Welfare
I ragazzi tracciano nuove traiettorie urbane varcando i muri
Un’esplorazione dello spazio urbano ludico-performativo, che ha consentito a 70 ragazzi e ragazze di riappropriarsi del proprio territorio alla scoperta della costa Sud palermitana. Una residenza d’artista che fa parte del progetto “Traiettorie urbane”, selezionato da Con i Bambini, nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, e cofinanziato da Fondazione EOS Edison Orizzonte Sociale
Cosa succede quando un muro smette di proteggere e comincia a dividere, chiudere ed escludere? E cosa, di ciò che protegge o nasconde, non possiamo conoscere?
Domande le cui risposte, se arrivano dai ragazzi e dalle ragazze, possono essere sorprendenti. Segna un’altra tappa il progetto “Traiettorie Urbane”, selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile e cofinanziato da Fondazione EOS Edison Orizzonte Sociale. Un percorso volto a promuovere la crescita sociale e il benessere educativo attraverso un’offerta educativa, culturale e sportiva costruita con e per i giovani di età compresa tra gli 11 e i 17 anni residenti in sei quartieri del capoluogo siciliano – Zisa, Noce, Danisinni, Kalsa, Sant’Erasmo e Romagnolo – lavorando per la creazione di nuove azioni partecipative e la promozione di nuove forme di protagonismo per i giovani che vivono e abitano negli assi territoriali interessati da un nuovo percorso di valorizzazione dell’esistente e trasformazione territoriale.
“Ti voglio un bene pubblico” è il titolo della residenza artistica che ha visto l’Ecomuseo Museo Mare Memoria Viva coinvolgere la coreografa e danzatrice Elisabetta Consonni in un’esplorazione dello spazio urbano ludico-performativo in cui 70 studenti di tre classi, una del liceo scientifico "Ernesto Basile" e due dell’istituto comprensivo statale "Giuseppe Di Vittorio" – divisi in squadre, si sono scatenati a trovare percorsi, soluzioni e idee per uscire dalla trappola iniziale di uno spazio pubblico chiuso, riscoprendo la costa Sud palermitana, straordinario litorale pieno di contraddizioni e di ostacoli alla piena accessibilità, vivibilità e socialità.
Luoghi proibiti all’accesso comune, la cui scoperta ha dato modo ai ragazzi e alle ragazze di comprendere alcuni concetti, come quelli pubblico e privato, giusto e sbagliato, solo per fare qualche esempio, attraverso escursioni che hanno dato loro l’opportunità di fare ingresso laddove non si entra mai, scavalcando cancelli, passando attraverso buchi nel muro o tra le inferriate fatte arrugginire apposta per distogliere l’attenzione da quegli abusi edilizi che nascondono proprietà sorte senza alcun permesso lungo gran parte di un tratto di tutta la fascia costiera su cui si affacciano i quartieri Settecannoli, Romagnolo e Sant’Erasmo.
«La cosa interessante – racconta Elisabetta Consonni, i cui lavori per spazi convenzionali mirano a espandere la pratica della coreografia cercando dispositivi performativi volti a incorporare una ricerca tanto artistica quanto antropologica e sociologica – è stato ascoltare loro e scoprire cosa pensano. Paolo, studente del liceo Basile, per esempio, ci ha condiviso il suo arrivare davanti a un cancello, pensare di scavalcarlo ma, quando ha visto che era aperto, è tornato e ci ha detto: «Abbiamo visto il mare!!!!». Per noi il mare è scontato ma, per loro che molto spesso non lo hanno mai visto, soprattutto nel quartiere in cui abitano, è una scoperta emozionante».
Tantissime le domande che hanno creato una situazione di euforia generale durante le fasi di un gioco progettato in collaborazione con Sara Catellani, anche lei danzatrice.
Per Mattia, altro studente del liceo “Basile”, partendo dalla constatazione che gli interventi abusivi hanno impedito non solo l’accesso ma anche la visione del mare, facile completare la frase «Se il mare di tutti…” con “allora è di nessuno, quindi ancora di tutti».
Senza dimenticare che quello in cui si è deciso di intervenire è anche un tratto storico di litorale palermitano dove un tempo c’erano i “Bagni di mare”, quelli minerali dei Fratelli Pandolfo o i Virzì che nel secondo Ottocento erano un fenomeno alternativo alla villeggiatura estiva nelle ville di campagna di Palermo, quando, appunto “il mare era di tutti”, Luoghi di ristoro alternativi allo stabilimento balneare liberty di Mondello, da allora a oggi gestito dalla società italo-belga.
«È stato emozionante vedere le loro reazioni – dice Cristina Alga, presidente dell’associazione “Mare Memoria Viva”, che ha curato questo progetto portando avanti un’azione che si svilupperà in tre anni -. Questa è la prima di tre residenze artistiche, esperimento che abbiamo portato avanti per vedere come funzionano le pratiche artistiche partecipative, che poi sono quelle in cui vengono coinvolti gli abitanti. L’idea è vedere come, invitando degli artisti a lavorare sul territorio insieme a ragazzi e ragazze e a co-creare esperienze, opere collettive, si può contrastare la povertà educativa, fare inclusione e attivare quella che chiamiamo "consapevolezza urbana". Conoscere, quindi, la città per sentirsi cittadini e cittadine. Elisabetta viene dal mondo della danza, è una coreografa che da un po’ di anni si è spostata a lavorare dal palco allo spazio urbano pubblico, facendo di quest’ultimo non una location ma un luogo di indagine e di interazione per conoscere la città attraverso il corpo. “Ti voglio un bene pubblico” è stato realizzato a Milano, Bergamo e Modena, ma Palermo è la prima volta al Sud».
La privazione degli spazi pubblici, dunque, il tema che ha ispirato questa residenza d’artista.
«Il valore educativo di questo lavoro con i ragazzi e le ragazze – prosegue la presidente dell'associazione "Mare Memoria Viva" – è stato riflettere su cosa vuol dire privato, pubblico, diritti, città. cosa vuol dire appropriassi di uno spazio, quali sono le regole e i confini, le possibilità, cosa è giusto e cosa è sbagliato. In una città come Palermo sono domande di non facile risposta, soprattutto in questo quartiere. Ovviamente segue il tema dei varchi a mare, del mare negato dall’inquinamento, ma anche dalle recinzioni e dalle villette private costruite sul lungomare. Abbiamo lavorato su questo, ma più in generale su cosa è legale e su cosa illegale, su cosa è disobbedienza civile, su quali sono i confini che a volte sono sfumati. Fate conto che qui ci sono gli allevamenti abusivi di pitbull e cavalli utilizzati per combattimenti e corse. Lo scopri girando un muro, in angoli “ammucciati” (nascosti), ma solo se qualcuno te lo dice».
Importante anche la narrazione del processo avvenuto.
«Fanno tutto i ragazzi. che alla loro età hanno tanto coraggio, si intrufolano dove ci sono barriere. Li ha stimolati molto questo senso di libertà, il “possiamo varcare i confini”. Dopo ogni momento di interazione si tornava al museo e c’era sempre il cerchio di parole in cui si provava a ragionare sull’ esperienza fatta, Altrettanto importante, per l’esito finale, il grande valore educativo costituito dal processo. Quello che mi sembra importante sottolineare – conclude la Alga – è che il lavoro con gli artisti non è qualcosa di elitario, accessorio, snob. Molti di loro fanno tanto quanto gli educatori e le educatrici, usando il linguaggio della creatività, della scoperta, del gioco con grande capacità di coinvolgimento».
Un percorso che passa dalla consapevolezza e dall’esperienza per notare e far notare ciò che si dà per scontate quando vivi in un territorio con determinate caratteristiche. E che, all’interno di Traiettorie Urbane ha realmente creato i presupposti per rendere i ragazzi responsabili del loro ambiente e del loro modo di abitare, facendoli essere cittadini attivi e consapevoli del loro presente ma soprattutto di un futuro nel qual riappropriarsi del proprio territorio.
Un progetto che nasce da un’idea di CLAC ETS, Associazione "Mare Memoria Viva" e Fondazione EOS Edison Orizzonte Sociale. Forte la partnership che lo sta mettendo in atto e della quale fanno parte il Centro Diaconale “La Noce” – Istituto Valdese, i Cantieri Culturali alla Zisa ETS, la Comunità di Danisinni ETS, Booq, SEND, Handala, U’Game, Edi Onlus, Cpia Palermo 1 – Nelson Mandela, IC Antonio Ugo, Maghweb e l’Ufficio del Garante dei Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del Comune di Palermo.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.