Mondo

Violenze in India/Cai: “Non coinvolti enti italiani”

Situazione normale in Kerala e Gujarat. Ma l'attenzione è alta

di Benedetta Verrini

Non risultano coinvolti enti autorizzati o coppie adottive italiane nella zona dell’India in cui ieri si sono consumate gravissime violenze ai danni di comunità e orfanotrofi cristiani (2 le vittime finora accertate, distrutto dal fuoco l’orfanotrofio gestito da missionari cristiani a Khuntapali, nell’est del paese, 400 chilometri a ovest di Bhubaneshwar, capitale dello stato di Orissa).
L’informazione arriva direttamente dalla Cai, che ha escluso il coinvolgimento di realtà italiane nella zona, mentre gli enti più storicamente impegnati nel paese, interpellati da Vita, confermano la loro operatività in altre regioni, come Kerala e Gujarat, lontane dall’Orissa, dove si sono scatenate le violenze.
L’attenzione è però alta perché l’India non è nuova a gravi scontri tra comunità di diversa religione: dal Ciai ricordano che nel 2000 in Gujarat si è consumata una strage tra indù e musulmani. Dalle notizie che giungono dal paese, sembra che l’onda lunga delle violenze contro i cristiani si stia ora spostando dall’Orissa all’Andhra Pradesh, dove comunque non sono operativi enti italiani perché nella regione non sono aperte le adozioni internazionali.
Resta una profonda commozione per le vittime della strage nell’Est del paese e anche un certo allarme. Come riferisce oggi la stampa, in Orissa la polizia sta tentando di arginare i disordini ma le incursioni contro gli edifici cattolici sembrano inarrestabili: sono stati assaliti centri sociali, luoghi di culto cattolici e case parrocchiali. Bruciati i pullmini delle suore del Preziosissimo sangue. I radicali indù si oppongono contro l’impegno sociale dei cristiani verso i tribali e verso i fuori casta e accusano vescovi e sacerdoti di fare opera di proselitismo.

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