Cultura
Visita al campo profughi. Un giorno da curdi
Vicino allaeroporto di Bari la Croce Rossa assiste gli 887 rifugiati sbarcati a Catania dalla nave Monika a marzo. I volontari. Che non lasciano niente al caso.
di Mara Mundi
A Bari-Palese, vicino all?aeroporto, c?è il centro d?accoglienza che ospita 887 curdi (di cui 375 con meno di 15 anni) sbarcati a Catania lo scorso 18 marzo dalla nave Monika. Tutti col naso in su, a scrutare nuvole e scie degli aerei. Chissà se li avevano già visti, prima di arrivare qui, sulla pista dell?aeroporto militare della III Regione Aerea. Che, in una sola notte, ha cambiato volto: 500 roulotte, mensa, magazzino, ludoteca, container per Prefettura e Questura, roulotte-nursery.
«In meno di 12 ore abbiamo allestito il campo», spiega Michele Bozzi, presidente del comitato provinciale della Croce Rossa. È la macchina organizzativa dei volontari a funzionare con tempi che non lasciano nulla al caso. Negli uffici della Cri (un container) si lavora seguendo protocolli precisi. «Non possiamo permetterci distrazioni», aggiunge Pino Mele, responsabile del campo. Le bacheche sono piene di fogli con elenchi, promemoria, appunti: c?è chi mangia in bianco, chi senza sale, ci sono i nomi dei ricoverati e quelli di chi deve passare una visita. Non si serve l?insalata, perché i curdi credono che il diavolo, un tempo, ci andò ad abitare. Niente maiale, la pasta non piace. Solo legumi, cipolle, riso e pane. «Rispettiamo i loro gusti», sottolinea una crocerossina.
L?infermeria è sempre presieduta da un dottore, più uno aggiuntivo in alcune fasce orarie. I bambini sono stati controllati da 30 medici, in collaborazione con la Clinica Pediatrica di Bari. Anche l?oculista ha da fare: ci sono persone con problemi agli occhi, e casi di cecità. I primi giorni, la Croce Rossa era presente con 60 volontari. Adesso, gli operatori si distribuiscono in tre turni: il più giovane ha 16 anni, il più anziano 50.
«Non ricordo quanti erano, nel 1991, allo stadio della Vittoria di Bari», dice Pino Mele, che 11 anni fa, 25enne, fronteggiò l?imponente sbarco di albanesi. Erano 11mila. Oggi deve pensare a tutte le necessità degli ospiti. Al magazzino annota ogni movimento: «Dobbiamo evitare sprechi, assicurando il necessario a tutti». Una ditta si occupa della pulizia delle roulotte e dei bagni, quattro volte al giorno. Più in là, qualcuno gioca nei campi di pallavolo. Ci sono anche quelli di calcetto e di basket. Ai bambini pensano gli animatori di varie associazioni.
C?è qualche episodio di insofferenza, tenuto sotto controllo. I più rissosi vengono allontanati. C?è anche un uomo agli arresti domiciliari nella sua roulotte, la numero zero. Probabilmente è uno scafista. Chissà cosa pensa quando un aereo passa fra le nuvole.
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