Imprese sociali

Da Aosta a Cagliari, una rete di inclusione sociale attraverso la ristorazione

"I'm Cooking!" è l'evento che ha messo a confronto Abc Sardegna, Domus de Luna e "Noi Altri" di Cagliari insieme a "C'era l'Acca" di Aosta. Uno scambio di esperienze che presto potrebbe far nascere una rete ancora più estesa nel territorio nazionale

di Luigi Alfonso

Dalle Alpi alle sponde del Mar Mediterraneo, con la possibilità di allargarsi presto a tutto lo stivale. Dal confronto tra quattro realtà che da anni si occupano con successo di inclusione sociale (tre di Cagliari e una di Aosta) partono alcune iniziative e proposte di progettazione comune, che potrebbero concretizzarsi anche nella costituzione di una rete. “I’m Cooking!” è il nome dato dall’Associazione Bambini cerebrolesi – Abc Sardegna all’evento che si è tenuto sabato nel capoluogo isolano, che ha coinvolto la Fondazione Domus de Luna e la cooperativa sociale “Noi Altri” di Cagliari e la cooperativa sociale “C’era l’Acca” di Aosta.

vita a sud

Che cos’hanno in comune queste organizzazioni? Tutte e quattro mostrano vivacità nella progettazione in ambito sociale, con una particolare attenzione alle persone con disabilità. Tra le pieghe, il settore della ristorazione si mostra particolarmente invitante nel creare opportunità di lavoro, raggiungendo vette di alta qualità. Ma anche senza sfociare necessariamente in un’attività d’impresa, come hanno fatto Domus de Luna, Noi Altri e C’era l’Acca, si può puntare a iniziative di vita indipendente.

Maria Cosentino, presidente cooperativa sociale “C’era l’Acca” di Aosta

C’era l’Acca. Questa realtà conferma sin dalla denominazione la grande creatività che muove il Terzo settore italiano: la H di handicap c’era ma non si vede, se si lavora in un certo modo. La cooperativa di Aosta è partita un po’ in sordina ma, nel tempo, si è talmente consolidata che oggi offre un servizio catering richiesto anche dalle grandi aziende del territorio valdostano. «Dal 2005 ci occupiamo di turismo per persone con disabilità, offrendo quanto meno la libertà di scelta. Nel 2016 abbiamo fatto partire il progetto “Il cielo in una pentola”, in collaborazione con l’associazione Girotondo», spiega la presidente Maria Cosentino. «I nostri laboratori di cucina hanno avuto un crescente successo, al punto che, terminati i finanziamenti ministeriali (fondi del programma “Vita indipendente”) e regionali, ci dispiaceva abbandonarli di colpo: non c’era stato il tempo necessario per registrare cambiamenti reali nelle persone e nel territorio. Così abbiamo rilanciato il progetto, e oggi è un pilastro dei nostri interventi per incrementare l’autonomia in età adulta. Di questo dobbiamo ringraziare l’Unione dei cuochi della Valle d’Aosta, che ha messo a disposizione le competenze professionali per farci crescere, sino a quando sono stati proprio gli chef a invitarci nelle loro cucine per organizzare insieme degli eventi. Oggi facciamo ristorazione e catering, le relazioni si sono moltiplicate notevolmente, stiamo lavorando molto bene anche con Slow Food. I veri imprenditori sono i nostri ragazzi, noi ci limitiamo a dare una mano».

Nel sorriso di Luca tutta la grinta e la passione che lo contraddistinguono

Luca, 36 anni, è uno di loro. «Siamo una ventina e abbiamo tante idee. Io lavoro in sala, ho provato pure in cucina ma non è il mio forte. Grazie a questo lavoro ho compiuto un salto di qualità nella mia vita. Vorrei acquistare una casa, mi sento pronto a volare con le mie ali. E vorrei farlo presto. La mia famiglia mi ha sempre sostenuto, sono sicuro che mi aiuterà anche stavolta».

Noi Altri. È una cooperativa sociale che si è messa in gioco da poche settimane, dopo due anni di formazione. «Attraverso la gastronomia inclusiva, creiamo occasioni di lavoro per le categorie fragili», spiega Valentina Meloni, presidente di “Noi Altri” e vicepresidente della cooperativa sociale “Controvento” di Assemini (Cagliari), che ha generato questa bella esperienza. «Prestiamo grande attenzione alle tradizioni sarde e nazionali, ma prepariamo anche prodotti senza glutine (per esempio la pasta fresca) per rispondere alle esigenze delle intolleranze alimentari o di chi, comunque, fa scelte di vita differenti: parliamo dell’8% della popolazione. Nel menù anche pasti per vegani e vegetariani. Lo chef è una professionista di provata esperienza, il suo vice è di una categoria fragile come lo sono anche altri componenti lo staff. Stiamo formando altre persone con varie fragilità e ci piacerebbe ampliare l’attività: al momento siamo aperti soltanto di mattina e a pranzo, vorremmo aprire anche la sera».

Valentina Meloni, presidente della cooperativa sociale “Noi Altri”

Domus de Luna. La Fondazione, nata nel 2005 su iniziativa di Ugo Bressanello, si appresta a compiere 20 anni. Strada facendo è cresciuta tantissimo: si occupava di minori, ma nel frattempo sono diventati giovani adulti. Così sono nate quattro tipologie di Case. «Per non strappare i ragazzi alle loro famiglie e per non farli entrare in una comunità», spiega Bressanello. «Il salto di qualità lo abbiamo compiuto con la cooperativa dei Buoni e Cattivi, un’impresa sociale che offre opportunità di riscatto a giovani dell’area penale, a minori stranieri non accompagnati, a ragazzi con disabilità. Oltre 140 persone, tra ragazzi e donne in situazione di svantaggio, hanno trovato un futuro. Nel 2023 abbiamo fatturato 1,3 milioni di euro e cucinato oltre 40mila pasti. La coop oggi ha 55 dipendenti che gestiscono l’omonima Locanda e il ristorante del rinomato circolo tennistico di Monte Urpinu. Il nostro ingresso nel tempio del tennis cagliaritano è stato uno shock culturale per il capoluogo sardo».

Da sinistra, Marco Espa e Ugo Bressanello

Tra i veterani di questo progetto c’è Alessio che, come Luca, sogna di comprare casa e vivere in totale autonomia. Alessio, che è pure socio di Abc Sardegna, racconta: «Questo lavoro ha cambiato la mia vita. La cosa che più mi piace è che siamo tutti alla pari. Si sorride ma si lavora seriamente. E, quando sbagliamo, veniamo redarguiti come accade a tutti i dipendenti. I clienti non vengono alla Locanda per fare della carità ma, più semplicemente, perché si mangia bene: lo confermano i voti alti su Booking.com e Tripadvisor. Siamo orgogliosi di far parte di una squadra vera, di una cooperativa che cerca di lavorare come le altre, anche meglio».

Un momento dell’incontro “I’m Cooking!” a Cagliari

Stefania, una giovane di “C’era l’Acca”, lo ascolta estasiata. «Mi piace la severità che c’è alla Locanda dei Buoni e Cattivi, perché mette tutti alla pari», commenta.

Abc Sardegna. Dopo i saluti di rito del presidente di Abc Italia, Marco Espa, e della presidente regionale, Luisanna Loddo, la parola passa a Francesca Palmas, responsabile del Centro studi Abc. «I corsi di formazione e le esperienze di inclusione sociale vanno di pari passo», spiega. «I percorsi personalizzati vanno costruiti coinvolgendo le persone con disabilità, le famiglie, gli operatori e le istituzioni. Sono una ricchezza per le nostre comunità. Con le realtà invitate nel nostro Lavoratorio di vita indipendente abbiamo tanti punti in comune. Dietro a queste attività c’è la storia di ognuno di questi ragazzi, che sono cresciuti negli anni attraverso un lungo e articolato percorso di autodeterminazione, un concetto che è ancora di difficile applicazione: non tutte le persone sono messe nelle condizioni di fare. Siamo andati verso il territorio, aprendo le nostre porte e offrendo le nostre ricchezze ed esperienze. Non stiamo in luoghi “altri”, a parte, ma stiamo insieme agli altri per fare vera inclusione».

Francesca Palmas, responsabile Centro studi Abc Italia

Tra le storie più significative c’è quella di Paolo, una laurea nel cassetto e un desiderio forte: «Voglio lavorare nella scuola e mettere a frutto il mio percorso di studi per operatori culturali e del turismo. Intanto tengo lezioni per gli operatori dell’aeroporto di Cagliari-Elmas e gli autisti degli autobus, portandoli a conoscenza delle esigenze delle persone con disabilità».

La contaminazione e il confronto tra queste realtà hanno fatto maturare propositi condivisi, a fine lavori. «Ascoltando gli amici di Aosta, mi rendo conto che possiamo e dobbiamo fare di più sotto il profilo delle attività veramente inclusive e integrate», confida Bressanello. «Certo, facciamo attenzione affinché tutto sia accessibile e disponibile a tutti, ma non abbiamo pensato a questo aspetto specifico. Ecco, mi piacerebbe rubare questo approccio e metterlo a sistema. Dobbiamo comunicare meglio e insieme le cose che facciamo: penso, per esempio, a una guida dei ristoranti “buoni”, cioè che fanno buone pratiche. Potremmo raccontare il modello, promuovendo ognuno il proprio».

Il gruppo della cooperativa “C’era l’Acca” arrivato da Aosta

«Quello che ci manca di più è la difficoltà nel condividere certe esperienze», gli fa eco la presidente Cosentino. «Spesso non lasciamo traccia di ciò che facciamo, siamo sempre troppo presi dal fare. Questi confronti sono utili per scambiarsi esperienze, modelli e strategie che aiutano gli altri a crescere e creare le reti».

«Possiamo pensare di creare un format, un “I’m Cooking!” di respiro nazionale che punti sulla qualità, coinvolgendo le grandi aziende», conclude Espa.

Credits: foto d’apertura gentilmente concessa dalla cooperativa sociale “C’era l’Acca” di Aosta; le altre sono di Abc Sardegna

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.