Sostenibilità

Agricoltura sociale. In Sicilia nasce l’Osservatorio regionale

Uno spazio istituzionale per discutere e fare proposte concrete per la crescita di un settore che chiede di essere regolamentato. Si è finalmente insediato l'Osservatorio regionale sull'Agricoltura sociale. A sollecitare la sua nascita la Rete delle Fattorie Sociali Sicilia

di Gilda Sciortino

Parlare di agricoltura sociale è semplice e riempie il cuore, soprattutto quando la narrazione ha come protagoniste le bellissime realtà che operano nel nostro Paese. Esperienze di vita e lavoro immerse nella natura dove il rapporto tra i mondi animale, vegetale e umano trova la sua vera essenza. Quando, però, si prova a capire la portata di quello che non è per nulla un fenomeno o una moda, ma ciò che appartiene a uno stile di vita, si fa fatica a dare omogeneità ai dati.

Si può, per esempio, dire che sono oltre 3.500 le imprese di agricoltura sociale in Italia che coinvolgono circa 40mila addetti. Aziende unite da una visione dell’agricoltura che va ben oltre le pratiche di coltivazione e di produzione.

A livello siciliano ancora di più si naviga a vista, in attesa che si metta ordine in un settore, sicuramente in crescita, risorsa fondamentale per l’economia del nostro Paese. Anche dall’esigenza di strutturare a livello legislativo questo mondo è, quindi, nato l’Osservatorio Regionale sull’Agricoltura Sociale, spazio istituzionale per discutere e fare proposte concrete per la crescita delle realtà che ne fanno parte in Sicilia. A spingere e sollecitare l’istituzione di questo importante organismo istituzionale, dimostrando con la concretezza dei fatti quanto ce ne sia da tempo bisogno, è stata la Rete delle Fattorie Sociali Sicilia.

Nello specifico, che cosa succederà da ora in poi?

«Intanto diciamo che non è un punto di arrivo ma di partenza», afferma Salvatore Cacciola, presidente della Rete Fattorie Sociali Sicilia, realtà che oggi aggrega 120 soci, 86 dei quali sono aziende agricole. «Chiaramente lavoreremo su un calendario di impegni, ma soprattutto cercheremo di migliorare il decreto attuativo, perché il primo passaggio è quello di rendere più semplice e più accessibile il registro regionale per le aziende che fanno agricoltura sociale. L’elemento importante è condividere il tema della strategia, della formazione, della pariteticità del Terzo settore, della coprogettazione».

Numerose le competenze dell’Osservatorio regionale…

«Si tratta di competenze di programmazione», prosegue Cacciola «perchè non è asolutamente un tavolo tecnico. Inizieremo con un’attività che riguarda soprattutto il rapporto con la sanità, gli interventi assistiti con gli animali, poi proseguiremo con quelle riguardanti le fasce svantaggiate, i migranti e i tantissimi ambiti della fragilità di cui si occupa anche l’agricoltura sociale. È sicuramente un’occasione, per l’istituzione, di aprirsi e dialogare con chi si occupa della materia, in un momento in cui c’è un calo di attenzione rispetto a questi temi».

Una rappresentanza dell’Osservatorio regionale sull’Agricoltura sociale

Un lavoro importante, quello condotto in questi anni da realtà come la Rete delle Fattorie Sociali, fortunatamente riconosciuta dall’istituzione regionale

«Finalmente siamo davanti a una realtà concreta e operativa», sottolinea Dario Cartabellotta, il dirigente generale dell’assessorato all’Agricoltura che ha preso a cuore le esigenze di chi opera nel settore, tagliando questo importante traguardo, «facendo in modo che le aziende che fanno agricoltura sociale si possano accreditare secondo le linee guida indicate dalla Regione. Il compito dell’Osservatorio sarà quello di dare loro serenità regolamentando tutto. Per esempio, partendo dai bandi, che prima erano pensati solo per l’agriturismo e le attività didattiche, mentre ora potremo guardare alla funzione terapeutica e riabilitativa della campagna, all’educazione ambientale, ma non solo».

C’è un’area del disagio di cui si occupa l’agricoltura sociale che, grazie all’Osservatorio regionale, potrà essere maggiormente riconosciuta

«Disagio che va trattato con competenza», aggiunge il dirigente regionale. «È chiaro, quindim che investiremo nella formazione. Del resto, un agricoltore che sa produrre il formaggio fa già un’operazione didattica. Nel caso dell’agricoltura sociale, per avere una funzione terapeutica e riabilitativa, in azienda bisogna che ci siano professionalità. Penso, per esempio, anche a quella scienza professionale nella quale si sviliuppano i sensi, le terapie, gli aromi e gli odori della natura. Questo è il percorso che ci siamo dati da seguire, rinforzando le realtà in maniera tale che questi servizi, possibilmente poi in collegamento con tutti gli interventi che propongono l’assessorato alla Famiglia o quello alla Salute, possano portare all’interno dell’azienda agricola nuove opportunità di reddito e di occupazione».

vita a sud

Un lavoro sinergico che parte dall’ascolto delle istanze…

«Assolutamente. Ricordo, infatti, anche l’importanza della cooperazione», conclude Cartabellotta, «altra nostra missione, riguardante i progetti che avvicinano l’universo del sociale all’universo agricoltura. Bisogna, però, andarsi incontro perchè numerosissime sono le suggestioni che provengono da questo mondo e, se non colte, diventano occasioni inutilmente sprecate».

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