Welfare
Vinta la droga, cè la galera
Ricordate Cinzia Merlonghi, la giovane salvata dalla prigione dal presidente Scalfaro con una grazia parziale? Il suo caso sollevò il velo sul dramma di migliaia di ex tossiciodipendenti condannati
Quasi un anno fa, nel mese di marzo del 1997, il presidente Scalfaro concedeva la grazia a Cinzia Merlonghi, la giovane ex tossicodipendente diventata operatrice della comunità Villa Maraini, evitandole di scontare un residuo di pena in carcere. Una battaglia, quella per sottrarre alla galera Cinzia, che ?Vita? aveva condotto in prima linea. E per Cinzia si era mobilitata anche la ministra Livia Turco: durante la conferenza sulle tossicodipendenze di Napoli era stata lei a lanciare un appello per la ragazza e per tutti gli altri giovani che come lei erano riusciti a uscire dalla droga, ma avrebbero visto il loro percorso vanificato dalla carcerazione. Era un anno fa, e sembrava che il problema dei residui di pena per gli ex tossicodipendenti fosse sul punto di essere risolto. Sull?onda del caso di Cinzia, infatti, da più parti si era invocata una riforma della legge sulle tossicodipendenze (la 309/90), che consentisse a persone ormai recuperate alla vita di non tornare in carcere, compromettendo così il loro cammino di recupero. Eppure, dodici mesi dopo siamo al punto di partenza. Nonostante si calcoli che in Italia almeno 15 mila ex tossicodipendenti rischino la carcerazione per residui di pena (anche se non tutti ovviamente si trovano in comunità terapeutica), nulla è stato fatto per modificare la legge almeno a beneficio di chi ha iniziato un cammino di riabilitazione.
Un problema nazionale
Ne è testimonianza l?appello di Gennaro Parisio che pubblichiamo in questa pagina. Gennaro, 38 anni, un passato di tossico e un presente di ospite della Comunità Maccacaro di Benevento, il 3 marzo dovrà andare in galera per scontare una vecchia condanna a sei anni. Nel frattempo, però, Gennaro è diventato un?altra persona. Non solo non si droga più, ma da tre anni è impegnato a tempo pieno nella comunità come operatore, dove si occupa dell?allestimento di una officina che produce pannelli solari. Un?officina che forse non vedrà mai la luce, perché oltre a Gennaro anche gli altri tre ragazzi della comunità che la stavano costruendo, Giampiero Martino e i fratelli Gennaro e Salvatore Puzio, dovranno tornare in carcere per gli stessi motivi. «La nostra comunità rischia di bloccarsi» dice il dottor Ugo Esposito, responsabile di Maccacaro. «Ma il problema è nazionale. Anche noi potremmo cercare di risolverlo chiedendo la grazia individuale al presidente della Repubblica, come era successo con Cinzia Merlonghi, ma non abbiamo intenzione di farlo. Preferiamo continuare la lotta perché si modifichi una legge ingiusta verso chi è riuscito a tirarsi fuori da criminalità e droga». Il dottor Esposito non chiede una depenalizzazione senza criterio, estesa a chiunque. Con i suoi ragazzi ha elaborato una modifica dell?articolo 90 della legge 309 che prevede una proroga dell?affidamento al servizio sociale (e quindi una sospensione della pena detentiva) soltanto per chi è in grado di dimostrare di aver compiuto un percorso terapeutico in una comunità. Ma finora i vari tentativi di far arrivare la sua proposta in Parlamento o al governo sono falliti. «Possibile che su questo tema tutti facciano orecchie da mercante?» conclude Esposito. «Non vogliamo fare sconti a nessuno, ma concedere un?ulteriore possibilità a chi se la merita». Una proposta ragionevole, no?
Gli ostacoli in Parlamento
«Una proposta ragionevole» conferma l?onorevole Giuliano Pisapia, presidente della Commissione Giustizia della Camera. «Non solo: secondo me modificare questo punto della legge sarebbe utile a tutti, alle persone reinserite, alle loro famiglie e alla collettività, perché evitare il carcere oltretutto fa risparmiare». Però? «Però è inutile nascondersi che su questi temi in Parlamento non c?è grande sensibilità. Ho l?impressione che in questi giorni si faccia a gara per difendere la libertà dei potenti, ma nessuno si curi della libertà dei poveracci.». Chi si trova costretto a rientrare in carcere per residui di pena deve arrendersi, allora? «Deve arrendersi alla volontà del Parlamento. Le proposte in questo senso ci sono state, io sarò sempre pronto ad appoggiarle, ma purtroppo la maggioranza parlamentare le ha sempre respinte». Le proposte, appunto. Attualmente sono almeno due i disegni di legge di riforma della 309 che potrebbero essere discussi dal Parlamento, anche se in tempi non brevissimi. La prima: nei mesi scorsi l?onorevole Alberto Simeone, di Alleanza Nazionale, aveva presentato una proposta di legge sulla depenalizzazione dei reati minori per i tossicodipendenti in cui era ricompresa anche una modifica dell?articolo 90 che potrebbe evitare il carcere a Gennaro e ai suoi amici. Ma il testo Simeone, una volta approdato all?esame del Senato, ha ricevuto tante e tali modifiche da dover tornare alla Commissione Giustizia per i necessari aggiustamenti. Allungando i tempi di approvazione. «Anche alcuni presidenti di tribunali di sorveglianza si sono lamentati con me per i ritardi di questa legge» osserva l?onorevole Simeone. «Comunque, nel mese di marzo dovrebbe lasciare la Commissione per arrivare di nuovo in aula, e quindi essere approvata prima dell?estate. Sempre che tutto fili liscio. Purtroppo i tempi sono questi. Mi spiace ammetterlo, ma quando si tratta di proposte di legge in materia di tossicodipendenza Parlamento e governo vanno con i piedi di piombo. Ci sono preclusioni, chiusure. È un cammino molto difficile».
In attesa della riforma
Lo stesso cammino difficile che ha intrapreso anche un?altra proposta di legge, la seconda in materia, i cui contorni non sono però ancora ben definiti. Si tratta di un testo di legge di iniziativa governativa, messo a punto da una Commissione tecnica creata appositamente presso il ministero di Grazia e Giustizia, e arrivato in questi giorni sul tavolo del ministro Flick. Dove però è rimasto, in attesa di essere valutato. Altro non è dato sapere, nemmeno ufficiosamente. Anche il sottosegretario alla Giustizia, onorevole Franco Corleone, interpellato da ?Vita? sui contenuti del documento, ha preferito trincerarsi dietro un laconico ?no comment?. Ai 15 mila ex tossicodipendenti che rischiano il carcere per residui di pena, dunque, non resta che attendere una rapida approvazione di una riforma. Un modo per sollecitarla, però, c?è: inondare di fax la commissione Giustizia della Camera e la ministra Livia Turco (i numeri nel box). Per far vincere a tutti la stessa battaglia di Cinzia.
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