Sostenibilità

Dagli scarti delle uve prodotti che prevengono tumori e curano infiammazioni e infezioni

Si chiama BestMedGrape l'iniziativa che coinvolge Italia, Francia, Tunisia, Libano e Giordania, finanziata all'80 per cento dall'Unione Europea. La Sardegna è Autorità di gestione. Il programma prevede il coinvolgimento di imprese e scuole dei rispettivi territori, oltre alla creazione e alla crescita di start-up innovative

di Luigi Alfonso

La Sardegna si è ritagliata un ruolo importante nel programma BestMedGrape, progetto ENI CBC MED di cui la Regione Sardegna è Autorità di gestione. Finanziata per il periodo di programmazione 2014-2020, l’iniziativa vede coinvolti 5 Paesi del bacino euromediterraneo, vale a dire Italia, Francia, Tunisia, Libano e Giordania, che sono entrate a far parte di un sistema di economia circolare riguardante un settore comune le cui potenzialità non erano state ancora interamente sfruttate.

Avviata formalmente nel settembre 2019, BestMedGrape ha visto una decisiva fase di sviluppo lo scorso autunno con l’avvio dei primi laboratori. È guidata dall’Università degli Studi di Cagliari e ha come scopo il recupero e il riutilizzo degli scarti della macerazione delle uve per la produzione di prodotti cosmeceutici (cosmetici che contengono sostanze bioattive) e nutraceutici (principi nutritivi contenuti negli alimenti, che possono essere estratti per produrre gli integratori alimentari oppure per essere addizionati negli alimenti), attraverso partenariati con le aziende del territorio. In Sardegna sinora sono stati coinvolti le Cantine Argiolas, la società Icnoderm e l’Istituto Tecnico Ottone Bacaredda di Cagliari. Il programma terminerà entro la fine di agosto 2022 e ha un costo complessivo di 3,3 milioni di euro, di cui 2 milioni 600mila euro finanziati dall’Unione Europea e il restante 20% dai governi nazionali dei cinque Paesi.

L’idea è nata dall’intuizione di alcuni ricercatori di voler utilizzare tutto ciò che si ottiene dalla raccolta dell’uva, ricca di polifenoli capaci di proteggere l’organismo dallo stress ossidativo grazie alle loro proprietà antitumorali, antinfiammatorie, antinfettive e antimicrobiche. L’utilizzo delle nanotecnologie permette di estrarre le componenti funzionali e trasformarle in bio-attivi per la realizzazione di integratori alimentari e prodotti cosmetici. In questo modo vengono supportate la creazione e la crescita di start-up innovative che, collaborando con le aziende viti-vinicole, ne salvano gli scarti. Oltre a fornire i preziosi estratti, l’operazione di riciclo ha anche un risvolto positivo in termini di economia verde, in quanto vengono ripuliti i terreni da sostanze potenzialmente nocive per i nuovi raccolti.

Raspi, bucce e semi d’uva vengono selezionati e coltivati nella Banca del Germoplasma dell’Università degli Studi di Cagliari, dove parallelamente le piante vengono allevate per verificarne la vitalità e la resistenza agli stress ambientali. Il trasferimento delle competenze tecnologiche per l’estrazione dei fitocompressi dalle vinacce avviene nei laboratori che in Sardegna sono gestiti dal CREA (Centro servizi di Ateneo per l’innovazione e l’imprenditorialità dell’Università di Cagliari) e dal CNR (Consiglio nazionale delle ricerche) di Sassari.

È stato così generato un sistema di economia circolare per i territori, che favorisce nuove realtà occupazionali e l’acquisizione di nuove competenze per quelle esistenti, grazie anche allo scambio di informazioni scientifiche tra tutti i soggetti coinvolti nei cinque Paesi del Mediterraneo.

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.