Salute

Foggia, chatto ma non parlo. Studenti dipendenti da social e alcol

I ragazzi di età compresa tra i 14 ed i 18 anni delle scuole del capoluogo Dauno hanno risposto ad un questionario realizzato dall’equipe territoriale dell'associazione Emmaus con l'obiettivo di avere una fotografia sulla situazione giovanile legata a dipendenze da social, tecnologiche, gioco d’azzardo, uso di sostanze

di Emiliano Moccia

Ci sono ragazzi che utilizzano lo smartphone per più di cinque ore al giorno, fino a tenerlo in mano per tutta la durata della giornata. Giovani che per divertimento fanno uso abituale di cannabis, ma non disdegnano di sperimentare sostanze stupefacenti come marijuana o hashish. Studenti e studentesse che puntano i soldi avuti con paghette o piccoli lavori in giochi d’azzardo, scommesse, slot machine, poker online. Mentre il consumo degli alcolici è in continua evoluzione, facendo registrare una riduzione del divario di genere, in passato molto più netto. Ed uno degli aspetti che crea maggior allarme è la difficoltà di comunicare, di parlare, di cercare un confronto verbale, affidando le proprie parole a chat e messaggi sui cellulari.

Un momento della presentazione del rapporto

Quello descritto è il quadro che rappresenta una buona fetta di studenti e studentesse delle scuole superiori di Foggia che sono stati coinvolti nel progetto “Dipendenze patologiche e adolescenti” realizzato dall’equipe territoriale Emmaus, che nel capoluogo Dauno da oltre 40 anni si occupa di dipendenze, mondo giovanile, fragilità. Con questo studio, quindi, gli operatori hanno voluto fare una «fotografia sulla situazione giovanile legata a dipendenze da social, tecnologiche, gioco d’azzardo, uso di sostanze. Creando anche un collegamento tra le dipendenze da alcol e quelle da droga» spiega Barbara Angelillis, autrice della pubblicazione nonché docente di Statistica e analisi dei dati presso Università degli Studi di Foggia e Lum “Giuseppe Di Gennaro”.

I ragazzi restano vittime del caos generato dai social, in generale dai nuovi mezzi di comunicazione, sostituendo quella verbale a quella sociale

Barbara Angelillis, autrice della ricerca
Al centro, Barbara Angelillis, autrice della pubblicazione

L’associazione Comunità sulla strada di Emmaus e la Fondazione Siniscalco Ceci-Emmaus, dunque, hanno aderito all’iniziativa proponendo un questionario tra le scuole secondarie di secondo grado della città di Foggia, coinvolgendo ragazzi di età compresa tra i 14 ed i 18 anni di età. Fai uso di sostanze? Con quale frequenza? Quanti euro spendi per i giochi? Cosa fai su internet? A queste domande hanno risposto studenti e studentesse, facendo emergere un quadro piuttosto allarmante: forte utilizzo di social, telefono e internet, accompagnati da un uso a volte incontrollato di alcol, spesso assunto in grandi quantità in un tempo ristretto. «L’obiettivo è quello di ricavare utili indicazioni per la redazione di un piano di intervento in perfetta sinergia con i docenti delle scuole e con le famiglie al fine di coordinare programmi sui rischi reali per salute psichica e fisica dell’adolescente e puntare sulla prevenzione attraverso il dialogo e altri metodi di intervento» evidenzia Angelillis. «La nostra indagine rispetta i dati a livello nazionale. La gioventù di oggi è cambiata rispetto al passato, è più dipendente dai social, passa molto tempo davanti ai dispositivi, soprattutto il cellulare, che il 46,72% dei ragazzi dichiara di non usare per telefonare. Questo potrebbe avallare la tesi sul problema della comunicazione verbale degli studenti. I ragazzi restano vittime del caos generato dai social, in generale dai nuovi mezzi di comunicazione, sostituendo quella verbale a quella sociale».

vita a sud

Anche l’utilizzo degli alcolici mette in evidenza un fenomeno da leggere con attenzione. «Il 55,42% degli intervistati ne fa uso, mentre il 44,58% no. Disaggregando per genere» aggiunge Angelillis «si nota come lo scarto è basso, la percentuale di uso è più alta nelle studentesse, con il 27,79%, rispetto alla percentuale degli studenti con il 27,63%. Il fenomeno dell’uso di alcolici non solo è in continua evoluzione, ma si riduce il divario di genere, in passato molto più netto». Per quanto riguarda il mondo delle dipendenze da sostanze, «i dati dimostrano che il 38,78% dei ragazzi fa uso tutti i giorni di sigarette, mentre il 18,78% consuma tutti giorni energy drink. Per quanto riguarda i consumi settimanali, il 47% circa consuma birra, il 41,98% aperitivi alcolici e il 32,21% superalcolici. Tra le sostanze stupefacenti, la più utilizzata è la marijuana o hashish con il 31,60% che ne fa uso più volte all’anno. Circa il 16% degli studenti utilizza farmaci o oppiacei almeno una volta all’anno».

Il fenomeno dell’uso di alcolici non solo è in continua evoluzione, ma si riduce il divario di genere, in passato molto più netto

Barbara Angelillis, autrice della ricerca
L’equipe territoriale di Emmaus

L’indagine, dunque, ha fatto leva su 700 questionari somministrati negli istituti scolastici, di cui sono stati raccolti il 93,57%. «La popolazione obiettivo è stata buona, quindi si possono considerare i dati rappresentativi e molto attendibili dal punto di vista della correttezza del campione» conclude Angelillis. I dati però innescano una serie di riflessioni e considerazioni su cui operare, soprattutto in un’ottica di riduzione del danno e di prevenzione. «La nostra finalità è di evitare che si arrivi in comunità facendo prevenzione» rileva Antonio De Maso, direttore generale della Fondazione Siniscalco Ceci-Emmaus. «Per fare questo, occorre andare nelle scuole, parlare con i ragazzi che in teoria sono potenziali utilizzatori di droghe e di altre forme di dipendenza, perché al giorno d’oggi non parliamo più solo di droga, ma di alcol o di gioco d’azzardo».

Photo by Robin Worrall su Unsplash


Scegli la rivista
dell’innovazione sociale



Sostieni VITA e aiuta a
supportare la nostra missione


17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.