Welfare

Vino Ogm, stop europeo

A Bruxelles la vite transgenica bocciata dalla politica: le ricerche sulla sua non nocività sono insufficienti

di Giampaolo Cerri

Sul vino transgenico vittoria della linea italiana. La direttiva europea che avrebbe aperto la strada a “materiali di moltiplicazione vegetativa della vite” torna all’esame degli esperti. La materia è troppo delicata e non esistono ancora ricerche sufficienti sugli effetti che l’ingresso degli Ogm (gli organismi geneticamente modificati) potrebbe avere sia sul prodotto finale, cioè sul vino, sia sull’ambiente. E’ quanto ha sostenuto ieri a Bruxelles il ministro dell’Agricoltura, Alfonso Pecoraro Scanio, e i suoi colleghi europei gli hanno dato ragione. “Una vittoria del buon senso”, l’ha definita Pecoraro Scanio che ha sottoposto a tutti i ministri agricoli e ai Commissari della Ue per l’Agricoltura, Franz Fischler, e per la Sanità e la difesa dei consumatori, David Byrne, una relazione scientifica a sostegno della tesi della prudenza. Si tratta dello studio di tre importanti ricercatori – il francese Séralini, il greco Boyazoglu e l’italiano Sequi – che chiede “una approfondita valutazione dell’impatto delle modificazioni genetiche nella vite”. I tre scienziati suggeriscono “una moratoria di almeno sei anni” e sottolineano anche “il rischio di far perdere fiducia ai consumatori”. Un pericolo questo sul quale ha molto insistito il ministro Pecoraro Scanio: “Partire proprio oggi, in piena crisi di mucca pazza, con la vite transgenica sarebbe stato un vero autogol dell’Europa”. Sulla posizione italiana all’interno del Consiglio si sono schierati altri cinque Paesi: Germania, Francia, Austria, Portogallo e Danimarca. “Non una minoranza di blocco – ha detto Pecoraro Scanio – ma una maggioranza di consapevolezza”. Il risultato è, comunque, una vittoria importante per l’Italia che, con la Francia, è il primo produttore di vini di qualità.


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