Impresa sociale

Apre a Casal di Principe “Cotti in fragranza”, il laboratorio di biscotti che sanno di riscatto

Da Palermo, dov'è nato nel 2016, il laboratorio di "Cotti in fragranza", progetto nato nell'Istituto di pena minorile "Malaspina" di Palermo, ha aperto anche a Casal di Principe. Un bene confiscato alla camorra gestito dalla Fondazione Don Calabria il luogo in cui, attraverso la produzione di golose bontà da forno, nasceranno percorsi di inserimento socio-lavorativo di giovani a rischio marginalità sociale

di Gilda Sciortino

Era il 2016 quando, nel carcere minorile Malaspina di Palermo, allora diretto da Michelangelo Capitano, un direttore con lo sguardo al futuro, per il quale la detenzione doveva passare attraverso la valorizzazione dei talenti per un pieno e consapevole reinserimento nel tessuto socio-lavorativo basato su percorsi alternativi, nasceva “Cotti in fragranza”, impresa sociale civile che permetteva ai giovani detenuti di lavorare nella produzione di biscotti. Esperienza replicata anche in altre strutture detentive italiane dove i laboratori sono diventati dolci occasioni di riscatto, anche e soprattutto personali. A dare vita al progetto la Cooperativa sociale “Rigenerazioni Onlus” insieme a Fondazione Don Calabria per il Sociale.

Vere e proprie delizie, capaci di creare quella dipendenza che solletica il piacere del palato come, primi di tutti, i Buonicuore, deliziosi frollini al mandarino raccolti nei terreni  confiscati a Cosa nostra a Ciaculli, quartiere palermitano ad alta densità mafiosa. Per non parlare dei Parrapicca (dal dialetto palermitano, parla poco), frollini con farina di maiorca biologica molita a pietra e zucchero integrale di canna Muscovad; o, ancora, Rucimusso (dolce di bocca, n.d.a.), un impasto croccante di fichi, miele, farina di grani antichi Maiorca e Tumminia, ricoperto da una granella di zucchero. 

Solo alcuni esempi rispetto alle tante bontà che raccontano non solo una capacità di andare incontro al gusto e al piacere dei consumatori, ma anche quella di reinterpretare positivamente quella cultura che utilizza il linguaggio per definire comportamenti e atteggiamenti pieni di pregiudizio per chi ha sfiorato o vissuto l’esperienza del carcere.

Una delizia artigianale che con il suo nome, spiccatamente siciliano, evoca la possibilità di esprimersi con schiettezza e gentilezza, proprio come chiediamo di fare ai giovani che intraprendono i nostri percorsi di inserimento lavorativo e sociale

Lucia Lauro, project manager di “Fondazione Don Calabria per il Sociale

Un lavoro portato avanti con non poca fatica, ma che ha dato ottimi risultati dal momento che, durante i primi 6 anni di vita, sono state 108mila le confezioni vendute (circa 7 milioni di biscotti), mentre il 2023 si è concluso con  più di 4.500 chili di grandi lievitati prodotti. A seguire, ben 54 corsi professionali, avviati sia nello stesso Ipm di Palermo sia nel polo operativo all’interno di Casa San Francesco, ex convento seicentesco, nel cuore del quartiere storico Albergheria, dove i giovani formati vanno a nutrire la brigata del ristorante “Al Fresco”, nel quale la città ama ritrovarsi non solo per gustare i piatti della tradizione locale, una pizza come poche o un frizzante aperitivo,  ma anche per condividere l’atmosfera di uno spazio che conosce il valore della fragilità. Un’offerta che si completa con un B&B, un luogo storico di grande valore culturale, in cui prende vita una tipologia di viaggio sostenibile e etica. Una realtà che valorizza le persone nella loro diversità, nel rispetto della loro storia, impiegando in diversi progetti giovani a rischio di marginalità sociale o in esecuzione di pena, per offrire una nuova strada da percorrere nel segno della legalità. Un luogo

Un brand che dalla Sicilia raggiunge la Campania

Ristorante e bed and breakfast a parte, nei quali le storie sofferte di vita ritrovano nuove strade da percorrere, la cooperativa sociale “Rigenerazioni”, grazie anche a Cotti in fragranza, di strada ne ha già fatta tanta, premiata nel 2019 dal Gambero Rosso come miglior progetto sociale Food d’Italia, mentre nel 2021 dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con il titolo di Alfiere della Repubblica, un riconoscimento condiviso da tutti i giovani coinvolti nel progetto. Emozioni a fior di pelle per tutti, anche quando ci si è portati a casa il Premio all’innovazione nell’Economia sociale, vinto nel 2024.

Ora l’ulteriore capacità di spiccare il volo, questa volta superando lo Stretto e facendo base in Campania, più precisamente a Casal di Principe, in un bene confiscato alla criminalità organizzata e gestito dal 2022 anche qui dalla Fondazione Don Calabria per il Sociale, che nel territorio supporta percorsi di crescita e di inserimento socio lavorativo di giovani a rischio marginalità sociale. Quasi naturale, ma soprattutto con grande entusiasmo, le professionalità siciliane sono arrivate a supportare l’avvio della nuova squadra di lavoro del laboratorio di pasticceria e panificazione, pronta a sfornare prodotti sotto il marchio Cotti in Fragranza, esprimendo la stessa qualità che ha distinto il brand in tutti questi anni a Palermo, ovviamente con una declinazione fortemente territoriale, a partire dall’uso degli ingredienti. 

Ma come arriva “Cotti in Fragranza” in Campania?

«Arriva a Casal di Principe intanto perché “Fondazione Don Calabria” gestisce questo bene confiscato», spiega Fabio Mencocco, educatore e responsabile del laboratorio. «Ci è, quindi, sembrato naturale replicare il progetto palermitano perché è giustissimo andare a scuola ma, per coloro che non ne hanno le possibilità o anche solo la voglia di andarci, ma anche per quanti si sono ritrovati a seguire esempi che hanno fatto imboccare loro strade sbagliate, cosa vogliamo fare? Stare a guardare? Invece di lasciarli per strada e abbandonarli al loro destino, pensiamo sia più utile offrire la formazione e anche eventualmente un’opportunità lavorativa. Così come hanno fatto e fanno a Palermo».

Una squadra con tante anime pronte a rinascere

Una piccola brigata quella che anima il laboratorio, nel quale le singole esperienze di vita non rimangono isole sperdute, ma diventano l’una la forza dell’altra, in uno scambio tra la storia di Lamine, giovane africano proveniente dal Gambia inserito in una comunità per stranieri del territorio; Orsola, una madre che incrementa con questo lavoro il reddito di cittadinanza che percepisce e con cui mantiene i figli; Maria, giovane Neet che porta il suo bagaglio di introspezione amando assistere Giovanni Petrillo, il pasticciere che ogni giorno indossa la divisa con tutta la responsabilità che attiene a chi desidera dare il meglio di se stesso per continuare a offrire quella qualità che fa la differenza, soprattutto in territori complicati come questo.

«Una responsabilità che sentiamo tutti anche in virtù del fatto che siamo in questo specifico luogo», aggiunge il responsabile del laboratorio di Casal di Principe. «Al momento non abbiamo ancora scelto un nome, lo chiamiamo “bene di via Firenze” perché è dove abbiamo la sede. Forte la sua caratterizzazione in quanto una volta era di proprietà di due persone affiliate al clan dei Casalesi. Il laboratorio si trova in uno degli spazi che sorgono all’interno delle due ville confiscate che ci sono state affidate otto anni fa e che abbiamo ristrutturato con un milione e mezzo di euro, fondi europei che ci hanno consentito di realizzare anche una comunità per minori stranieri non accompagnati e un centro di formazione».

Le squadre di “Cotti in fragranza” di Palermo e Casal di Principe

Un territorio complicato, quello in cui ricade il laboratorio, nel quale sono soprattutto i giovani le prede preferite, in quanto più facili da conquistare, dalla criminalità organizzata.

«Questo ovviamente è un territorio ad alto rischio di fragilità. Considerate che usciamo da 20 anni di dominio della camorra», dice ancora Mencocco, «e l’intervento dello Stato serve come il pane per dare opportunità ai ragazzi. La fascia di età più colpita è quella che va dai 16 ai 22 anni, quindi abbastanza ampia. Sono giovani spesso smarriti, la cui unica possibilità è quella di stare seduti davanti ai bar o a vagare per le strade, fornendo nuova manovalanza ai clan. Con interventi come il nostro, vogliamo offrire luoghi sicuri dove proporre supporto scolastico, educazione alla lingua, anche attività di giardinaggio. Bisogna aprire le porte e accogliere i nostri ragazzi. Certo, poi dobbiamo lavorare anche sulla stabilizazione lavorativa, ma avverrà quando supereremo la fase della start up e cominceremo a crescere».

I beni confiscati che possono portare felicità

«Non possiamo che gioire per questa nuova tappa», afferma Lucia Lauro, project manager delle start up innovative di “Fondazione Don Calabria per il Sociale”. «Diciamo che siamo partiti a settembre ma, essendo a ridosso del Natale, abbiamo pensato che fosse meglio posticipare di un po’ la vera partenza del progetto campano. Ovviamente sono tanti i punti in comune con noi. Anche loro hanno il problema dell’educazione alla legalità, che trova nel lavoro una parte fondamentale. Per questo ci hanno chiesto di dare loro una mano a creare un laboratorio per la produzione di prodotti a forno, ma anche altre ambizioni. Abbiamo, infatti, realizzato qui alcune cose che ci sarebbe piaciuto fare a Palermo ma che, per una serie di ragioni, non ci è stato consentito portare avanti. Penso alla pasticceria fresca, molto richiesta all’estero, che a Casal di Principe risulta più facile proporre per esempio per la sua posizione logistica. Questo laboratorio è un primo passo, ma in progetto c’è già altro. Mi riferisco al fatto che abbiamo una collaborazione con la Fondazione Rut che ha avuto assegnato un altro bene confiscato in questo territorio. Dovrebbe nascere un caffè letterario dove ci saranno i prodotti del nostro laboratorio. Come sempre i pensieri sono tanti, la fantasia galoppa e le emozioni ci riempiono di energia».

vita a sud

C’è qualcosa che l’ha colpita tra quello che i partecipanti al progetto hanno condiviso rispetto a questa esperiuenza?

«Più che le parole», ricorda in conclusione Lauro, «mi ha lasciato piacevolmente sorpresa il fatto che fossero sin da subito a loro agio durante il lavoro. Veramente molto professionali anche nel dimostrare di sapere mantenere e proporre l’impronta di “Cotti in fragranza” secondo il progetto iniziale. Ovviamente speriamo di fare anche qui i numeri di Palermo dove, dal 2016, cioè da quando abbiamo cominciato, nell’ambito della ristorazione abbiamo impiegato circa 90 ragazzi. Quando concludono il percorso con noi, però, non potendoli purtroppo tenere tutti, dobbiamo attivare sinergie con altre aziende del territorio che conoscono la qualità del lavoro di formazione che facciamo. Non esagero quando dico che almeno il 70 per cento dei ragazzi che seguiamo continuano a lavorare nel settore senza tornare a percorrere le strade che li hanno portati a fare scelte di vita sbagliate. Crediamo che a Casal di Principe ci siano tutte le condizioni per fare un ottimo lavoro in tal senso».

Le foto sono di Luca Savettiere

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