Politica
Foggia, la città stanca chiamata a votare contro la mafia
Il 22 e 23 ottobre Foggia torna al voto dopo due anni di commissariamento a causa dello scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose. Roberto Montà, presidente di Avviso pubblico, chiede alla politica di «selezionare la classe dirigente in maniera appropriata» e invita associazioni e terzo settore ad impegnarsi
Il 22 e 23 ottobre la città di Foggia torna al voto. Un voto importante, vitale, per tutta la comunità, che arriva dopo due anni di commissariamento a causa dello scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose alla cui guida c’era l’ex-sindaco della Lega Franco Landella, al secondo mandato consecutivo. Il tempo non sembra aver cambiato il clima che si respira per le strade, le piazze, i quartieri, i luoghi di incontro. Rassegnazione, stanchezza, indifferenza corrono quasi di pari passo con povertà, devianza giovanile, disoccupazione, insicurezza, presenza della criminalità organizzata.
Per questo, l’appuntamento di ottobre è di quelli che possono contribuire a cambiare il destino di un territorio che nonostante le potenzialità e la forte vivacità culturale, sociale e solidale, continua a farsi conoscere solo per gli episodi negativi, di cronaca nera, di mafia. Non a caso, la relazione prefettizia che spinse il Consiglio dei Ministri a decretare lo scioglimento dell’Amministrazione Comunale di Foggia rilevava forme di contiguità degli amministratori locali con esponenti delle consorterie mafiose: dal coinvolgimento in inchieste con la presenza di soggetti criminali, fino alle frequentazioni e parentele con appartenenti ai clan e alle cointeressenze economiche con imprese in odore di mafia.
«Credo che la città di Foggia, come tutte le esperienze dei Comuni sciolti per infiltrazioni mafiose, ha sicuramente bisogno di un atto di responsabilità di tutte le forze politiche nell’andare a selezionare la classe dirigente in maniera appropriata. Allo stesso tempo, alla reazione della politica serve un desiderio di riscatto da parte dei cittadini. Si deve comprendere che un’Amministrazione libera dalle relazioni criminali, libera da interessi privati, libera dalla volontà di soggiacere a dinamiche mafiose, è un’Amministrazione che garantisce meglio i diritti».
Roberto Montà è il presidente di Avviso pubblico, l’associazione nata con l’intento di collegare ed organizzare gli amministratori pubblici che si impegnano a promuovere sui rispettivi territori la cultura della legalità e della cittadinanza responsabile. Oggi il sodalizio raggruppa 550 enti nella rete, ma quello di Foggia non ne fa parte. Anche se l’attenzione di Avviso pubblico nei confronti del capoluogo Dauno è sempre molto alta.
La città di Foggia ha bisogno di un atto di responsabilità di tutte le forze politiche nell’andare a selezionare la classe dirigente in maniera appropriata
— Roberto Montà
Anche perché suona come un rinnovato allarme quanto scritto nella relazione presentata ieri dalla Direzione investigativa antimafia, con riferimento al secondo semestre del 2022 in provincia di Foggia. «La mafia foggiana starebbe dimostrando un’elevata capacità di penetrazione nel tessuto imprenditoriale e all’interno degli Enti locali come documentato dagli scioglimenti per infiltrazioni mafiose di importanti Consigli Comunali tra i quali, più di recente, quello di Foggia». Nella relazione è sottolineato come «l’approccio marcatamente imprenditoriale dell’infiltrazione mafiosa è ricavabile dalla capacità dei vari clan di stare al passo con la modernità, assumendo le caratteristiche di una mafia camaleontica in grado di essere contestualmente rozza, feroce e affaristicamente evoluta». Di qui, la necessità di proporre per la due giorni elettorale di ottobre candidati sindaci e liste di consiglieri comunali “puliti”, il cui curriculum sia verificato attentamente dalla commissione parlamentare antimafia.
Ma un ruolo determinate per questa tornata amministrativa viene dato anche alla società civile, a chi è impegnato nel sociale, nel volontariato, nella cooperazione. «Mi auguro» prosegue Montà «che i cittadini di Foggia, le associazioni, il mondo della chiesa, il terzo settore, abbiano questo scatto e contaminino e scelgano di posizionarsi ed impegnarsi all’interno della politica locale, da qualunque parte ritengano di riconoscersi. Perché viviamo una condizione molto pericolosa: quello del consenso è un tema che mette in contraddizione istituzioni e mafiosi, perché tutti cercano di avere consenso. Se vanno a votare sempre meno persone» rileva il presidente di Avviso pubblico «il voto pesa; la capacità di controllare il voto è più forte in questi contesti da parte delle organizzazioni criminali. Noi, invece, dobbiamo fare in modo che non ci siano delle Amministrazioni che abbiano una stretta dipendenza o relazione con quei mondi, perché non saranno mai delle Amministrazioni libere e non gestiranno mai nell’interesse pubblico, con la disciplina e l’onore che chiede la Costituzione italiana».
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Al momento sono cinque i nomi che aspirano alla carica di sindaco della città di Foggia. Ma se i tre candidati delle liste civiche – Antonio De Sabato, Nunzio Angiola e Giuseppe Mainiero – da diversi mesi si muovono nell’organizzare incontri, dibattiti, presentazioni di idee, per i due candidati espressione delle grandi coalizioni di centro-destra (Raffaele Di Mauro) e di centro-sinistra (Maria Aida Episcopo) si è dovuto attendere fino a pochi giorni fa, nonostante i due anni di commissariamento abbiano dato tempo e modo di organizzare al meglio le varie forze politiche e la diffusione dei programmi da illustrare.
Ma cosa dovrebbero fare come primo atto il nuovo sindaco, la nuova giunta ed il rinnovato consiglio comunale in tema di trasparenza, legalità, azioni di antimafia, per iniziare a scrollarsi di dosso la cappa che ha sommerso ed infangato la macchina amministrativa? «Il compito è arduo, ma credo che dovrebbe presentare alla città un piano strutturato antimafia che comporti investimenti culturali mirati alla memoria delle vittime di mafia e alla sensibilizzazione nelle scuole, così come gli investimenti nella rigenerazione dei beni confiscati» evidenzia Michele Abbaticchio, vice-presidente di Avviso pubblico ed ex-sindaco di Bitonto, in provincia di Bari. «Occorre ricostruire la speranza di una città sfiduciata e dare, costantemente, l’esempio nelle azioni quotidiane da parte della giunta comunale in primis. La comunità deve poter contare sulla classe politica e dirigente. Consiglio anche la massima attenzione al sostegno ai deboli e agli emarginati, perché è lì che la mafia trova linfa per l’omertà e per il suo esercito di spacciatori. Non esistono priorità più importanti in questa fase storica».
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