Welfare
Violenze al “Don Uva”, più controlli sugli accreditamenti delle strutture
Cittadinanzattiva Puglia, dopo gli arresti degli operatori sanitari accusati di violenze e maltrattamenti nei confronti dei pazienti, chiede alla Regione commissioni miste di controllo all’interno delle rsa, rssa e strutture simili
«La notizia degli arresti al “Don Uva” ci sconvolge perché tratteggia un profilo assolutamente disumano da parte di taluni operatori. Ed è ancora più agghiacciante perché tutti gli abusi sono stati perpetrati ai danni di persone in condizioni di estrema fragilità fisica e psichica. Da parte di Cittadinanzattiva vi è la massima condanna di questi reati di estrema gravità, ma soprattutto vi è la massima vicinanza, nel caso anche legale, ai parenti delle vittime degli abusi consumati all'interno della struttura foggiana. Non escludiamo di costituirci parte civile nel processo che vede coinvolti i responsabili della barbarie che i media stanno raccontando in queste ore». Matteo Valentino, Segretario regionale di Cittadinanzattiva Puglia, non fa troppi giri di parole. Quello che è accaduto nella struttura socio sanitaria “Don Uva” di Foggia non può più succedere. Quindici persone, tra operatori sanitari, infermieri e ausiliari sono stati arrestati e altrettanti sono stati raggiunti da misure cautelari (obbligo di dimora e divieto di avvicinamento alle vittime) con le accuse di maltrattamenti, sequestro di persona, ingiurie, violenza sessuale, nei confronti di 25 pazienti psichiatrici – 19 donne e 6 uomini – ricoverati nel complesso gestito da cinque anni da Universo Salute.
Anche perché l’operazione “New Life”, coordinata dalla Procura di Foggia e condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo e del Nas, è avvenuta a distanza di pochi mesi dall’altra indagine che a Manfredonia, sempre in provincia di Foggia, portò all’arresto di tre operatori sociosanitari della Rsa “Stella Maris” accusati, a vario titolo, di maltrattamenti e violenza sessuale ai danni di pazienti ultra ottantenni affetti da gravi malattie ospiti della struttura sanitaria. Situazioni di grave allarme sociale che si ripetono e spingono Cittadinanzattiva Puglia a chiedere maggiori verifiche: «Urge una riflessione più ampia sugli accreditamenti» evidenzia Valentino. «Non è la prima volta, infatti, che le cronache ci consegnano vicende così tristi ed è necessario che, soprattutto quando ci si trovi di fronte a strutture convenzionate, e quindi destinatarie di fondi pubblici appartenenti alla collettività, la Regione preveda apposite commissioni miste di controllo che periodicamente vigilino all’interno delle residenze sanitarie assistenziali, residenze Sociosanitarie Assistenziali per anziani e soggetti simili. È un preciso dovere della pubblica amministrazione controllare come i fondi siano spesi» ribadisce il segretario regionale di Cittadinanzattiva.
Intanto, mentre le indagini proseguono scoperchiando un agghiacciante e metodico sistema di violenza da parte degli indagati nei confronti delle fragili vittime, dalla Regione Puglia non è arrivata alcuna nota ufficiale sulla vicenda, anche in relazione a quanto sollevato da Cittadinanzattiva, in quanto la struttura opera in regime di accreditamento istituzionale con il Servizio Sanitario della Regione Puglia. Sul caso è però intervenuto Luca Vigilante, amministratore delegato di Universo Salute: «Abbiamo provveduto alla sospensione di tutte le persone coinvolte e procederemo ai licenziamenti laddove ce ne saranno gli estremi. Siamo in attesa dei dettagli del lavoro svolto dalla magistratura in collaborazione con la nostra amministrazione che, sin dal primo giorno, ha lavorato per la tutela dei pazienti, soprattutto di quelli più fragili sul piano mentale, chiedendo a tutte le organizzazioni sindacali e a tutti i lavoratori l'autorizzazione all'installazione di telecamere anche nelle camere. Questo alla luce della delicatezza del tipo di lavoro. L'autorizzazione ci venne concessa solo in alcune zone, per giunta note a tutti i lavoratori». Inoltre, Vigilante ha dichiarato che la Universo Salute si costituirà parte civile nel processo.
«La prima questione che solleviamo» interviene Angelo Riccardi Presidente di Anffas Puglia e Basilicata «è relativa alla richiesta, alle autorità competenti, di procedere ad una verifica anche rispetto all’adeguatezza della struttura in questione al progetto di vita delle persone interessate e da chi sia stato ritenuto appropriato un ricovero in tale struttura psichiatrica, specie se in presenza di persone con disabilità intellettive e del neuro sviluppo, nonché se i tutori, curatori o amministratori di sostegno, di tali persone, si siano curate di ciò. Questo è l’ennesimo episodio che ciclicamente ripresenta le criticità già denunciate in passato, ma, con tutta evidenza tutt’altro che risolte». Infine, Riccardi rileva un’altra criticità «data spesso dalla inadeguatezza del personale nonché dalla mancanza di idonei sistemi volti a rilevare e verificare che gli operatori siano in condizioni di equilibrio psico-fisico idonee, anche in relazione alla particolare condizione delle persone di cui si devono prendere cura e carico. Occorre rimuovere ogni impedimento volto a limitare la possibilità, da parte di familiari, amministratori di sostegno o tutori di accedere a questo tipo di strutture, che devono diventare autentiche “case di vetro”, ed avere così una maggiore possibilità di poter verificare che le persone non siano oggetto di trattamenti segreganti o degradanti o sottoposti a violenze, abusi, torture, maltrattamento o molestie di varia natura».
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.