Alluvione 2020, Bitti apre i suoi musei per ricambiare gli aiuti ricevuti
Il tragico evento dello scorso novembre, nel quale perirono tre persone e si contarono oltre 110 milioni di euro di danni, ha spinto il Comune barbaricino ad un simbolico gesto di riconoscenza: dall’1 al 30 giugno ingresso gratuito al Museo della civiltà contadina e pastorale, al Museo multimediale del Canto a tenore, al sito archeologico di Romanzesu e a Bittirex, il parco dei dinosauri. E si pensa al rimboschimento
Bitti ha fretta di voltare pagina, senza tuttavia dimenticare il terribile 28 novembre 2020: sarebbe davvero impossibile. Quel giorno un’alluvione di proporzioni straordinarie devastò il paese del Nuorese, provocando lutti (si contarono tre vittime), ingentissimi danni e una diffusa devastazione ambientale. La memoria servirà d’esperienza: solo se si farà tesoro di tutti gli elementi emersi dopo la sciagura, sarà possibile prevenire un’altra catastrofe di quella portata. Perché, dietro quel tragico evento, ci sono pure responsabilità dell’uomo risalenti al passato più o meno remoto.
In paese nessuno vuole rivedere le immagini di quel funesto 28 novembre. Così l’Amministrazione comunale ha pensato ad un’iniziativa in chiave positiva, che servirà a ricambiare almeno in parte la straordinaria solidarietà ricevuta da tutta la Sardegna e persino da oltre Tirreno. Dall’1 al 30 giugno saranno aperte gratuitamente ai turisti le porte delle bellezze culturali e archeologiche locali, vale a dire il Museo della civiltà contadina e pastorale, il Museo multimediale del Canto a tenore, il sito archeologico di Romanzesu e Bittirex, il parco dei dinosauri all’aperto. Un gesto di riconoscenza che, nella tradizione locale, è identificato con la cosiddetta “sa torratura”: un modo per ripagare un amico, un parente o un vicino di casa per un dono o un aiuto ricevuto.
«Siamo consapevoli del fatto che non riusciremo mai a ripagare le attenzioni e il supporto ricevuto nel momento della disgrazia, ma vogliamo comunque provare a dare un piccolo segnale di riconoscenza verso chi non si è dimenticato di noi proprio quando ne avevamo bisogno», spiega il sindaco di Bitti, Giuseppe Ciccolini. «Oggi abbiamo solo un modo per ringraziare tutti: condividere, con chi vorrà raggiungere Bitti, la nostra storia, l’ospitalità, le tradizioni canore, l’archeologia e gli spazi ludico-istruttivi dedicati ai più piccoli, come il parco di Bittirex. L’augurio è che le fatiche per ricostruire un minimo di normalità, su cui tanto ancora dobbiamo lavorare, continuino ad avere il sostegno morale dei cittadini e fattuale ed economico delle istituzioni regionali e nazionali».
Sei mesi fa tre persone furono travolte da fango e detriti, il centro abitato e le campagne furono devastati dall’acqua e dalla terra che si è riversata a tonnellate dalle pendici delle montagne che circondano Bitti. Il bilancio dei danni conteggiati sino ad oggi ha superato i 110 milioni di euro. In quei giorni, nonostante la pandemia in corso, migliaia di persone giunsero nel centro barbaricino da tutta l’Isola per aiutare, con mezzi o a mani nude, una comunità ferita. Tante altre persone, anche dalla penisola e dall’estero, inviarono donazioni economiche o si misero al lavoro per raccogliere beni di prima necessità da destinare alla popolazione, piuttosto che altri prodotti recapitati nelle settimane o nei mesi a seguire. I bittesi e la loro amministrazione comunale non hanno dimenticato niente di tutto questo.
Il 5 maggio scorso, proprio da Bitti, è partita l’iniziativa “Pianta un albero: è un gesto d’amore”, organizzata dal CSV Sardegna Solidale in collaborazione con l’Agenzia regionale Forestas. Un gesto simbolico, non solo di vicinanza per questa popolazione che ha reagito con determinazione e grande dignità, ma anche per indicare la strada da percorrere in tutti i territori ad alto rischio idrogeologico: la salvaguardia dell’ambiente, che passa pure per il rimboschimento. Per il resto, la comunità bittese si è rimboccata le maniche sin dal giorno dopo l’alluvione e ora stanno fiorendo tante iniziative e riaprendo le attività travolte dal fango. Dopo la morte e la devastazione, è il momento di tornare alla vita.
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