Famiglia

Violenza sulle donne: 69 casi da inizio anno

Aumentano le donne vittime di fatti di cronaca per l'associazione si fa troppo poco per prevenire

di Redazione

Sono 69 i casi di atti violenti finiti in tragedia da gennaio a oggi senza considerare stupri o violenze domestiche. «Ogni giorno notizie di gravità inaudita riempiono, nell’indifferenza più totale, le pagine di giornali e tv. È di oggi la notizia dell’ennesimo omicidio (in questo caso seguito anche dal suicidio dell’assassino) ai danni di una donna rea solo di aver interrotto una relazione». È l’allarme lanciato da Telefono Rosa a proposito dell’aumento dei fatti di cronaca che hanno come vittime le donne nel nostro Paese.
Secondo la relazione dell’associazione sino a oggi sono stati 41 gli omicidi e 29 i tentati omicidi. «In Italia si sta facendo pochissimo per prevenire le violenze, per rieducare chi commette questi terribili reati per sostenere le vittime e assicurare loro una giustizia rapida e giusta», commenta in una nota la presidente di Telefono rosa, Gabriella Carnieri Moscatelli.

È il Lazio la regione nella quale si sono verificate più violenze finite tragicamente in 13 casi: 6 donne sono state uccise mentre 7 sono stati i tentati omicidi. Il primo caso è avvenuto l’8 marzo quando il cadavere di una donna senza testa né gambe e privo di alcuni organi interni è stato trovato lungo l’Ardeatina, nella periferia a sud di Roma. L’ultimo il 23 agosto scorso quando a Sabaudia una ragazzina di 11 anni, dopo aver lasciato il suo fidanzatino di 12, è stata sfregiata da quest’ultimo con un vetro.
Seguono Lombardia e Campania, rispettivamente con 6 e 4 omicidi e 1 e 3 tentati omicidi.

«Non possiamo stare in silenzio, perchè quello che sta accadendo in Italia è gravissimo e non può passare come una delle tante notizie – sottolinea Gabriella Carnieri Moscatelli – basta infatti guardare la sequenza impressionante di omicidi, azioni di stalking, di violenza domestica denunciati per rendersi conto che stiamo sottovalutando un problema che riguarda non solo le donne ma anche bambini, famiglie e società civile».


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