Beni confiscati, un bando di Fondazione Con il Sud da tre milioni
La quinta edizione del “Bando beni confiscati” punta a valorizzare gli immobili sottratti alle mafie con iniziative di natura sociale, culturale ed economica sostenibili nel tempo. L’iniziativa è rivolta alle organizzazioni del Terzo settore di Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia. I beni immobili confiscati complessivamente sono oggi oltre 19.800, di cui il 65% è localizzato al Sud
di Redazione
La Fondazione Con il Sud finanzia con tre milioni di euro la quinta edizione del “Bando beni confiscati”, con l’obiettivo di valorizzare i beni sottratti alle mafie con iniziative di natura sociale, culturale ed economica sostenibili nel tempo, in grado di contribuire allo sviluppo socioeconomico del territorio circostante e alla riappropriazione del bene da parte della comunità di riferimento. L’iniziativa è rivolta alle organizzazioni del Terzo settore di Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia.
«La piena restituzione alla comunità di un bene precedentemente utilizzato dalla criminalità organizzata non si realizza nella semplice ristrutturazione e riqualificazione dello stesso», dichiara Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione. «È essenziale che ci sia un sostegno alla gestione del bene, affinché la restituzione alla comunità sia piena e condivisa: il bene, quindi, torna nella disponibilità delle comunità attraverso attività e iniziative di natura sociale, economica, culturale capaci di generare sviluppo in una dimensione di piena sostenibilità».
Nel corso degli ultimi 13 anni, ricorda Borromeo, «la Fondazione ha contribuito a valorizzare 86 beni confiscati (54 fabbricati; 14 terreni; 17 terreni con fabbricato rurale e un natante) per un totale di oltre 1,8 milioni di metri quadri riqualificati. Con la quinta edizione di questo bando vogliamo proseguire nell’importante lavoro di sostegno concreto al Terzo settore impegnato nella gestione dei beni confiscati. Con le sue scarse risorse, la Fondazione Con il Sud vuole continuare a proporre un modello di gestione dei beni confiscati più efficace ed efficiente di quelli attuati dalle politiche pubbliche».
Il bando si rivolge a partnership composte da tre o più organizzazioni, almeno due delle quali appartenenti al mondo del Terzo settore. Nei progetti potranno essere coinvolti, inoltre, il mondo delle istituzioni, della scuola, dell’università, della ricerca e delle imprese. I partenariati dovranno dimostrare l’effettiva disponibilità del bene confiscato per almeno 10 anni dalla data di scadenza del bando.
L’iniziativa si articola in due distinte fasi: la prima finalizzata alla selezione delle proposte con maggiore impatto sul territorio di intervento e la successiva rimodulazione, volta ad arricchire la proposta e a chiarire eventuali aspetti critici rilevati nella fase di valutazione. Il bando, pubblicato sul sito della Fondazione, scade il 14 settembre 2023 e prevede la presentazione delle proposte esclusivamente online tramite la piattaforma Chàiros.
I beni immobili confiscati e destinati sono oggi oltre 19.800, di cui il 65% è localizzato nelle regioni del Sud e circa il 58% è destinato a finalità sociali. Se negli anni ’90 i beni immobili destinati annualmente nelle regioni del Sud non superavano le cento unità, negli ultimi due anni si è arrivati a destinare ben 2.500 beni, di cui oltre 1.500 a scopi sociali.
Un ulteriore passo avanti verso il riutilizzo sociale dei beni confiscati è stato fatto con la legge n.161 del 17 ottobre 2017, che ha previsto la possibilità di assegnazione diretta dei beni confiscati da parte dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità – Anbsc a enti non profit. A tal proposito, nel luglio 2020, l’Anbsc ha pubblicato il primo bando nazionale per l’assegnazione di oltre 1.400 lotti confiscati in via definitiva ad enti del terzo settore. Al termine delle attività istruttorie, tuttavia, ne sono stati assegnati solamente 260 per la realizzazione di 68 progetti. Di questi, meno della metà riceveranno un contributo, fino ad un massimo di 50mila euro, per la realizzazione delle attività progettuali proposte, importo insufficiente a garantire un’efficace gestione dei beni.
Un’altra occasione persa in termini di coinvolgimento delle organizzazioni di Terzo settore per la valorizzazione dei beni confiscati è rappresentata dalla pubblicazione da parte dell’Agenzia per la coesione territoriale – Act, nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza, di un avviso pubblico di 300 milioni di euro per la presentazione di proposte di riqualificazione finalizzate alla valorizzazione economica e sociale dei beni confiscati alle mafie presenti nelle 8 regioni del Mezzogiorno. L’avviso, infatti, era rivolto esclusivamente agli enti pubblici territoriali, escludendo completamente dal processo gli enti di terzo settore assegnatari dei beni e non prevedendo, nemmeno questa volta, risorse per la gestione delle attività all’interno dei beni.
Nella foto: Villa Fernandes, un bene confiscato alla criminalità organizzata e valorizzato a Portici grazie al sostegno della Fondazione Con il Sud
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