Economia

Bari, una mappa digitale dei beni confiscati

L’iniziativa è stata realizzata nell’ambito del progetto di rete “Legal Young City”. « Un lavoro che le ha dato la possibilità di esplorare luoghi, visitare strutture, parlare con le persone ed i cittadini dei vari quartieri. Un viaggio che le ha permesso di capire da vicino che tipo di impatto hanno avuto e stanno avendo i vari servizi sociali e culturali attivati nei territori coinvolti. Servizi che riguardano minori a rischio devianza, donne vittime di violenza, attività culturali, contrasto alla povertà, bambini malati», spiega Rosa Ferro curatrice della mappa e presidente della cooperativa Il Nuovo Fantarca

di Emiliano Moccia

«Non è facile entrare nella trama di un territorio, soprattutto se l’incidenza di qualche clan mafioso è ancora molto forte. Per questo, è importante costruire un rapporto con gli abitanti di quel territorio, entrare in contatto con loro, riuscire a raccontare quello che si vuole fare con i beni confiscati alla mafia in cui si sta operando; beni che sono stati restituiti alla collettività per uso sociale. La nostra iniziativa vuole fare proprio questo: raccontare una parte della città di Bari ancora poco conosciuta e che invece vale la pena far conoscere». Rosa Ferro in questi mesi, con il suo team di lavoro, ha realizzato una Mappatura digitale dei beni confiscati alla criminalità organizzata nella città di Bari. Un lavoro che le ha dato la possibilità di esplorare luoghi, visitare strutture, parlare con le persone ed i cittadini dei vari quartieri. Un viaggio che le ha permesso di capire da vicino che tipo di impatto hanno avuto e stanno avendo i vari servizi sociali e culturali attivati nei territori coinvolti. Servizi che riguardano minori a rischio devianza, donne vittime di violenza, attività culturali, contrasto alla povertà, bambini malati.

«Nella mappa abbiamo considerato i beni confiscati nella città di Bari gestiti in maniera continuativa e attiva dai gestori affidatari che hanno scelto di collaborare alla realizzazione di questo progetto – spiega Ferro, curatrice della mappa e presidente della cooperativa Il Nuovo Fantarca – . L’impatto che questi servizi stanno offrendo nelle comunità in cui sono presenti è stato molto importante, perché i soggetti che ne beneficiano in quei servizi stanno trovando delle risposte alle loro esigenze. Sono tutti servizi che hanno una loro storia, che sono diventati un presidio di osservazione, di legalità, di consigli da dare, che svolgono una funzione sociale e culturale che prima mancava. E stanno offrendo anche l’idea che se un cittadino si mette insieme ad altri cittadini in un bene un tempo appartenuto alla mafia ed usato per attività illegali, può creare qualcosa di buono, può generare azioni positive, può diventare economica sana».


La mappa, dunque, spiega in modo preciso e dettagliato l’importanza e la necessità della legge 109/96 sul riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie. L’iniziativa è stata realizzata nell’ambito del progetto di rete “Legal Young City”, gestito da Coop Sociale CAPS, Coop Sociale Il Nuovo Fantarca, le Associazioni RadioKreattiva, Artes e Informa, cofinanziato dalla Regione Puglia con Fondi FESR FSE 2014 – 2020 attraverso il bando Cantieri Innovativi di Antimafia Sociale e con il contributo del Comune di Bari. L’obiettivo è quello di contribuire ad accrescere la cultura della legalità attraverso azioni rivolte oltre che ai destinatari specifici, anche a beneficiari indiretti, quali le comunità di riferimento. «Degli undici beni presi qui in considerazione, abbiamo intervistato i loro gestori, inserito informazioni essenziali, aggiunto foto, link di approfondimento laddove possibile e altro materiale messoci a disposizione dai gestori – prosegue Ferro – . In totale i beni confiscati sono 35, ma a breve il Comune di Bari ne assegnerà dei nuovi. Adesso, quindi, la mappa sarà ampliata e arricchita attraverso il coinvolgimento di 536 studenti delle scuole di Bari. Alcuni di loro divisi in sei gruppi di lavoro lavoreranno attorno ai beni confiscati di nuova assegnazione per realizzare le schede, parlare con i gestori, per visitare i luoghi. Gli altri 400 ragazzi e ragazze saranno invece impegnati in laboratori di conoscenza e promozione dei beni confiscati».

Come detto, la mappa digitale è un’occasione per conoscere più da vicino i beni sottratti alla criminalità organizzata ed i vari servizi che oggi offrono ai territori in cui sono presenti. «Il nostro servizio si rivolge a tutti quei minori e giovani adulti a rischio devianza tra i 14 ed i 25 anni o già entrati nei circuiti penali – racconta Raffaele Diomede, coordinatore del Centro Diurno polifunzionale “Chiccolino” – . Inizialmente la gestione ha fatto registrare alcuni problemi, anche una raccolta firme da parte dei residenti, perché quello di San Girolamo e Fresca è un quartiere che è rimasto scollato dal resto della città. Con gli anni abbiamo trasformato questa idea ed è abbiamo creato una vera e propria comunità educante, dove ogni persona, ogni associazione, ogni comunità vuole rendersi utile collaborando con il nostro servizio ed al riscatto sociale dei ragazzi che accogliamo».

“Spazio Sociale”, invece, è un locale di circa 60mq che apparteneva a Vito Valerio. Si trova in Via Principe Amedeo, al quartiere Libertà, ed oggi è gestito dal gruppo teatrale dell’opera salesiana. «Questo bene si trova all’interno di un condominio e all’inizio siamo stati visti con molta diffidenza, poi pian piano è stato compreso che questo bene confiscato è al servizio di tutti, del quartiere, della comunità – dice don Francesco Preite, direttore Opera Salesiana Redentore di Bari – . In questo momento il locale è al servizio dei giovani e del gruppo teatrale che stanno seguendo dei percorsi di formazione e di impegno nella vita. Vogliamo raccontare anche la storia di questo bene confiscato e le vicende che questo quartiere ha attraversato. Vogliamo svegliare la coscienza dei cittadini invitandoli a mettersi insieme per costruire una società più equa, più giusta, più in pace, mettendo al bando le estorsioni, le malefatte, l’arruolamento dei minori nei clan e tutto ciò che di illegale può esserci in queste situazioni».

“Casa Aperta” si trova a Bari Vecchia nell’appartamento confiscato a Francesco Belviso. «Inizialmente era un luogo dedicato ai bambini del quartiere vecchio di Bari per svolgere attività di doposcuola e contrastare la povertà educativa, ma la pressione del clan su quel bene era ancora molto forte e questo ha scoraggiato la frequenza dei partecipanti – evidenzia Luca Basso, presidente di Arci Bari – . Allora, abbiamo deciso di cambiare destinazione ed anziché metterlo a disposizione del quartiere lo abbiamo messo a disposizione di tutta la città facendolo diventare un centro sociale culturale. Così il bene ha iniziato a funzionare, a fare luce, a lavorare e a bonificare l’ambiente nel quale si trovava e rischiava di marcire». Il sito, quindi, è un viaggio in questi mondi e in queste storie, un’occasione per capire meglio i fenomeni collegati alla criminalità e che tipo di strategie mettere in campo per disinnescarli. La sfida non è facile ma il percorso è iniziato. «Più densa sarà questa mappa che abbiamo presentato – conclude Vito Lacoppola, assessore comunale con delega ai Beni confiscati – più forte sarà percepita la presenza delle istituzioni e dello Stato in tutte le sue articolazioni sul territorio».

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.