Cultura

Visitare un museo per trovare la pace

È stato aperto a Napoli: si chiama Mamt che sta per “Mediterraneo, arte, musica, tradizione”. Ovvero il Museo della Pace. Attraverso cinque piani e dodici percorsi emozionali si possono (ri)scoprire le radici comuni dei popoli del Mare Nostrum

di Francesco Crippa

Cinque piani e dodici percorsi tutti dedicati al tema della pace. Si articola così il Museo della Pace-MAMT, nuovo spazio espositivo aperto a Napoli nella centralissima piazza Municipio, nello vecchio edificio del Grand Hotel de Londres. Il museo, voluto dall’architetto Michele Capasso, presidente della Fondazione Mediterraneo, è dedicato al dialogo tra le varie religioni e le differenti culture, affinché, promuovendo e rafforzando le radici comuni, la pace venga ristabilita e mantenuta.

«L’idea di un Museo della Pace nasce» spiega Capasso, «dalla volontà di promuovere il bello, il vero e il giusto che ci circonda per ricreare e alimentare un clima positivo cambiando sguardo e prospettive».

Il Mamt si sviluppa su cinque piani ed è diviso in dodici percorsi “emozionali”, ognuno dei quali reca testimonianza di ciò che per secoli ha unito (e tutt’ora unisce) i popoli, non solo del Mediterraneo ma di tutto il mondo, dunque arte, scienza, costumi, religioni… Proprio il delicato tema del dialogo fra le religioni è affrontato in modo che ogni credo abbia il suo giusto spazio, offrendo tra l’altro la possibilità al visitatore di collegarsi in diretta, quotidianamente o quasi, con funzioni religiose cristiane piuttosto che musulmane o ebraiche.

Tutti i giorni infatti si può seguire la recita del rosario nel Santuario di Pompei, mentre il venerdì si potrà sentire in diretta la voce del muezzin del Cairo e lo stesso vale per la religione ebraica il sabato. Tutto questo, chiaramente, per favorire l’aggregazione in un periodo di crisi non solo economica, ma anche, e forse soprattutto, di valori.

Un intero piano è dedicato poi a uno dei simboli musicali di Napoli: Pino Daniele. Il progetto, portato avanti dal figlio Alessandro, ha creato un percorso di sei stanze che, attraverso filmati, interviste inedite e strumenti usati dal cantautore napoletano, raccontano la sua vita e la sua carriera.

Un altro percorso importante riguarda Napoli e la Campania: sono presenti infatti due filmati che raccontano la vita di don Peppe Diana, sacerdote ucciso dalla camorra. Nel museo sono anche custoditi i suoi oggetti più cari. In particolare sono esposti il paramento ed il vangelo, macchiati di sangue, che don Peppe aveva con sé al momento dell’agguato mortale. Questi oggetti sono stati donati al Mamt dalla madre del sacerdote, affinché i visitatori possano cogliere l’esempio ed il sacrificio di suo figlio.

Nei prossimi anni, il museo verrà arricchito da nuovi video, realizzati in tutto il mondo, su ambiente, arte e su tutto ciò che lega i diversi popoli della Terra. Il tutto sarà reso possibile dall’innovativo sistema multimediale del Museo della Pace, che già ora conta migliaia di contributi, digitali e non, a partire dai video di con le canzoni di Pino Daniele, che, messe di sottofondo alle immagine delle città più belle del mondo, ricordano al visitatore quanto di bello abbia fatto e possa fare l’uomo mettendosi in pacifica relazione.

Il museo, visitabile gratuitamente dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 19 ed il sabato dalle 10 alle 13, è già stato meta di alcuni Capi di Stato, quali il presidente palestinese Abu Mazen, il turco Erdogan ed il premier portoghese Cavaco Silva e, come racconta Capasso, ci sono in programma altre visite illustri: «Abbiamo invitato papa Francesco e speriamo che la sua visita si possa compiere, magari prima che termini l’Anno Santo della Misericordia. Del resto l’apertura del Museo della Pace ha ancora più valore proprio per questo motivo. Ad agosto invece è certa la visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella».

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.