’istituzione dei registri di autodeterminazione di genere (identità alias) da parte del Consiglio Comunale, che permetterà alle persone trans e non-binarie di vedere il proprio nome d’elezione – e non quello anagrafico, nel quale non si riconoscono – su “ogni atto, documento, dichiarazione, certificazione di pertinenza dell'amministrazione comunale”.

«Una delle questioni che abbiamo affrontato durante il “Nude Art Fest” è stata proprio quella della transizione ed abbiamo deciso di prendere un impegno con tutta la comunità. A scuoterci» spiega Luciana Bova, portavoce de La Collettiva Trans Femminista Queer Brindisi «è stato anche il caso dell’insegnante transgender che lo scorso anno si è suicidata proprio a causa della sua identità di genere. Abbiamo capito che era il momento di fare qualcosa ed abbiamo inviato a novembre alle istituzioni competenti una proposta in merito all’istituzione del registro alias, portata in consiglio comunale dalla consigliera Anna Maria Calabrese».

La seduta dell’assise è stata piuttosto turbolenta, con l’opposizione che si è battuta per bocciare la mozione. Ma alla fine «abbiamo portato a casa una vittoria importante con l’avvio del registro per l’identità alias che, per quanto rappresenti solo un primo passo verso l’abbattimento della transfobia nelle istituzioni, costituisce un fondamentale strumento di autodeterminazione per le soggettività trans e non-binarie. In questo momento, il Governo italiano sta mettendo da parte il tema dei diritti» evidenzia Bova «per questo era importante che un’istituzione, come quella del Comune di Brindisi, lanciasse un segnale. Anche perché c’è molta ignoranza su questo argomento».

Dopo le città di Milano e Lecce, dunque, è ancora una volta la Puglia a registrare un ulteriore passo in avanti verso il riconoscimento dell’identità della popolazione transgender. «Ci vorrebbe qualcosa a livello nazionale, ma in questo momento è davvero difficile, quindi ben vengano questi riconoscimenti a livello locale. Così come sarebbe necessario approvare una norma contro l’omofobia e la transfobia, perché c’è tanta violenza nei confronti delle donne transgender». A Brindisi, adesso, si attende solo l’entrata in funzione dei registri di autodeterminazione di genere approvati da consiglio comunale nei giorni scorsi.

«Essere riconosciuti con il proprio nome d’elezione è fondamentale. Vuol dire garantire il diritto di esistere come identità, vuole dire permettere alle persone trans e non-binarie che subiscono quotidianamente forme di marginalizzazione, discriminazione e invisibilizzazione di uscire dalla invisibilità» conclude Bova. «Non riconoscere istituzionalmente il genere e il nome prescelti avrebbe voluto dire continuare a negare alle persone trans il diritto di esistere nello spazio pubblico».

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