Elezioni in Sardegna
Cara Todde, hai scommesso sull’ascolto, ora ci aspettiamo i fatti
Andrea Pianu, portavoce regionale del Forum Terzo settore, parla della vittoria di Alessandra Todde, prima donna presidente della Regione sarda. E indica le priorità per l'Isola da affrontare con spirito collaborativo e partecipativo
Bastava conquistare un solo voto in più rispetto agli altri candidati alla presidenza della Regione Sardegna. Alessandra Todde (Campo largo, con Pd e M5S a tirare la cordata) è andata oltre e ha battuto al fotofinish Paolo Truzzu (centrodestra) e surclassato Renato Soru (Coalizione sarda). Fanalino di coda Lucia Chessa (Sardegna R-esiste), con appena l’1%. Todde sarà la prima donna a ricoprire la carica di presidente della Regione sarda. Ingegnere e manager di 55 anni, nuorese, ha alle spalle le esperienze da sottosegretaria al ministero dello Sviluppo economico nel secondo governo Conte e da viceministra allo stesso dicastero durante il governo Draghi. Per alcuni anni ha vissuto all’estero, occupandosi di finanza, energia, tecnologia e digitale, prima di rientrare in Italia nel 2018.
La sua elezione non era affatto scontata, a causa delle tante variabili che si sono palesate strada facendo, prima tra tutte la doppia candidatura (la sua e quella di Soru) nell’area del centrosinistra. La stessa Chessa, pur equidistante dai due principali schieramenti, era certamente più vicina alla sinistra che alla destra. Unendo le preferenze accordate a loro tre, la vittoria sul centrodestra sarebbe stata schiacciante. Ma Truzzu ha pagato almeno tre pedaggi: lui, sindaco uscente di Cagliari, si è visto voltare le spalle proprio dai suoi concittadini (in città Todde ha preso il 53% dei consensi, Truzzu il 34,5%); la sua campagna elettorale è iniziata molto in ritardo a causa del braccio di ferro con il presidente uscente, Christian Solinas, che ha fatto un passo indietro solo quando la magistratura lo ha indagato con l’accusa di corruzione; infine, il volto disgiunto parla di uno sgambetto operato da alcune parti dello stesso centrodestra.
Todde si ritrova una patata bollente tra le mani, come sarebbe accaduto a chiunque avesse vinto. L’ultima legislatura ha lasciato macerie in diversi settori, primi tra tutti quelli sociosanitario e dei trasporti. Del primo ambito VITA si è occupata a lungo, sin dalla pubblicazione del Focus Book “Sardegna, il sociale isolato”, il primo libro della collana “Geografie Meridiane” pubblicato nel novembre 2022. Era emerso chiaramente tutto il disagio della popolazione isolana, che buona parte della politica ha ignorato. Nell’ultimo anno la situazione è persino peggiorata e a nulla sono valse le ripetute richieste di confronto delle parti sociali. Ne parliamo con Andrea Pianu, portavoce del Forum Terzo settore Sardegna che negli ultimi mesi si è speso tanto per aprire un confronto con la parte politica in vista delle elezioni.
«Cominciamo col dire che, per quanto ci riguarda, il fatto che abbia vinto Todde piuttosto che Truzzu, Soru o Chessa, ci interessa sino a un certo punto. Il Terzo settore, da questo punto di vista, ragiona e opera in maniera laica. Non lo dico oggi, a urne chiuse, ma lo abbiamo detto sia nella lettera inviata ai quattro candidati alla presidenza, settimane or sono, sia alle due donne candidate che hanno accolto il nostro invito e si sono presentate all’incontro che si è tenuto al Lazzaretto di Cagliari il 14 febbraio scorso (Truzzu e Soru non vi presero parte per differenti ragioni, ndr)».
Nei vostri incontri avete approfondito e analizzato alcune tematiche. Quali sono le emergenze che la nuova Giunta regionale dovrà risolvere con urgenza?
Sono proprio i filoni da noi individuati in queste iniziative portate dal Forum: giovani e povertà educativa, dove ci stanno dentro il protagonismo dei giovani, gli spazi per la loro partecipazione in ambito sociale, il disagio che si esprime nelle forme più diverse (tra cui salute mentale e disagio psichico che a volte porta al suicidio), la necessità di un rilancio attento e strutturato di politiche per i giovani, incrociando cose diverse: scuola, aggregazione, tempo libero, le varie forme di cittadinanza attiva; poi c’è tutto il tema della rete dei servizi alle persone, che abbiamo posto più volte all’attenzione dei servizi territoriali in senso lato: anziani, salute mentale, riabilitazione, Case della comunità. Dal punto di vista delle priorità, per la Todde, c’è l’esigenza di rilanciare un metodo (che lei, nell’incontro al Lazzaretto, ha dichiarato di voler perseguire), cioè quello di non fare le operazioni che cadono dall’alto sul territorio: occorre costruire un rapporto virtuoso, dall’alto al basso e dal basso verso l’alto. Se ciò accadrà, avremo la possibilità di costruire percorsi di inclusione, reti di solidarietà e, più in generale, conseguire il benessere di carattere generale che poi è ciò che il Terzo settore fa. Quindi, non vedrei una divisione per pezzi o fasce di popolazione, bensì qualcosa di più organico. Giovedì è in programma il coordinamento del Forum, mentre il 6 aprile si terrà l’Assemblea regionale alla quale inviteremo la presidente Todde. In quella occasione porteremo un documento più compiuto rispetto alle partite programmatiche che conosciamo. C’è poi da dire che in Sardegna siamo fermi rispetto alla programmazione e la gestione delle risorse collegate al supporto delle associazioni del Terzo settore, in particolare del volontariato: risorse che provengono dal governo nazionale, in attuazione della riforma del Terzo settore.
C’è poi tutta la partita legata all’ambiente.
La sostenibilità ambientale è una questione che taglia trasversalmente tutto, in quanto offre la possibilità di costruire un modello di sviluppo diverso. In uno degli eventi organizzati dal Forum, paradossalmente è emerso che questo aspetto è stato colto più dagli uffici che dalla politica. Non a caso c’è un quadro di riferimento della Regione Sardegna che è già avanzato. Questo lavoro ora deve diventare una priorità politica. Va seguito con la massima attenzione al momento della pubblicazione di bandi e avvisi pubblici, dove saranno messe a disposizione risorse dei fondi europei, ma ci deve pure essere la capacità di costruire un rapporto con i territori e i Comuni che sfoci in iniziative concrete. Il tema delle comunità energetiche o quello del recupero del patrimonio che sta decadendo in tante località, come saranno sostenuti? Avverto, al momento, una programmazione macro da parte degli uffici regionali rispetto alla consapevolezza politica. Speriamo che il nuovo corso sappia orientare le scelte, al di là dell’applicazione di qualche funzionario diligente.
Un cambio di metodo piuttosto netto, insomma.
Sì, anche perché è evidente la tendenza ad abbandonare la partecipazione politica alle elezioni, in parte nell’assunzione di responsabilità nel dibattito pubblico. Se si concretizzerà il metodo indicato da Alessandra Todde, sarà una sfida importante per noi tutti: se una cosa non ci convince, dobbiamo dirlo ma dobbiamo pure fare delle proposte migliorative. Non possiamo dire dei semplici no, men che meno tirare i remi in barca. Bisogna costruire insieme, ed è quello che il Terzo settore sardo sta cercando di fare. In realtà, dovrebbe essere un impegno di tutte le forze che siederanno in Consiglio regionale, sia della maggioranza che dell’opposizione.
La politica italiana ci ha abituati alle contrapposizioni che hanno stancato la maggior parte dei cittadini.
I tempi stanno cambiando, anche se qualcuno non se n’è ancora accorto. Ma mi conforta sentire che nessuno vuole, per esempio, varare una nuova riforma sanitaria in Sardegna. È un segno, quanto meno si dice basta alle guerre ideologiche. Proviamo a mettere in piedi un sistema che funziona. Smettiamo di perdere tempo nel modificare norme che poi non producono nessun cambiamento reale.
Perché ha vinto Todde? E perché Truzzu ha perso, seppure per una manciata di voti?
A mio avviso, l’esperienza dell’ultima Giunta regionale non è stata per niente positiva dal punto di vista del modo con il quale ci si è rapportati con il territorio e i soggetti intermedi, soprattutto sulle cose che non funzionavano. C’è stata una sorta di autoreferenzialità della parte politica. Todde, poi, non è strutturalmente parte di un apparato politico, non si è formata nelle scuole di partito: questo tipo di novità, che metteva insieme un gruppo di forze politiche più o meno omogenee e proponeva un profilo che proponeva una visione di futuro più pragmatica, che si innestava sulla competenza tecnica, su un nuovo metodo, sulla volontà di portare competenze sperimentate in altri contesti, può aver fatto la differenza. Todde ha avuto l’umiltà di costruire un meccanismo di ascolto, partitario, senza enfasi particolari. Anche Soru ha la capacità di usare un linguaggio semplice e visionario, però la sua esperienza precedente da presidente della Regione ha lasciato dei segni che andavano in una direzione contraria. In molti non lo considerano in grado di costruire una rete e un dialogo che attivi tante energie.
Che dire di Truzzu, invece?
Credo che il lavoro della sua Giunta a Cagliari abbia mostrato tante contraddizioni. Governare le città non è mai semplice, però certamente ha pagato quell’aspetto. Per quanto riguarda il nostro mondo, non ha accolto l’invito all’incontro del 14 febbraio scorso: non credo che sia stata una scelta dettata dallo snobismo, di sicuro però non abbiamo avuto modo di confrontarci in maniera strutturata su alcuni temi a noi cari. Alcune parti del Terzo settore lo hanno notato e questo può aver pesato.
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