Ambiente
Ecomafia, se il foggiano diventa una discarica illegale di rifiuti
Aumentano in provincia di Foggia i ritrovamenti di tonnellate di rifiuti urbani ed industriali abbandonati, carcasse di auto rubate, pneumatici lasciati lungo le strade. Una situazione preoccupante che denuncia il fenomeno di aggressione ambientale da parte delle organizzazioni criminali, come evidenzia il lavoro degli ispettori ambientali del corpo civile Civilis e di Legambiente Puglia
La provincia di Foggia utilizzata come discarica illegale di rifiuti. Di ogni genere. Cumuli di scorie solide urbane ed industriali alti come colline, carcasse di auto cannibalizzate lasciate tra i sentieri del Gargano o nella periferia del capoluogo Dauno, pneumatici abbandonati lungo le strade della Capitanata. Un fenomeno di aggressione all’ambiente spesso associato all’attività malavitosa delle organizzazioni criminali, che aggrediscono il territorio trasformandolo in discarica a cielo aperto per i rifiuti provenienti da altre regioni. Mettendo a serio rischio anche la salute dei cittadini. «Proprio poco fa abbiamo rinvenuto 35 carcasse di auto completamente cannibalizzate nella periferia di Foggia, ad un km dal centro cittadino. Possibile che nessuno in questo periodo abbia mai visto nulla? Il problema ecomafia esiste ed è ben presente nel nostro territorio». Giuseppe Marasco è il comandante nazionale degli ispettori ambientali del corpo civile Civilis.
Girano in lungo e largo le strade della Capitanata per difenderle dalle aggressioni ambientali e per individuare nuove discariche illegali di rifiuti. Come gli ultimi ritrovamenti avvenuti nei giorni scorsi a Manfredonia nella zona dell’ex “Bagni Romagna”, a pochi metri dal mare, dove sono state rinvenute una centinaia di tonnellate di ecoballe sversate sulla strada. «Anche in quella occasione si è trattato di ecomafia. Abbiamo controllato tra i rifiuti: bolle ed i documenti» spiega Marasco «confermavano che tutto il materiale proveniva dalla Campania, dalle zone di Giuliano, Somma Vesuviana o Napoli. Questi criminali, per risparmiare, anziché portare i rifiuti all’interno degli inceneritori accatastano le balle piene di rifiuti di ogni genere e le sversano nel foggiano. E’ una situazione tragica, che non risparmia alcuna zona della Capitanata. Da Foggia a San Severo, da Cerignola al Gargano. Purtroppo le forze dell’ordine fanno di tutto per controllare il territorio, ma sono sotto organico».
E’ un fenomeno di aggressione all’ambiente spesso associato all’attività malavitosa delle organizzazioni criminali, che aggrediscono il territorio trasformandolo in discarica a cielo aperto per i rifiuti provenienti da altre regioni
Con 40 unità di volontari, gli ispettori ambientali del corpo civile Civilis monitorano l’intera provincia di Foggia e ogni volta che si imbattono nel ritrovamento di rifiuti, allertano le forze dell’ordine che poi intervengono prontamente. «Dal 2023 ai primi giorni del nuovo anno» evidenzia Marasco «abbiamo registrato circa 50 siti di rifiuti, ma non potrei quantificare quante tonnellate erano perché erano davvero tanti. Purtroppo, troppo spesso, le aree messe sotto sequestro giudiziario non sortiscono gli effetti sperati, perché solo in due circostanze abbiamo assistito alla bonifica dei siti inquinati, che spesso sono di privati. E l’aspetto che più mi fa rabbia e preoccupa sono gli incendi che vengono appiccati alle carcasse di auto o ai rifiuti, che possono provocare anche gravi danni alla salute delle persone». Come quando furono date alle fiamme le ecoballe abbandonate nel piazzale dell’ex-azienda Cianci alle porte di Stornarella. «I rifiuti accumulati» conclude Marasco «avevano la grandezza di due campi di calcio. Non avevo mai visto una cosa del genere. Per non parlare dei rifiuti e delle carcasse abbandonate lungo fiumi e torrenti, provocando l’inquinamento delle acque. La domanda che mi pongo è quanti altri luoghi più o meno nascosti sono invasi da rifiuti di ogni genere».
Che la situazione sia altamente preoccupante lo rileva anche l’ultimo dossier “Ecomafia”, l’annuale rapporto di Legambiente, realizzato in collaborazione con le forze dell’ordine, che racconta le storie di delinquenza ambientale. La Puglia, per esempio, occupa il terzo posto tra le regioni italiane con 3.042 reati accertati (il 9,9% sul totale nazionale), 984 sequestri effettuati, 2.714 persone denunciate e 62 arrestate. Nel ciclo illegale dei rifiuti la provincia di Foggia è al sesto posto con 182 infrazioni accertate. «Il problema esiste ed è reale ed è ampiamente certificato da quello che riferiscono le forze dell’ordine e che viene poi documentato nel nostro rapporto “Ecomafia”. Il vero problema è che è un fenomeno che non si ferma, che restituisce un’immagine preoccupante nel territorio foggiano in cui vengono abbandonati centinaia di rifiuti nelle campagne» aggiunge Daniela Salzedo, direttrice Legambiente Puglia. «L’ecomafia sfrutta anche la conformazione dei territori, come in questi casi. Dobbiamo lavorare per favorire una maggiore presa di coscienza da parte delle comunità, ci vuole più collaborazione, una rivoluzione, una rivendicazione da parte della società civile».
Anche perché in questi anni «le forze dell’ordine stanno svolgendo un grande lavoro sul territorio, sono impegnate in azioni investigative, ma serve anche un approccio culturale diverso per cambiare le cose. La vicinanza con la Campania agevola purtroppo questo fenomeno. I rifiuti abbandonati sono pericolosi sia perché creano un danno ambientale e sia perché provocano problemi sociali. Il rapporto di Legambiente ci aiuta a prendere visione del problema e dobbiamo lavorare per dare una giusta dimensione al tema dell’ecomafia. Dobbiamo parlarne, perché l’omertà non aiuta. Non dobbiamo aver paura di denunciare queste cose» termina Salzedo «dobbiamo essere compatti».
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