Sostenibilità
Il design in Sicilia non porta solo bellezza, ma anche sviluppo sostenibile
Dalle trebbie di birra agli scarti di caffè per realizzare bioplastiche green che danno vita a giocattoli, passando dalla lavorazione del pizzo a tombolo e dalle ceramiche. Sei i Comuni siciliani in cui Fondazione Messina ha chiamato a raccolta un network internazionale di creativi, dando vita alle "Jurnate del design". Non un evento, ma un laboratorio del futuro, nel quale si intrecciano tradizione, economia sociale e sviluppo sostenibile
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Non una semplice iniziativa, un evento o una manifestazione che, una volta spente le luci, vede calare il sipario lasciando alle comunità solo il bel ricordo di un giorno, un week end, di una settimana da consegnare alla memoria. Com’è nelle corde di Fondazione Messina, la cui visione guarda sempre a interventi che lasciano un segno nel territorio, consegnando nelle mani della comunità la responsabilità di un cambiamento che diventa tesoro da proteggere e contribuire a far crescere. Ancor di più oggi, quando la parola chiave è “design”.
Abbiamo sempre visto la Sicilia come incubatore di futuro dove, parlando di design, si sviluppano pratiche di ascolto, condivisione, rigenerazione e innovazione
Gaetano Giunta, Fondazione Messina
Messina, Palermo, Mirabella Imbaccari, Roccavaldina, Salina e Novara di Sicilia i Comuni trasformati in un laboratorio del futuro capace di fare innamorare dell’arte orafa di Messina, ibridata con la maestria artigiana del pizzo a tombolo di Mirabella Imbaccari, mentre la ceramica siciliana, come le nuove bioplastiche green, realizzate dagli scarti della lavorazione della birra e del caffè, raccontano il lavoro che “Fondazione Messina” sta portando avanti e sperimentando a Roccavaldina, in provincia di Messina, diventando parti di giocattoli o prodotti da bar, oltre a vasi, tappi e altri oggetti. Senza dimenticare le meravigliose stampe per tessuti ispirate al pizzo a tombolo, la cui lavorazione può essere utilizzata come elemento terapeutico e di cura, così come la progettazione di una sala immersiva riesce a valorizzare le specificità del territorio di Novara di Sicilia.
Comuni che non sono inseriti nei consueti giri turistici, se non mirati a conoscere percorsi di rinascita culturale e imprenditoriale, ma che i più giovani stanno conoscendo sempre di più grazie a chi crede in loro e investe nella capacità di pensare a un futuro creativo, ma anche sostenibile.
Come fa da tempo “Fondazione Messina” con il patrimonio siciliano attraverso la prima edizione delle Jurnate del Design, varate insieme a The Playful Living, un team creativo che ha base a Milano ed è il cuore di un network internazionale di designer di fama. Un’occasione per trasformare i prescelti territori della Sicilia in luoghi magici nei quali vivere e intepretare il design non come pura esperienza estetica, ma come progettazione ed espressione di artigianato, tradizione, culture locali e, insieme, di innovazione, tecnologia, economia sociale, sviluppo sostenibile.
Sette in tutto i laboratori che hanno avuto come sede la sezione Oreficeria e Architettura del Liceo artistico Basile di Messina, la sezione Moda dell’Istituto Onnicomprensivo “Dalla Chiesa” di Caltagirone, l’Istituto Verona Trento di Messina, l’associazione “Vivere l’Architettura” di Palermo, l’Università di Palermo, il Caffè Barbera di Messina e l’azienda produttrice di giocattoli “Italtrike”. Luoghi in cui si è potuto avviare la progettazione non solo di oggetti che incarnano i diversi genius loci, ma anche nuovi modi di viverli, fra modernità e saperi antichi.
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«Una prima edizione che ha entusiasmato tutti», afferma Gaetano Giunta, fondatore di “Fondazione Messina”, «anche grazie alla collaborazione fattiva di questo gruppo di designer con cui collaboriamo da tempo, condividendo con loro la passione per quello che facciamo. Sentivamo, però, la necessità di strutturare questa collaborazione con la creazione di un collettivo interno alla fondazione, grazie al quale dare vita a una “design week internazionale” della quale parleremo presto. Questa prima settimana del designer siciliano è stato e vuole essere uno spazio di incontro di giovani siciliani ed evolverà in un evento permanente, ciclico, con cadenza biennale, che un anno sarà di progettazione, mentre l’altro di mostra dei prototipi».
Solitamente gli eventi, le manifestazioni si pongono un obiettivo anche per sancire la fine del progetto. In questo caso?
Vedo tutto molto lontano perchè lo abbiamo pensato come percorso che non vuole terminare. La logica è quella che attiene a un processo di infrastrutturazione, ciò che sottende al senso del “design center”.
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Un processo che si anima anche grazie Luca Fois, di “The Playful Living”, cofondatore del Master Internazionale “Design for Kids&Toys” di Poli.design di Milano.
«Non ci piace il “one shot”», sottolinea Fois .«Amiamo, invece, i processi che stimolano la produzione di valore. Esperienza dopo esperienza, ovviamente poi si migliora. Quello che è accaduto in Sicilia è l’esempio di quanto è successo con la “Milano Design Week”, partita in sordina, piccola piccola negli anni ’70, e che adesso è e rimane la più importante iniziativa del genere nel mondo. Le “design week” funzionano quando nascono dal basso con una progettazione dall’alto, cioè con il design che guida, ma non si sostituisce alle risorse del territorio. A Milano è forte perché c’è una partecipazione, nell’elaborazione di questo evento, di una tale quantità di soggetti che portano contenuti. E questo vuole essere in Sicilia, dove c’è un enorme patrimonio culturale e anche di progettazione. Qui c’è sicuramente una struttura industriale produttiva minore, ma vince un’anima artigianale piccola ma molto qualificata, che può giocare d’ora in poi sempre di più un ruolo non solo locale, ma nazionale, anche internazionale».
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C’è una differenza con quanto accade oltre lo Stretto?
Le altre iniziative simili alla nostra solitamente presentano tutti gli anni progetto, prodotto, e niente più. Per noi design vuol dire progetto, cultura e metodo di progetto. Parliamo di concept, di progettazioni, di visioni. Importante, quindi, stimolare la creatività locale, a partire dai licei, non solo dall’università e dai professionisti. Crediamo di favorire nel tempo anche la formazione di una consapevolezza creativa e progettuale importante.
Qual è la definizione più bella del design?
«Direi trasformare visioni anche utopiche in progetti reali e fattibili», conclude il creative director di “The Playful Living”, «dove la fattibilità ha tre pilastri: sostenibilità ambientale, sostenibilità sociale e sostenibilità economica. Senza questi tre elementi rimangono solo parole. Il design è bello proprio per questo doppio aspetto, di teoria e pratica, ma non è mai solo l’uno o l’altro. Se volessi fare una differenza con Milano direi che al nord siano un po’ abituati e viziati, mentre altrove scatta la molla del fare, la passione del volere agire. Ecco, credo che quello che potrebbe caratterizzare il progetto di “Fondazione Messina” è l’amore, la passione per il territorio».
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