Economia

Ape & Filo, la motoape che cuce relazioni sociali

Promosso dalla cooperativa Al Revés e finanziato da Fondazione con il Sud, il laboratorio itinerante del Sartoria Sociale porterà prodotti e storie nei luoghi simbolo della città, raccontando una Palermo più inclusiva, sostenibile ed etica. Un progetto che si occupa di inserimento socio-lavorativo di persone in difficoltà attraverso l’economia circolare nel settore tessile

di Gilda Sciortino

Un tuffo nel passato, come quando al grido “È arrivato l’arrotino” si faceva a gara per scendere in strada ad affilare i coltelli, le forbici e tutti gli utensili di uso più comune in casa. Un’occasione per ritrovarsi insieme, facendo diventare speciale un momento di vita quotidiana.

Oggi, invece, é “Ape & Filo”, il laboratorio itinerante della “Sartoria Sociale” di Palermo – realtà, quest’ultima, che ha sede in un bene confiscato alla mafia dove sono coinvolti lavorativamente stilisti, sarti e amanti del cucito di diverse etnie che danno vita a un laboratorio capace di mettere a contatto persone di ogni età ed estrazione sociale, con un occhio di riguardo al lavoro di riciclo e di riuso -, a creare opportunità di aggregazione, confronto e condivisione attraverso un progetto che punta a generare processi di prossimità e sussidiarietà promuovendo nel territorio e nella comunità urbana i principi che già animano il progetto: sostenibilità umana e ambientale, lavoro etico e partecipativo, cittadinanza attiva, consumo critico e consapevole, equità e innovazione sociale.

Un’idea tanto semplice quando geniale, sposata da numerosi soggetti. Primo tra tutti Fondazione con il Sud che ha finanziato l’acquisto e l’allestimento della motoape nell’ambito del progetto Sartoria Sociale: ricucire il territorio, promosso dalla cooperativa Al Revés, di cui sono partner anche il Consorzio ARCA, la Fondazione “Progetto Legalità Onlus” e l’Accademia di Belle Arti di Palermo. Fondamentale la Piaggio che ha messo a disposizione il mezzo, al cui acquisto ha contributo anche la Fondazione “Tertio Millennio” di BCC.

«Ci tengo a dire che questa è una delle tante attività della nostra cooperativa sociale – spiega Rosalba Romano, una delle socie fondatrici di Al Revés -. Noi ci proponiamo come impresa di transizione, luogo in cui le persone arrivano segnalate dai diversi servizi territoriali. Il progetto si conclude dopo 3 anni, durante i quali sono passate 350 persone e anche di più tra volontari, operatori della Giustizia, persone che hanno partecipato ai laboratori nelle scuole, nel carcere Pagliarelli, singoli individui che si sono avvicinati a noi anche per caso. Avevamo raccolto tantissimi indumenti e materiali di riciclo tessile, veramente a quintali, fino a quando il Covid ci ha imposto di tirare il freno a mano anche per un problema di magazzino, di sterilizzazione e sanificazione. Adesso stiamo ripartendo, avendo trovato anche nuovi partner e realtà con cui collaborare. “Ape & Filo” ci sta dando tante opportunità di incontro e sinergie professionali che stanno componendo un ampio mosaico. Devo confessarlo, credevamo fosse più semplice: “ci compriamo un lapino e andiamo per strada”. È stato un lavoro lungo e certosino per il suo allestimento, per esempio rispetto al lavoro di architettura del mezzo che prende le mosse da attività fatte insieme nel laboratorio della sartoria e che poi è stato messo a sistema dallo Studio Forward, grazie alla cui competenza siamo arrivati a un prodotto finale secondo noi bellissimo. Grazie anche a UniCredit Fondation abbiamo comprato una stampante digitale per tessuti, che ci sta permettendo di realizzare la linea di gadget che porta il logo di “Ape & Filo”; abbiamo, poi, attivato anche il sito ecommerce, operazione per nulla semplice perché ci sono tante anime nella nostra attività e riuscire a metterle insieme non è per nulla scontato. Con il Consorzio Arca, invece, abbiamo lavorato sull'impostazione video e di marketing».

Un percorso a tappe, le cui conclusioni si fondano su alcuni punti che vale la pena sottolineare.

«In generale, quando si conclude un progetto, tutti chiedono i numeri, il bilancio economico, il fatturato. Aldilà dell'importanza di questi aspetti – prosegue la Romano – teniamo a dire che per noi sono importanti i nomi, le storie di chi ha animato e anima i nostri progetti che prendono vita dalle persone che abbiano incontrato. È stato ed è fondamentale incrociare le loro vite e cercare insieme di ribaltare i momenti neri e le difficoltà incontrate: sia individualmente sia nelle attività che portiamo avanti quotidianamente. Questo perché l’innovazione, che tutti chiedono nelle progettazioni, spesso non sta al passo con i tempi e ciò che in altre realtà è semplice da noi diventa difficile dal punto di vista burocratico. Poi, non basta avere i soldi per realizzare qualcosa. Se non hai le sinergie giuste, non vai da nessuna parte. A volte il problema non è economico, ma di costruzione di percorsi virtuosi con le persone. Non è facile perché siamo tutti adulti con una vita tracciata, proprie convinzioni e proprie rigidità: il lavoro che si fa insieme punta a superare il conflitto generato dalla diversità. Un altro punto riguarda il tempo. Ci vuole tempo per realizzare le cose e tempo per l’incontro con le persone. Forse questo periodo di Covid che ha frenato tutti, ci ha dato anche spazio e tempo per riflettere. Ci ha anche dato anche modo di incontrare tante persone che, nella loro umiltà, hanno voluto fare un pezzo di strada con noi».

Valore fondante su tutto le persone che, attraverso questo genere di percorso, scoprono se stesse.

«Io non posso che dire grazie a questa grande famiglia – dice Roberta Autolitano, 28 anni, assistente sociale della cooperativa – perché, quando sono entrata in contatto con la cooperativa, ero in conflitto con tutto e tutti. Ero in perenne conflitto con il mondo, ma soprattutto credevo di essere sbagliata. Pian piano, grazie al confronto e sostegno di tutti, ho imparato a guardarmi dentro e a scoprire lati che non credevo di possedere. Ho ritrovato la fiducia in me stessa e anche negli altri. Oggi sono una persona veramente e profondamente diversa. Spero anche di realizzare uno dei miei sogni e cioè vivere il mare anche dal punto di vista sociale. Mi piacerebbe fare attività sociale dedicata ai più fragili, riempiendomi gli occhi e l’anima dell’infinito blu del nostro Mediterraneo».

Il blu del mare, l’azzurro del cielo, il verde della natura. Un arcobaleno di colori con il quale “Ape & Filo” si presenta al mondo proprio per essere più attrattiva nei confronti di chi la incontrerà e sceglierà di usufruire di questo particolare laboratorio tessile su strada, in cui trovano spazio abiti e accessori artigianali che rispecchiano i principi del riciclo tessile. I manufatti sartoriali sono, infatti, tutti realizzati con scampoli e stock di tessuto, ma ci sono anche capi second hand e vintage. Un vero e proprio mobile shop, ma pure uno spazio-eventi fluido per le attività che si organizzeranno sui territori e per le iniziative sociali di mobilità. Il mezzo sarà, inoltre, reso fruibile per altre organizzazioni e iniziative attraverso il servizio di renting. A completare il tutto, così come da progetto sviluppato in collaborazione con lo Studio Forward di Palermo, la disposizione personalizzata degli spazi e dei complementi, in cui sono organizzati tutti gli elementi caratteristici di un hub tessile: piani di lavoro, grucce, cassetti portaoggetti, abiti e accessori di design, stand appendiabiti e persino una macchina da cucire.

«Covid permettendo, "Ape & Filo" ci servirà a offrire servizi di prossimità nei territori perché il nostro obiettivo è fare un lavoro di socializzazione attraverso il riciclo tessile e, quindi, promuovere il rispetto dell'ambiente. Avvicineremo le persone in strada, ma anche quelle chiuse in casa. Sarà il mezzo che ci aiuterà a penetrare nei territori più difficili, nelle scuole, negli ospedali. Speriamo anche di fare laboratori e vendita ambulante su strada, intercettando e offrendo opportunità lavorative alle persone svantaggiate. La motoape è solitamente simbolo di "scanazzo" della città; in questo caso, diventa un luogo costruttivo per tutti quei soggetti ai quali ci rivolgiamo, lavorando da sempre con l'area penale e la problematicità: un simbolo, quindi, positivo. Per questo abbiamo scelto tutti questi colori».

Tutte le attività di “Ape & Filo” andranno sostenere i progetti della Sartoria Sociale in favore di persone che stanno attraversando un momento difficile, con l’obiettivo finale di stimolare un cambiamento della città sotto il profilo ambientale, etico, umano, sociale e urbano. I prodotti di "Ape e Filo" sono si possono trovare sull' e-commerce della sartoria sociale.

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