Non profit
È nato a Catania il Forum provinciale del Terzo settore
Sono in tutto 14 le associazioni della Sicilia orientale che hanno unito le loro forze per dare vita al Forum del Terzo settore di Catania. Per il suo portavoce, Dario Gulisano: «Uno strumento pronto a rivendicare un ruolo attivo nella co-progettazione delle politiche pubbliche cittadine»

Trasversale, inclusivo, attento alle istanze del territorio, ma soprattutto pronto a farsene carico ponendole come priorità all’agenda politica. Obiettivi forse ambiziosi, ma sui quali il neonato Forum provinciale del Terzo settore di Catania, non intende indietreggiare.
Faremo da pungolo nei confronti delle istituzioni locali, mettendo a disposizione le competenze consolidate e maturate sul campo dai nostri operatori
Dario Gulisano, portavoce Forum del Terzo settore di Catania
E lo farà forte del fatto che, a farne parte, sono 14 associazioni, espressione di diversi ambiti sociali, realtà laiche e cattoliche, cooperative sociali e soggetti impegnati nella tutela degli interessi diffusi, il cui valore si esprime ed emerge ogni giorno attraverso il loro impegno a fianco dei più fragili.
«Partiamo col dire che Catania è una realtà abbastanza dinamica», afferma il suo portavoce, Dario Gulisano, «un mondo ampio, un grande percorso associazionistico, con molte realtà che operano al suo interno. Nella prima relazione programmatica abbiamo posto degli obiettivi che sono di natura prettamente generale, ma intendiamo occuparci di numerose emergenze, dalla dispersione scolastica alla povertà educativa, dalle dipendenze alla disabilità, dal tema delle periferie a quello della rigenerazione urbana. Questo perchè crediamo in una società pienamente inclusiva, a misura di uomini e donne».

A fare parte del Forum del Terzo settore di Catania, la cui sede operativa è in corso Sicilia 111, sede delle Acli del Comune etneo, al momento sono: Acli, Adas, Adiconsum, Anolf, Anteas Sicilia, Arci, Auser, Comitato Sicilia Salesiani per il Sociale, Compagnia delle Opere, Confcooperative Sicilia, Movimento Cristiano Lavoratori Catania, Unione Italiana Ciechi Ipovedenti, Uisp e Uneba.
Un Terzo settore che intende dialogare a più livelli
«Questa eterogeneità di realtà è la nostra forza. Abbiamo la necessità di incontrare le amministrazioni pubbliche anche per metterci a disposizione come strumento utile a un nuovo modello di governance. Sappiamo che non è semplice», aggiunge Gulisano, «che ci sono dei retaggi abbastanza consolidati, ma il nostro obiettivo è sul medio e lungo periodo. Nel frattempo, cercheremo di allargare la piattaforma del Forum catanese, aggregando quelle altre realtà, piccole, medie e grandi, che riusciremo a intercettare lungo la strada. Immagino già un’iniziativa pubblica, la prima, di natura generale, dove inviteremo le amministrazioni, le istituzioni in senso più ampio, insieme alle parti sociali, agli ordini ecclesiastici. Poi un’altra, di più ampio respiro, in cui ci si interrogerà sulla città e le sue tante esigenze, istanze e ricchezze».

Un percorso che parla di democrazia partecipata
«Non è un tema che sta particolarmente a cuore alle amministrazioni», conclude il portavoce del Forum del Terzo settore di Catania, al cui fianco, come vice portavoce avrà Luciano Ventura, segretario generale di Confcooperative Sicilia.,«ma vogliamo fare capire che è un problema che riguarda tutti, destra e sinistra indistintamente. È una dinamica che ha radici che affondano nella storia del nostro Paese. In un contesto in cui il divario tra cittadini e istituzioni appare sempre più marcato, il Forum si propone per colmare quel vuoto di rappresentanza, favorendo il coinvolgimento diretto della società civile nei processi decisionali. Il punto è riuscire a scardinare questo sistema, consapevoli che la necessità di farlo è enorme. Siamo, quindi, già al lavoro per fare da ponte, proprio attraverso i meccanismi di democrazia partecipata, tra le istanze della collettività e quello che poi arriva nei palazzi».
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.