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Università & Diritti

Bari, le tende degli studenti contro il caro-affitto

Aumento del 29% dei costi di affitto e difficoltà nel trovare una stanza singola, poiché le case sono sempre più destinate al mercato del turismo. A Bari gli studenti dell’Università hanno piazzato le tende per rivendicare il loro diritto allo studio e alla casa. Una protesta che sta coinvolgendo tutti gli atenei pugliesi, che cominciano a vivere gli stessi disagi

di Emiliano Moccia

Una stanza singola costa mediamente 356 euro al mese. Per un giovane studente fuori sede che vuole frequentare un corso di laurea dell’Università degli Studi di Bari, da più di un anno è sempre più complicato e costoso cercare di far quadrare i conti per proseguire il suo cammino di formazione universitaria. E non solo perché i costi degli affitti sono aumentati del 29%, ma anche perché è sempre più difficile trovare proprietari di case disposti ad affittare. Perché quello del mercato turistico affascina di più. Basti pensare che secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio regionale del Turismo, quella di Bari con 873.000 presenze è la provincia pugliese che nel 2023 ha fatto registrare la maggior quota di arrivi.

Manifestazione degli studenti a Bari davanti al Palazzo della Regione Puglia

Di conseguenza, a pagare le conseguenze di questi disagi sono gli studenti e le studentesse che scelgono di seguire un corso di laurea dell’Università di Bari. E così, le tende che rappresentano il simbolo – e non solo – della lotta studentesca contro il caro-affitti che sta scuotendo tante piazze italiane, sono state montate anche a Bari, dove centinaia di studenti hanno invocato il “diritto alla casa e allo studio”. Perché essere studenti ed allo stesso tempo senza dimora e senza diritti, come ricorda la loro piattaforma di rivendicazione, è una condizione che può creare non poche difficoltà. «E’ ormai un anno che denunciamo questa situazione ed ancora una volta abbiamo portato all’attenzione delle istituzioni comunali e regionali la nostra piattaforma di rivendicazione» spiega Gennaro Cifinelli, coordinatore del sindacato universitario di Link Bari. «I costi degli affitti per una stanza singola sono aumentati del 29%, arrivando a costare mediamente 356 euro al mese. A questo problema, che incide nell’economia famigliare degli studenti ed anche nella loro vita sociale, va rilevata anche la difficoltà nel trovare una casa, in quanto l’offerta è diminuita notevolmente perché i proprietari preferiscono rivolgersi al mercato degli affitti brevi, al settore del turismo».

A sinistra, l’assessora Romano. Al centro Gennaro Cifinelli

Gli studenti, dunque, sono scesi più volte in strada, montando le tende e piazzando striscioni di rivendicazione. «In gioco c’è il diritto allo studio» precisa Cifinelli. Del resto, quello manifestato è un problema che «riguarda circa 7/8mila studenti fuori sede, molti dei quali, circa il 40% dei pendolari, non ci pensano neanche a cercare una stanza a Bari per via dei costi troppo esosi e così ogni giorno sono costretti a trascorrere diverse ore sui mezzi, come treni o autobus, per esercitare il loro diritto allo studio». Stando ai numeri, quindi, «l’Agenzia per il Diritto allo Studio Universitario della Regione Puglia mette a disposizione su Bari 1.047 posti, a cui vanno sommati i posti del CX Campus Universitario. Numeri che non soddisfano la domanda degli iscritti tra UniBa e Politecnico». Di qui, le rivendicazioni, che al momento hanno trovato l’ascolto e la disponibilità di Paola Romano, assessore comunale all’Istruzione. «Insieme a loro, alle altre associazioni studentesche e alle istituzioni regionali e universitarie siamo al lavoro per trovare soluzioni che possano proteggere il diritto all’abitazione di studenti e cittadini» ha detto al termine dell’incontro. 

«Le nostre richieste» evidenzia Cifinelli «riguardano ovviamente gli studenti, ma anche tutte quelle persone, come i lavoratori, che vivono la difficoltà legata al caro-affitto e alla mancanza di abitazioni. Per questo, chiediamo innanzitutto di aumentare le residenze dell’Adisu e quindi gli alloggi pubblici. Chiediamo di rimodulare il canone concordato dal Comune per incentivare i privati ad affittare gli appartamenti di proprietà agli studenti universitari e non adibirli solo a b&b. Chiediamo anche di convertire immobili inutilizzati dell’amministrazione come spazi di co-housing sociale. Ed infine, chiediamo di istituire un tavolo permanente di confronto tra Comune di Bari, Regione e gli atenei pugliesi». Il prossimo appuntamento con l’amministrazione comunale è fissato per il 16 novembre. «Se le aspettative saranno disattese» chiarisce Cifinelli «torniamo in piazza con le tende».

Un manifestante che chiede il diritto alla casa e allo studio

Intanto, oggi pomeriggio alle ore 15:30, presso l’aula C (piano terra ArCoD) del Politecnico di Bari, la Rete della Conoscenza Puglia promuove insieme a Link Bari, Foggia e Lecce un’iniziativa di approfondimento politico sulla questione abitativa. Anche perché il problema non riguarda solo il capoluogo pugliese. «La carenza strutturale di posti letto è una questione che oggi più che mai richiede soluzioni politiche: serve sviluppare una strategia volta a raggiungere la copertura totale il prima possibile. Questo non solo perché continua ad essere paradossale che studenti e studentesse cui è riconosciuta l’idoneità al posto letto ne vengano esclusi, ma anche e soprattutto perché il costo di una stanza è cresciuto in modo spropositato anche nelle città universitarie pugliesi» conclude Vittorio Ventura, coordinatore della Rete della Conoscenza Puglia. «A Bari siamo sopra i 350 euro al mese di media, a Lecce e Foggia, che in passato erano tra le città universitarie più economiche, la media è stabilmente sopra i 250 al mese. Non si può più attendere». 


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