Welfare
Casa Emmaus, l’ortoterapia per la riabilitazione dei pazienti con disagi o disabilità
Il progetto della cooperativa sociale di Iglesias guarda in particolare a coloro che beneficiano degli interventi previsti dalla legge 162/1998 e dalla legge regionale della Sardegna n. 20/1997: due sostegni che prevedono l'assistenza al domicilio del paziente, il quale però sovente vive un profondo senso di solitudine e marginalità
L' ortoterapia quale metodo riabilitativo del disagio e delle disabilità. Parte da qui il progetto “ Costruiamo insieme l'orto solidale ” offerto dalla cooperativa sociale “ Casa Emmaus ” di Iglesias che, da 33 anni, ha tra i suoi principali obiettivi l'accoglienza, l'assistenza, la riabilitazione e il reinserimento di minori e adulti che gravi situazioni sociali di disagio e di marginalità patologica e comorbilità psichiatrica. Inoltre, offre la possibilità di beneficiare di misure alternative alla detenzione.
Il progetto si propone di intervenire a favore di coloro che sono affetti da disabilità fisica o mentale, come i beneficiari della legge regionale n. 20/1997, che eroga provvidenze a favore di persone affette da patologie psichiatriche residenti in Sardegna. L’intervento comprende anche i piani personalizzati a favore di portatori di handicap grave, con la finalità di promuovere l’autonomia e fornire sostegno alla famiglia in cui è presente la persona con grave disabilità. Quest’ultima diventa handicap laddove il soggetto che ne è affetto viene posto davanti a barriere psicologiche o socio-culturali che limitano fortemente le possibilità̀ di autonomia e di inserimento nella vita attiva.
«Ho pensato a questo intervento – spiega la coordinatrice del progetto, Denise Orrù – perché mi piaceva l'idea di aprire la comunità verso l'esterno e provare una nuova modalità di integrazione e accoglienza . Altro motivo è stato quello di provare a dare alle persone con disabilità gravi, che spesso ai margini e per i quali si pensano solo i soliti servizi in cui sono assistiti, la possibilità di alloggiare in gioco, di ricrearsi e riscoprire abilità residue e assopite, che nessuno consente loro di far emergere».
In sostanza, si tratta di un'offerta innovativa nel settore dei piani personalizzati che, oltre alla legge regionale n. 20/1997, si alla legge nazionale n. 162/1998, attraverso la costruzione di percorsi di accompagnamento, di supporto e del fare.
Giovanna Grillo, presidente di Casa Emmaus, sottolinea che «per la prima volta iniziamo a dare valore all’esperienza di socializzazione dei pazienti che beneficiano della legge 162. Spesso gli interventi vengono fatti al domicilio del paziente che, a causa della sua difficoltà, vive un profondo senso di solitudine. In questo modo è possibile far vivere loro un’esperienza di condivisione, che è di per sé terapeutica, con altre persone, sia quelle che hanno le stesse difficoltà, sia quelle sane, in un contesto dove si svolge l’attività di volontariato. Sono tutti aspetti fondamentali per il recupero della dignità delle singole persone, a prescindere dalla difficoltà che presentano».
«L’ortoterapia appartiene all’ambito delle terapie occupazionali», fa notare Orrù. «Consiste nell’incentivare, nel preparare e nell’affiancare il soggetto nella cura e nella gestione del verde, nella coltivazione di fiori, ortaggi e altre piante. Prendersi cura di organismi vivi, possibilmente in gruppo, stimola il senso di responsabilità e la socializzazione. A livello fisico, sollecita l’attività motoria, migliora il tono generale dell’organismo e dell’umore, attenua lo stress e l’ansia. Attraverso l’ortoterapia vogliamo consentire ai nostri ospiti di acquisire nuove abilità, autonomia e competenze, stimolare lo sviluppo delle capacità di interazione e partecipazione, facilitare il recupero e la valorizzazione delle parti sane dell’individuo».
Il contatto con la terra e le attività all’aria aperta consentono di mantenersi in forma, di tornare a prendere confidenza con se stessi, di rimettersi in gioco e raggiungere risultati che apportino positività e benessere psicofisico. Far crescere una pianta innesca nel paziente senso di orgoglio e soddisfazione, contribuisce a sviluppare il senso di responsabilità̀, stimola le capacità cognitive e corporee.
La partecipazione dei disabili a piccole attività lavorative, nelle strutture protette di Casa Emmaus, è garantita dal supporto del personale educativo e di operatori specializzati del settore agricolo. Le attività prevedono momenti di socializzazione, convivialità, reciproca conoscenza e consolidamento delle conoscenze tra le varie componenti. «Lo stare assieme per condividere e vivere un’esperienza di contatto con la natura, per conoscerla meglio, rispettarla e aspettare che risponda coi suoi frutti, al momento giusto, senza forzature, offre stimoli enormi», sottolinea Denise Orrù. «Ci sono stati altri progetti di questo tipo, in Sardegna e nel resto d’Italia, legati principalmente alla sofferenza psichiatrica. È un progetto sperimentale nell’ambito della nostra cooperativa, che a seguito del cambio di ragione sociale si è potuta aprire a nuove tipologie di utenza e di progettazione. L’esperienza che ho maturato all’interno di un ente locale mi ha fatto comprendere quanto i benefici delle leggi 20/97 e 162/98 siano carenti di quella progettualità che realmente possa dare competenze e strumenti per una vita futura e indipendente all’utente. Spesso sono dei meri contributi economici, senza una progettualità specifica. La legge 162/98 nasce per sgravare il care giver dalla cura assistenziale nelle 24 ore, perciò inserire il proprio familiare in un contesto protetto, affidandolo a persone competenti, lo aiuta a rilassarsi. Siamo partiti con forte ritardo, a causa della pandemia, e ora speriamo di rimetterci al passo: ci sono tantissime persone che hanno bisogno di un aiuto concreto che vada oltre l’ordinario».
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