Cultura
Virus e Antropocene: come trasformare questo tempo in spazio propizio al pensiero
Il geografo Michel Lussault pubblica un libro di "Cronache geo-virali». Un bel tentativo di porre domande, anche in mancanza di risposte certe. Con una certezza: «siamo entrati definitivamente nell'Antropocene e non possiamo tornare indietro»
di Marco Dotti
«Amici confinati, buongiorno». Michel Lussault iniziava così le sue cronache video messe online, sulla piattaforma youtube, tra il 21 marzo e l'11 maggio 2020. Direttore della Scuola Urbana di Lione, geografo, Lussault ha dato un'analisi profonda, molto diversa dalle prime ondate, troppo orientate al filosoficamente scorretto, che hanno sovradeterminato i fenomeno.
La pandemia, suggerisce con garbo Lussault, dovrebbe diventare un evento antropocenico totale. Quelle lezioni, spiega, nascevano da un'esigenza: «reagire a un evento senza pari, trasformare quel confinamento in un momento, malgrado tutto, propizio al pensiero».
Il titolo è chiaro: come si vanno sempre più diffondendo discipline e sottodiscipline definite dal prefisso "geo" (geocritica, geofisica, etc.), così è possibile una riflessione geovirale sulla diffusione della pandemia.
Un tema che Lussault aveva già affrontato in un suo libro precedente,L'homme spatial. La construction sociale de l'espace humain (Editions du Seuil). Ma erano tempi diversi. Era diverso il mondo. Correva l'anno 2007 e l'epidemia di Sars, che quattro anni prima aveva seminato panico era già dimenticata.
Come pensare il mondo dopo il Coronavirus? Come guardarlo con gli occhi del geografo? Come, infine, collocare il COVID-19 e la sua disruption sociale nel contesto della grande riflessione sull'antropocene?
Queste riflessioni, ovviamente esposte al fuoco dell'attualità, ma temperate dallo sguardo alto e concreto di Lussault, sono ora raccolte in un bellissimo libro, Chroniques de géo vitale (pagine 110, euro 15) pubblicato nella collana «A partir de l'Anthropocene», in coedizione tra l'École urbaine de Lyon e le Éditions deux-cent-cinq.
La pandemia ci ha messo davanti a delle scelte, ma ha soprattutto evidenziato una biforcazione. Quale strada prenderemo non è chiaro, ma questo libro ci aiuta a non pedere speranza e rotta. Anche se si chiude – ed è un suo merito – con una domanda.
Se questa pandemia conferma che siamo definitivamente entrati nell'Antropocene, senza possibilità di tornare indietro, allora. scrive Michel Lussault, la stessa pandemia non dovrebbe forse «spingerci a riconoscere pienamente la molteplicità di storie dell'avventura planetaria della specie umana, la varietà di invidiabili economie relazionali con esseri viventi e non viventi non umani, e quindi anche a restituire la possibilità di concepire diversi scenari possibili per il futuro?».
Ma come immaginare questi scenari? Come antagonisti incincilialibi o come tasselli riconciliabili di un mosaico? Possiamo decidere, ma qui la scelta è politica, che diverse idee di convivenza possano contemporaneamente abitare la terra? Queste immaginazioni istituenti potrebbero infine «comporre un Mondo "riconciliato" con gli esseri non umani e allo stesso tempo con interi settori della sua storia, un Mondo di pluralità e di cooperazione?».
Sono queste domande che «fanno spazio» al pensiero. Delineano nuovi, possibili tragitti. Renderli praticabili spetta, ancora una volta, a noi.
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