Diritti
I diritti si colorano di speranza con il Carnevale sociale di Palermo
Tradizionale solo nei costumi e nei colorati cortei, ma particolare il Carnevale Sociale che circa cinquanta, tra associazioni e scuole, hanno organizzato per parlare di diritti negati. A dare il via alle sfilate è stato il Cardinale di Palermo, mons. Corrado Lorefice, sottolineando il valore degli spazi di aggregazione per i più giovani, che dobbiamo accompagnare per aiutarli a capire che «non ci si diverte facendosi del male»
Fatine con immancabile bacchetta magica, ma anche tante principesse per nulla alla ricerca del principe azzurro, pronte a sfidare il coraggioso Superman o il simpatico Hulk di turno.
È senza dubbio la festa per eccellenza dei più piccoli, l’occasione per vestire i panni del personaggio del cuore, liberi di gridare, saltare, cantare e dare libero sfogo a tutta la loro fantasia. Sorridenti e desiderosi di rubare un pezzetto di scena anche i genitori, orgogliosi del successo del costume, avendo contributo anche loro a realizzarlo esaudendo i desideri dei propri pargoli.
A Palermo, però, da ben sedici edizioni, il Carnevale è non solo multiculturale, ma anche sociale e attraversa i territori più problematici parlando di diritti con le persone che vivono nei quartieri più periferici della città, dove operano associazioni, scuole e parrocchie che partecipano all’organizzazione, realizzando i costumi e coinvolgendo la gente del luogo, italiani e stranieri senza distinzione alcuna.
Le fragilità dei nostri giovani non ci devono spaventare, ma farci desiderare di stare più vicino a loro, ascoltando il loro mondo
Mons. Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo
“Unə per tutt3 tutt3 per unə” il tema di quest’anno che invita a riflettere sul fatto che solo la solidarietà, il senso di responsabilità collettiva e le lotte comuni ci permettono di prenderci cura di noi stessi e delle persone più fragili e continuare a costruire una comunità rispettosa dell’unicità di ciascuno.
Un Carnevale che offre spunti di riflessione per costruire percorsi che coinvolgano non solo i soliti attori
«Tutto quello che oggi le nuove generazioni devono ricevere da noi adulti», ha detto l’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice, dando il via al Carnevale sociale, – «è un segnale di incontro nel segno dell’attenzione, della cura e della vera gioia. Credo che sia un messaggio molto forte rispetto alle fragilità dei più giovani che, come abbiamo visto nell’ultimo periodo a Palermo, hanno perso di vista il fatto che non ci si deve divertire facendosi del male con la violenza attraverso l’uso delle armi, sino alla predazione delle ragazze più fragili. Il Carnevale può essere una delle opportunità per offrire spazi di incontro e convivialità vera ai più giovani, ma soprattutto per stare dentro la loro vita, senza paura delle loro fragilità e dei linguaggi altri rispetto ai nostri».
In tutto circa cinquanta le realtà che in questa edizione si sono ritrovate insieme a rivendicare non solo il diritto di essere più leggeri.
«Ci prendiamo questi tempi per festeggiare assieme», è il coro unanime delle associazioni, «e soprattutto per parlare di diritti mancanti come il diritto alla pace, il diritto ad avere una casa e un lavoro, a un ambiente salubre e a vivere in un mondo pulito, il diritto alla salute, alla cultura e a poter esercitare liberamente le proprie scelte di vita».
Capo e Ballarò, i quartieri che hanno inaugurato il programma di cortei e sfilate che animeranno i territori sino al 13 febbraio, seguiti da Kalsa, Zen e Cep, Sant’Erasmo e Montepellegrino e Borgo Vecchio, Sperone, Noce e Danisinni. Tappe alle quali quest’anno si aggiungono anche Catania, con il quartiere San Cristoforo e via Etnea, unendosi al comune di Partinico dove il carnevale sociale ha sempre sconfinato.
«La cosa altrettanto bella delle sfilate», dice Lara Salomone, presidente dell’associazione “Handala” che ha coordinato il programma, «è stata la parte relativa ai laboratori che abbiamo tenuto nelle scuole che si sono unite alla manifestazione. Sono state occasioni per preparare le sfilate, le parate, la coreografia curata da Emilia Guarino che ha animato alcune piazze, ma anche per parlare di diritti secondo le diverse esperienze e culture. Quello che stiamo vivendo a Palermo in questi giorni è veramente spettacolare».
Creare ponti che uniscano territori problematici, nell’immaginario collettivo “a perdere”
Arrivano da San Berillo, con l’associazione “Trame di Quartiere”, i ragazzi di uno dei territori tra i più difficili di Catania, per una sorta di gemellaggio tra i due contesti siciliani.
«Noi lavoriamo sull’educativa di strada», racconta Luca Tanzi, uno dei soci dell’associazione, «provando a rendere lo spazio che gestiamo un luogo di eventi e attività culturali, quindi più coinvolgenti a livello cittadino. Palermo e Catania si uniscono al messaggio lanciato dal Carnevale sociale, partecipando alla parata del capoluogo siciliano per poi ospitarla nel nostro territorio. Un’occasione per interagire, diventando forza assoluta e concreta contro ogni genere di disagio».
Le foto dell’edizione 2024 del Carnevale sociale sono dell’autrice dell’articolo.
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